SALUTE. III COMM: RIFORMA CONSULTORI, OPPOSIZIONE ABBANDONA SEDUTA
(ACON) Trieste, 6 dic - La riorganizzazione dei consultori
familiari triestini decisa da Asugi è stata spiegata oggi dai
tecnici dell'Azienda sanitaria ai soli consiglieri di
Maggioranza. Tutti gli esponenti di Opposizione hanno infatti
deciso di abbandonare la seduta della III Commissione consiliare
come segno di protesta contro la mancata convocazione, da parte
del presidente Carlo Bolzonello (Fp), di tre associazioni che
erano state indicate da chi aveva richiesto l'audizione.
È stata innanzitutto Giulia Massolino (Patto-Civica) a contestare
la decisione di invitare soltanto il direttore generale di Asugi,
Antonio Poggiana, i suoi uffici e l'assessore regionale alla
Salute, Riccardo Riccardi. Riepilogando le mail scambiate con la
presidenza, Massolino ha spiegato di aver chiesto invano un
rinvio della seduta di Commissione a gennaio, in modo da
ascoltare nello stesso momento tutte le parti.
"La nostra richiesta è stata snaturata - le ha dato manforte
Roberto Cosolini (Pd) - in quanto andava sentita non solo
l'Azienda sanitaria ma anche i rappresentanti dei cittadini
preoccupati, che hanno promosso una protesta diffusa sul
territorio". Simona Liguori (Patto-Civica), che è vicepresidente
della Terza, ha ricordato che "dopo l'Ufficio di presidenza del
21 novembre scorso gli uffici della Commissione chiesero
indirizzi e numeri di telefono delle associazioni Non una di
meno, Comitato difesa consultori e Coordinamento difesa sanità
pubblica. Successivamente - è la sua conclusione - è stata presa
la decisione politica di audire solo l'assessore Riccardi".
Sulla stessa linea la collega di gruppo Manuela Celotti ("Le
audizioni servono per ascoltare chi porta un contributo alla
discussione, rappresentando le diverse posizioni") e gli altri
due consiglieri dem Francesco Martines e Nicola Conficoni. Serena
Pellegrino (Avs) ha lamentato "troppe situazioni analoghe", ha
chiesto invano di "tenere aperta quest'audizione convocando
subito gli altri soggetti" ed è entrata per un attimo nel merito
facendo notare che "la legge prevede un certo numero di
consultori ogni tot abitanti".
Chiamato in causa, Bolzonello ha replicato spiegando che "esiste
un Ufficio di presidenza chiamato a vagliare le richieste dei
consiglieri: non è che chiunque alza la mano può venire qui, si
rischierebbe di andare avanti con venti commissioni al mese. Io
propongo di ascoltare chi ha affrontato questo problema dal punto
di vista tecnico-esecutivo - ha aggiunto il presidente della III
Commissione - e poi eventualmente di andare a sentire altri
soggetti, che abbiano però qualcosa in più da dire rispetto a
quanto rappresentano i singoli consiglieri". Una spiegazione che
non ha modificato la decisione dei consiglieri di Opposizione,
usciti compattamente dalla Sala gialla al momento di ascoltare
Poggiana.
Il dg Poggiana ha affidato alla sua dirigenza il compito di
spiegare la riforma: al posto delle 4 strutture complesse che
storicamente operavano nell'area giuliana suddividendosi il
territorio - è stato detto - vengono attivate 2 strutture, non
più legate alla zona ma alla funzione, con un orario più esteso
(almeno 10 ore di copertura contro le 7 attuali), una più ampia
concentrazione di personale e maggiore copertura delle differenti
professionalità (ginecologia, ostetricia, psicologia). Se dunque
oggi i consultori chiudono alle 16, con la riorganizzazione si
potrà tenere aperto fino alle 18, "orari molto richiesti da
giovani, donne e uomini impegnati al lavoro". Ci sarà dunque,
assicurano i tecnici, un aumento dell'accessibilità ai servizi,
anche perché le compresenze favoriranno l'invio di operatori a
domicilio, senza contare che le persone potranno scegliere
liberamente la sede nella quale recarsi.
"La riduzione di due hub - ha aggiunto Poggiana al termine della
relazione tecnica, rispondendo alle considerazioni espresse da
Michele Lobianco (FI) e dallo stesso presidente Bolzonello -
comporta in realtà un ampliamento del servizio, grazie alla
compresenza di un'equipe multidisciplinare, come richiede la
legge. Tenere un ambulatorio aperto per 3 ore al giorno con una
sola ostetrica non significa avere un vero consultorio. E a chi
si lamenta per gli spostamenti, ricordo che la provincia di
Trieste è piccola e assai ben servita dai mezzi pubblici".
Le conclusioni sono state affidate all'assessore. "Il nostro
compito - ha ricordato Riccardi - è definire obiettivi di salute
che devono tendere a migliorare, ma gli aspetti gestionali
vengono affidati alle aziende sanitarie e talvolta dimentichiamo
che i professionisti fanno il loro lavoro sulla base di elementi
oggettivi. In questo caso - ha concluso il titolare della delega
alla Salute - mi sembra che sia oggettivo il miglioramento della
qualità del servizio".
ACON/FA