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SALUTE. AULA SI DIVIDE SU MOZIONI: NO A CONFICONI, SÌ A CABIBBO

02.10.2023
18:04
(ACON) Trieste, 2 ott - Nessuna tregua, nessun avvicinamento: tra Maggioranza e Opposizioni le idee in tema di Salute restano lontanissime. Lo hanno confermato la discussione e il successivo voto sulle due mozioni - l'una a prima firma del dem Nicola Conficoni, l'altra promossa dal capogruppo di Forza Italia, Andrea Cabibbo - che prendevano spunto dalla recente sentenza della Corte costituzionale, la 124 del 2023, un pronunciamento che rafforza l'autonomia sanitaria del Friuli Venezia Giulia. Conficoni - e con lui tutto il gruppo del Pd ma anche i consiglieri Furio Honsell (Open) e Serena Pellegrino (Avs) che hanno voluto aggiungere la firma al suo testo - è convinto che la risposta "alle difficoltà di reclutamento di nuovi medici e infermieri e alle 1530 dimissioni volontarie dal sistema pubblico negli ultimi tre anni" debba essere "l'assunzione di nuovo personale pubblico, togliendo il tetto alla spesa sanitaria e adottando politiche del personale espansive".

Cabibbo - supportato dagli altri capigruppo di Maggioranza oltre che dai suoi colleghi di partito - chiede invece alla Giunta "interventi per garantire la finalità costituzionale delle cure universali a tutti, ma rispettosi dei vincoli di coordinamento della finanza pubblica", mettendo in guardia "dall'allegria contabile in tema di spesa sanitaria, che rischia di pesare quando dovranno essere rinegoziati i patti con lo Stato" e invitando dunque a "non leggere la sentenza della Corte in modo propagandistico".

Su questi concetti si è giocato l'ampio dibattito in aula. Favorevole al testo di Conficoni, Pellegrino è convinta che "la mozione del Centrodestra rappresenti una foglia di fico per coprire il progetto di allargare il peso delle strutture private accreditate a scapito delle strutture pubbliche". Sulla stessa linea Manuela Celotti (Pd): "La scelta preliminare è se si voglia investire di più nella sanità. Con una questione etica di fondo: qualcuno può permettersi la sanità privata e qualcun altro no". "Quasi centomila persone - le ha dato manforte Honsell - rinunciano alle cure: è scritto sul Defr di recente approvato. E l'esternalizzazione dei servizi non è certo un modo per spendere di meno".

"La disponibilità di risorse - ha aggiunto Massimo Moretuzzo, capogruppo del Patto-Civica - non sarà l'unica soluzione, ma di certo è una precondizione. E dobbiamo capire quale sia stato l'impatto dei 10 milioni messi in Assestamento per ridurre le liste di attesa tramite il privato convenzionato". Francesco Russo (Pd) è convinto che "il tema vero" sia "chiedersi perché oggi la sanità privata è in grado di fare un lavoro che non riesce alla sanità pubblica, meno attrattiva ed efficiente". Mentre il capogruppo dem, Diego Moretti, ha insistito sulla necessità di superare il vincolo del tetto di spesa: "Oggi ad esempio Asugi non può assumere se non per autorizzazione della Direzione centrale salute".

Radicalmente diverso l'approccio del Centrodestra. "Fare una valutazione soltanto economica ci porta fuori strada - ha detto Carlo Bolzonello (Fp), che è anche presidente della III Commissione - perché si innescherebbe una battaglia interna tra le diverse professionalità". Mentre il forzista Roberto Novelli ha ribadito l'importanza della prudenza di bilancio: "È doveroso dare risposte a chi lavora nel pubblico, ma senza scassare in termini economici il sistema, andando a incidere sulle risorse future".

Considerazioni riprese dall'assessore alla Salute, Riccardo Riccardi, in un lungo intervento che ha preceduto il voto finale sulle mozioni, con il muro contro muro dei due poli contrapposti e la conseguente bocciatura del testo di Conficoni, alla quale è seguita l'approvazione del documento proposto da Cabibbo.

"Non vorrei che si pensasse - ha scandito Riccardi - che qui qualcuno vuole pagare di più il personale e qualcun altro lo vuole pagare di meno: la sentenza della Corte è arrivata proprio perché la Giunta di Centrodestra aveva deciso di aumentare la retribuzioni, lo Stato aveva impugnato quella norma e noi ci siamo opposti. Politicamente noi abbiamo conquistato quella sentenza". Nondimeno, l'assessore considera "sbagliato pensare all'elemento retributivo come chiave per risolvere il problema", e mette in guardia dal rischio "di scassare il bilancio, rendendo la Regione una grande azienda sanitaria".

Servono invece, sempre secondo Riccardi, "scelte forti, con un cambiamento del modello organizzativo, che così non può reggere: troppa offerta disordinata non giova". Quanto al privato accreditato, "è uno strumento del sistema, e noi lo stiamo utilizzando ben al di sotto della media nazionale". ACON/FA-fc



Andrea Cabibbo (FI)
Nicola Conficoni (Pd)
Furio Honsell (Open Fvg)
Serena Pellegrino (Avs)
Massimo Moretuzzo (Patto-Civica)
Manuela Celotti e Diego Moretti (Pd)
Carlo Bolzonello (Fp)
Roberto Novelli (FdI)
L'assessore Fvg alla Salute, Riccardo Riccardi