PIANO MONFALCONE. AUDITI IN II COMM: MENO SUBAPPALTO A TUTELA OPERAI
(ACON) Trieste, 18 dic - Ridurre quanto più possibile il
ricorso al subappalto da parte di Fincantieri per tutelare i
diritti dei lavoratori e, al tempo stesso, mettere in campo tutte
le strategie possibili al fine di arginare gravi problemi sociali
legati a paghe globali, sfruttamento del personale più debole e
caporalato.
Passando, ovviamente, anche attraverso un potenziamento della
formazione professionale in materia di sicurezza per limitare
quanto più possibile gli infortuni, migliorare l'apprendimento
linguistico e l'emancipazione degli stranieri (garantendone la
consapevolezza in termini di diritti), continuando anche il
monitoraggio riguardo il dramma amianto e le possibili evoluzioni
connesse all'uso di materiali particolari nell'ambito della
cantieristica.
Questi gli obiettivi principali del Piano Monfalcone, oggetto
principale (e, secondo alcuni degli intervenuti, inizialmente
piuttosto misterioso nei suoi contenuti) dei lavori della II
Commissione consiliare, presieduta da Markus Maurmair (FdI), nel
corso di un'audizione richiesta da Enrico Bullian (Patto per
l'Autonomia-Civica Fvg) e dedicata ad un approfondimento e alle
possibili ricadute di tipo socio-economico legate a questo
progetto che, nel prossimo mese di gennaio, prevede il terzo
appuntamento attraverso l'apposito tavolo ministeriale.
A tale proposito, su invito di alcuni consiglieri è stata
auspicata (oltre a quella del Comune di Monfalcone e della
Fincantieri) anche la presenza della Regione Friuli Venezia
Giulia. Istanza che Maurmair si è impegnato a trasmettere alla
Giunta.
I report da parte dei principali portatori di interesse si sono
sviluppati a partire dalle cifre fornite dalla struttura
complessa Prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro
dell'Azienda sanitaria Asugi che, attraverso Luigi Finotto, ha
elencato uno studio che nel 2018 indicava 1.541 dipendenti medi
giornalieri di Fincantieri, 5.200 delle ditte esterne (87 le
etnie), 500 fornitori e 150 unità di personale di società
armatrici. "I nostri studi zonali - ha aggiunto - indicano che
negli ultimi cinque anni su 496 infortuni quasi il 70% riguardava
lavoratori del cantiere: il 20% coinvolge lavoratori senza
formazione. La stragrande maggioranza dei casi riguarda di ditte
esterne e, quindi, l'obbligo di formazione spetta a queste
realtà".
Stefano Rigotti, direttore provinciale Inps, ha confermato "la
strategicità della sede di Monfalcone che richiede grande impegno
economico. Il problema è, tuttavia, legato alla difficoltà di
reperire risorse umane con le 9 unità di inizio 2023 condizionate
da un decesso e quattro trasferimenti. Difficile il ricambio a
causa anche delle rinunce, nonostante il Comune abbia messo a
disposizione anche degli alloggi".
Il comandante della compagnia di Monfalcone della Guardia di
Finanza, capitano Luca Michele Traversa, ha ricordato in modalità
telematica le criticità di sua competenza "che monitoriamo
costantemente, continuando a riscontare forme di illeciti
nell'ambito della manodopera. Sono in corso svariate indagini di
polizia giudiziaria, ma la soluzione spetta a una condivisone più
ampia di compiti e responsabilità".
Sul fronte sindacale, Antonio Rodà, segretario dell'Unione
italiana lavoratori metalmeccanici, ha parlato di "gigante
industriale che si lega a fenomeni di paga globale da ridurre
allo zero. I tavoli hanno senso se producono risultati,
altrimenti la rappresentazione fotografica rischia di essere fine
a sé stessa. La vera sfida sindacale è altresì far crescere i
diritti e l'emancipazione di tutti quei lavoratori".
Alessandro Perrone, dell'Unione sindacale di base, ha evidenziato
"un'organizzazione del personale mal gestita che tocca il tema
dell'appalto, sia italiani che stranieri. Lo vediamo dalla
lettura dei cedolini paga. È anche necessaria un'indagine medica
sulle fibre artificiali vetrose, utilizzate al posto di quelle di
amianto. La qualità del lavoro non può essere secondaria alla
quantità".
