POSTE. MORETTI (PD) E MORETUZZO (PAT-CIV): NO ALLA PRIVATIZZAZIONE
(ACON) Trieste, 18 mar - "L'ulteriore privatizzazione di Poste
italiane rischia di aggravare una situazione già difficile che
sta facendo mancare uffici postali in aree periferiche della
nostra regione e che spesso rappresentano l'unico presidio per
assicurare servizi di pubblica utilità ai cittadini e alle fasce
più deboli della popolazione".
Lo affermano in una nota i capigruppo Diego Moretti del Pd e
Massimo Moretuzzo del Patto per l'Autonomia-Civica Fvg, primi
firmatari di una mozione sottoscritta da tutti i gruppi di
Opposizione, attraverso la quale si chiede alla Giunta regionale
di attivarsi nei confronti del Governo affinché venga sospesa la
procedura di ulteriore privatizzazione di Poste italiane spa.
"La condizione in Fvg - ricordano Moretti e Moretuzzo - vede un
calo occupazionale, dal 2010 al 2021, di 1025 unità, che ha fatto
passare il numero di dipendenti da 3155 a 2130, mentre le ore di
lavoro straordinario complessive, dal 2020 al 2022, sono
aumentate in maniera considerevole, passando da poco più di
48mila del 2020 a più di 64mila nel 2022. A fronte di questa
situazione, che porta a un calo sensibile del servizio nei
piccoli comuni, le organizzazione sindacali (Slp-Cisl, Slc-Cgil,
Uil poste e Failp-Cisal), hanno svolto un incontro con il
presidente regionale dell'Anci, nel quale si è discusso proprio
delle possibili ricadute in termini di presidio del territorio e
di servizi che l'ipotesi di privatizzazione di Poste italiane
potrebbe generare in una regione come il Fvg, caratterizzata da
aree rurali e piccoli comuni dove la presenza di Poste italiane
risulta essenziale per la vita delle comunità locali".
"Su questa situazione - concludono i consiglieri - è necessaria
l'azione della Giunta regionale alla quale, attraverso la
mozione, chiediamo di rivolgere al Governo, nell'ambito della
Conferenza unificata Stato-Regioni, tenuto conto anche del ruolo
del presidente Fedriga, una richiesta di immediata sospensione
dell'iter per la cessione delle quote di Poste italiane detenute
dal Mef, per valutare meglio la situazione che comprometterebbe i
servizi minimi forniti dagli uffici postali anche nelle aree
marginali del Paese".
ACON/COM/sm