VIOLENZA DONNE. III COMM: OK REGOLAMENTO PER ACCREDITAMENTO STRUTTURE
(ACON) Trieste, 6 dic - La III Commissione consiliare,
presieduta da Carlo Bolzonello (Fp), ha espresso parere
favorevole in merito alla delibera di Giunta relativa al
regolamento di attuazione dell'articolo 23 della legge regionale
12/2021 in materia di interventi per la tutela delle donne
vittime di violenza, nonché per le procedure di autorizzazione,
accreditamento e vigilanza delle strutture antiviolenza.
Nell'introdurre i temi oggetto del regolamento, l'assessore
regionale alla Salute, Riccardo Riccardi, ha spiegato che questo
prevede nuove modalità di finanziamento delle strutture "allo
scopo di garantire il funzionamento di una filiera organica di
servizi dedicati al supporto delle donne vittime di violenza" ed
è il risultato "di un percorso ampio e condiviso con gli
stakeholders, a partire dai servizi sociali dei Comuni e con la
partecipazione delle associazioni".
Miriam Totis, della direzione Salute, ha quindi dato alcune
specifiche chiarendo, tra l'altro, che il regolamento, costruito
tenuto conto della recente normativa approvata d'intesa tra Stato
e Regioni, prevede strutture definite socioassistenziali secondo
la legge 6/2006, per cui si precisa che l'autorizzazione e
l'accreditamento devono essere definiti dal Comune dove ha sede
la struttura. Toccate anche le questioni della riservatezza, del
pagamento dei servizi ("Nelle case rifugio e semi-autonomia,
quando garantiamo l'organizzazione garantiamo anche il
personale") e della reperibilità delle operatrici.
Molte le richieste di chiarimenti da parte dei consiglieri delle
Opposizioni. Furio Honsell (Open) ha parlato della destinazione
delle risorse decise in Stabilità sulla materia ("Non è chiara la
percentuale destinata agli enti locali e quella ai soggetti
attuatori"), Simona Liguori (Patto-Civica Fvg) ha riportato le
segnalazioni delle associazioni in merito "alla gestione del
personale non interno" in tema di supporto educativo dei minori,
mentre Rosaria Capozzi (M5S) ha chiesto le ragioni di attivazione
della procedura tramite Suap e evidenziato "la presenta di
requisiti stringenti".
Di gestione e organizzazione della formazione si sono preoccupati
Nicola Conficoni (Pd), Serena Pellegrino (Avs) e Manuela Celotti
(Pd), che ha ribadito la necessità di strutturare una rete che
coinvolga anche "i soggetti che intervengono nella fase di
emersione della violenza", come medici di pronto soccorso,
assistenti sociali e forze dell'ordine, ma anche amministratori
locali.
Infine Laura Fasiolo (Pd) ha interrogato la direzione regionale
sull'interazione tra consultori e centri antiviolenza ("È la
presa in carico che garantisce l'integrazione tra servizi
sociali, sanitari e centri", è stata la replica), mentre il
consigliere dem Massimiliano Pozzo ha chiesto specifiche sulla
reperibilità delle operatrici ("Non è h24, c'è una segreteria che
mette in contatto con il numero 1522", gli è stato detto).
La dirigente Totis ha dunque definito la questione che ha
suscitato più riflessioni: "Esiste una formazione che viene fatta
dalle Aziende sanitarie, dai servizi sanitari e dai centri
antiviolenza. La Regione poi organizza annualmente dei corsi.
Rispetto agli enti di formazione, questa è una scelta strategica
per ottenere fondi sociali europei, ma l'organizzazione
dell'attività è costruita da noi. Negli ultimi anni, sono stati
attivati corsi aperti a tutti gli operatori e alle forze
dell'ordine per arrivare ad un approccio e un linguaggio
condiviso".
Sul piano attuativo triennale, di interesse di Celotti, si è
detto che "deve essere nominato l'organismo che procederà con il
piano", mentre in materia di costi dei Comuni, Totis ha riferito
che "la Regione darà, tra fondi nazionali e fondi regionali, 3
milioni ai centri antiviolenza e al sistema complessivo" e in
merito alla retta "il costo deve essere garantito attraverso il
fondo sociale". Infine su minori, entrano in gioco "i servizi
sociali dei Comuni che hanno la loro tutela: il lavoro che si
deve fare è di integrazione. Ognuno deve fare la propria parte e
il personale che li segue ha la formazione per farlo".
Ultimo punto il riparto dei finanziamenti: 80% garantito per i
centri antiviolenza, il 13% per la formazione e il 7% per gli
orfani di femminicidio.
L'assessore Riccardi ha chiuso condividendo l'osservazione di
Celotti: "Sarebbe importante garantire che, nella costruzione del
programma delle attività degli enti accreditati, si prevedano le
esperienze che concorrono alla gestione del fenomeno elencate
dalla consigliera".
ACON/MT