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FINE VITA. LIGUORI (PAT-CIV): SOSTENERE AUTODETERMINAZIONE DEL MALATO

09.04.2024
17:27
(ACON) Trieste, 9 apr - "Mai come in questo caso dobbiamo cercare di metterci nei panni dei malati terminali e delle loro famiglie: proibire l'autodeterminazione della persona gravemente ammalata nel fine vita vuol dire negare un diritto".

Così commenta in una nota la consigliera Simona Liguori del Patto per l'Autonomia-Civica Fvg, a margine dei lavori della III Commissione per l'esame della proposta di legge regionale 7 sulle procedure e i tempi per l'assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito.

"Le principali necessità che una persona avverte qualora abbia un ragionevole sospetto di essere afflitta da una patologia - spiega Liguori -, sono tre: in primis, chiede che si giunga il prima possibile ad una diagnosi (e sappiamo quanto la situazione attuale delle liste di attesa complichi questo primo passaggio); successivamente, una volta stabilita la diagnosi, chiede che si possa iniziare il prima possibile una cura medica o chirurgica (e anche in questo caso le liste d'attesa incidono non poco sull'esito finale); infine, chiede di comprendere quale sarà l'esito delle cure e, nel caso appunto di una malattia a prognosi infausta dalla quale non si guarisce, chiede come proseguire con l'accesso alle cure palliative a domicilio o negli hospice".

"Le cure palliative possono fare molto sulla qualità della vita del malato, ma non tutto: ecco perché il diritto della persona ad autodeterminarsi, anche tramite accesso a procedure di suicidio medicalmente assistito, è stato sancito dalla sentenza della Corte Costituzionale nel 2019. La stessa sentenza - conclude Liguori - ha assolto da istigazione al suicidio e ha dato indicazioni che dovrebbero essere trasformate in legge per stabilire tempi e procedure certe e verificate dal sistema sanitario senza lungaggini terrificanti". ACON/COM/sm



Simona Liguori (Patto per l'Autonomia-Civica Fvg)