Thomas Casotto, della Cgil, ha sottolineato la positività di
tavoli, accordi sindacali e protocolli d'intesa "ma poi, per
quanto Fincantieri e le sigle si impegnino, la legalità non
sempre è garantita. Gli autori non sono spaventati, perché non si
sentano perseguibili. Quindi, l'appalto va gestito diversamente,
evitando la guerra al ribasso tra chi vuole solo lavorare".
Cristiano Pizzo, della Cisl, ha manifestato l'esigenza di capire
"cosa sia realmente il Piano Monfalcone. Ho bisogno di elementi
concreti da valutare e mi piacerebbe condividere difficoltà,
obiettivi e progetti, lavorando insieme".
Giorgio Gomiero, capo operation della divisione area mercantili
di Fincantieri, ha quindi espresso la posizione dell'azienda
"riguardo un modello di produzione molto complesso e diverso da
quello di altri operatori. L'assegnazione appalti viene fatta
sulla base di precise indicazioni tecniche e progettuali: noi
preferiamo quelle consolidate e inserite nel nostro albo
fornitori. Esiste anche un codice fornitori che definisce le
linee guida comportamentali tra responsabilità sociale e
sostenibilità ambientale, nonché un osservatorio fornitori.
Riguardo i fenomeni di caporalato e paga globale, ovviamente, la
tolleranza è a zero tra controlli preventivi, sistema di multe e
segnalazioni alle autorità". "Per spogliatoi e attrezzature
logistiche - si è congedato - sono stati spesi oltre 20 milioni
di euro in tre anni con 3.600 stipetti e il rifacimento delle
mense aziendali".
Da parte di Anna Maria Cisint, un intervento "da monfalconese,
cittadina, sindaco e figlia di un operaio morto di amianto".
"Difficile riuscire a capire cosa voglia dire Fincantieri per
Monfalcone - ha anticipato - se non si contestualizza il sito.
Quando ci lavoravano mio papà e mio nonno esistevano orari rigidi
e i Cosulich avevano anticipato il concetto di responsabilità
sociale d'impresa, pensando prima di tutto ai lavoratori con
case, scuole, campo sportivo e strade. Intorno a questo luogo
dove si lavorava e si viveva, nascevano le relazioni sociali e le
opportunità per i figli. Intorno al 2005, tuttavia, è cambiato
tutto quando è stato scelto di delocalizzare al contrario con
un'inversione del sistema produttivo, importando manodopera e
decidendo che non fosse più necessario l'operaio diretto (oggi ce
ne sono 1.700, ma solo 750 lavorano sulle navi). Ecco perché è
necessario un cambiamento".
"Anche se quest'anno si è ripreso ad assumere, fino a quello
precedente - ha proseguito Cisint - la scelta era quella di non
procedere più alla sostituzione della manodopera, utilizzando
appalti e subappalti. Il nostro obiettivo logico è quello della
riduzione del subappalto, dopo scelte che hanno provocato un
dumping giuridico e salariale. Se non si risolve il problema del
sistema produttivo non può arrivare un miglioramento reale.
L'amianto, inoltre, non è il passato ma il presente, perché si
muore ancora e lo fanno soprattutto le donne; anch'io sono
un'esposta e saprò il mio destino solo tra 30 anni".
"È stato scelto di interloquire con Fincantieri attraverso un
tavolo governativo che si è riunito due volte. Oltre a Pil ed
export - ha concluso la sindaco - va dato maggior valore al
lavoro in una città che soffre tantissimo e dove il 95% del
welfare (mense, scuolabus e contributi) è rivolto agli
extracomunitari, mentre emergono numerosi problemi sociali
correlati".
Il primo cittadino di Staranzano, Riccardo Marchesan, ha chiuso
la sequenza degli ospiti rimarcando il fatto che "il tema
riguarda tutto il territorio monfalconese. Il cantiere ha dato
molto, ma anche tolto molto. Il nodo rimane sempre quello
economico, con un reddito di gran parte dei lavoratori spesso non
adeguato alle necessità dell'attuale società tra assilli
economici e incapacità di emancipazione per le famiglie".
ACON/DB-rcm