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FINE VITA. CABIBBO (FI): NON È COMPETENZA REGIONALE, STOP A FORZATURE

09.04.2024
17:52
(ACON) Trieste, 9 apr - "Rispetto alla proposta di legge discussa oggi in Commissione, finalizzata a dettare norme sui tempi e sulle modalità di erogazione del suicidio medicalmente assistito, c'è un dato preliminare ed ineliminabile: l'incompetenza della Regione a legiferare in materia, come peraltro già affermato chiaramente dall'Avvocatura generale dello Stato. I proponenti continuano a combattere una battaglia inutile, solo ideologica e scelgono sistematicamente di ignorare questo aspetto semplicemente dirimente". Lo dice, in una nota, il consigliere regionale e capogruppo di Forza Italia, Andrea Cabibbo, a margine della discussione in III Commissione sulla proposta di legge regionale di iniziativa popolare in tema di suicidio medicalmente assistito.

"La sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale - fa presente Cabibbo - non riconosce alcun diritto al suicidio, ma solamente depenalizza (in presenza di alcuni precisi requisiti e quindi in ipotesi eccezionali) la condotta di chi aiuta medicalmente a suicidarsi, ribadendo la centralità del diritto alla vita e l'irrinunciabilità della sua tutela penale, anche dinnanzi alla richiesta di morte del suo titolare". "Legiferare su questi temi, dunque - prosegue il consigliere -, significa intervenire sulla titolarità e sull'esercizio di diritti fondamentali, soggetti in realtà a competenza legislativa esclusiva dello Stato, trattandosi di norme che incidono su aspetti essenziali dell'integrità della persona e dell'autodeterminazione terapeutica, che devono essere trattati in modo omogeneo in tutto il Paese".

"Questa proposta di legge - sottolinea il forzista - va oltre i principi dettati dalla Corte Costituzionale perché parte dal presupposto (errato) che esista un vero e proprio diritto soggettivo a cui, quindi, dovrebbe corrispondere un obbligo per il Servizio sanitario di dare seguito alla volontà del paziente, senza peraltro nessuna disciplina sull'obiezione di coscienza che, in tali casi, deve essere garantita ai medici, come impone la Costituzione agli articoli 19, 21 e 33".

"Allo stesso tempo, non c'è alcun riferimento a cosa debba intendersi per trattamento di sostegno vitale, né la Regione potrebbe legiferare su tale punto per non rischiare di frazionare la disciplina creando inammissibili disparità su base territoriale. Nessun richiamo esplicito - continua il consigliere della Maggioranza - nemmeno alle cure palliative, considerate un imprescindibile pre-requisito dalla Corte Costituzionale. Questa mancanza disattende gravemente il dovere costituzionale di solidarietà, elemento aggregante di una comunità umana".

"Alla luce di queste considerazioni - incalza il capogruppo di Forza Italia -, noi chiediamo alle istituzioni di porsi sempre dalla parte della vita, anche difficile, anche complicata e contro la morte facile e l'annullamento della dignità umana. Scegliendo con convinzione la cura, non l'abbandono. Con l'obiettivo di eliminare la sofferenza, ma non accelerare il processo crepuscolare del sofferente cui, invece, la sanità pubblica ha il dovere di garantire ogni supporto, anche psicologico".

"La scelta tra cura e abbandono è un bivio a cui le istituzioni non possono sfuggire e che si presenta ogni volta che si approva una legge o che si costituisce un servizio pubblico. Se il Servizio sanitario affermasse che di fronte a un'invalidità o una malattia incurabile è un bene procurarsi la morte, direbbe ad alta voce che la vita fragile non ha senso, che va abbandonata, che va scartata. Ognuno giudichi - conclude Cabibbo - se ritenga più umano e ragionevole ricevere per sé e per i propri cari, anche dalle istituzioni pubbliche cura o abbandono". ACON/COM/mv



Andrea Cabibbo (Forza Italia)