FINE VITA. LIGUORI (PAT-CIV): SOSTENERE AUTODETERMINAZIONE DEL MALATO
(ACON) Trieste, 9 apr - "Mai come in questo caso dobbiamo
cercare di metterci nei panni dei malati terminali e delle loro
famiglie: proibire l'autodeterminazione della persona gravemente
ammalata nel fine vita vuol dire negare un diritto".
Così commenta in una nota la consigliera Simona Liguori del Patto
per l'Autonomia-Civica Fvg, a margine dei lavori della III
Commissione per l'esame della proposta di legge regionale 7 sulle
procedure e i tempi per l'assistenza sanitaria regionale al
suicidio medicalmente assistito.
"Le principali necessità che una persona avverte qualora abbia un
ragionevole sospetto di essere afflitta da una patologia - spiega
Liguori -, sono tre: in primis, chiede che si giunga il prima
possibile ad una diagnosi (e sappiamo quanto la situazione
attuale delle liste di attesa complichi questo primo passaggio);
successivamente, una volta stabilita la diagnosi, chiede che si
possa iniziare il prima possibile una cura medica o chirurgica (e
anche in questo caso le liste d'attesa incidono non poco
sull'esito finale); infine, chiede di comprendere quale sarà
l'esito delle cure e, nel caso appunto di una malattia a prognosi
infausta dalla quale non si guarisce, chiede come proseguire con
l'accesso alle cure palliative a domicilio o negli hospice".
"Le cure palliative possono fare molto sulla qualità della vita
del malato, ma non tutto: ecco perché il diritto della persona ad
autodeterminarsi, anche tramite accesso a procedure di suicidio
medicalmente assistito, è stato sancito dalla sentenza della
Corte Costituzionale nel 2019. La stessa sentenza - conclude
Liguori - ha assolto da istigazione al suicidio e ha dato
indicazioni che dovrebbero essere trasformate in legge per
stabilire tempi e procedure certe e verificate dal sistema
sanitario senza lungaggini terrificanti".
ACON/COM/sm