AUTONOMIA. V COMM: BOCCIATE LE PROPOSTE DI REFERENDUM ABROGATIVO
(ACON) Trieste, 17 set - Sono state bocciate a maggioranza, nel
corso della seduta odierna della V Commissione consiliare
presieduta da Diego Bernardis (Fp), le proposte di indire un
referendum popolare per l'abrogazione totale o parziale della
legge 86 del 26 giugno 2024, la norma nazionale che dispone
l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto
ordinario.
Le proposte sul banco erano due, entrambe a prima firma del
capogruppo del Pd Diego Moretti, supportato da tutti i colleghi
del suo gruppo consiliare, da quelli del gruppo Misto (Serena
Pellegrino di Avs, Rosaria Capozzi del M5S e Furio Honsell di
Open Sinistra Fvg) e dal Patto per l'Autonomia-Civica Fvg (il
capogruppo Massimo Moretuzzo ed Enrico Bullian). La sola
differenza tra le due proposte riguardava l'abrogazione totale o
parziale della norma nazionale.
Entrambe le proposte sono state elaborate sulla base di quanto
già votato nel mese di luglio dai Consigli regionali di Campania,
Emilia Romagna, Toscana e Sardegna, che hanno posto l'attenzione
sui possibili rischi derivanti dall'applicazione della legge 86
rispetto ai principi di uguaglianza, solidarietà e coesione
nazionale.
"La richiesta - ha spiegato Moretti in apertura della discussione
- nasce dai pronunciamenti che ci sono stati nei Consigli
regionali delle quattro Regioni. Le preoccupazioni inerenti
l'applicazione normativa riguardano anche la possibile perdita di
autorevolezza della specialità del Friuli Venezia Giulia in
quanto, nelle more della definizione dei livelli essenziali di
prestazione (Lep), importanti materie potranno essere devolute a
Regioni ad autonomia differenziata, mentre quelle a statuto
speciale dovranno eventualmente attendere un percorso di modifica
statutaria".
"Le legge Calderoli - come si legge nella relazione presentata
dal capogruppo del Pd - consentirebbe alle Regioni ordinarie di
avere funzioni e risorse maggiori di quelle riconosciute alle
speciali. La norma Calderoli travisa, inoltre, lo spirito
dell'articolo 116 che di fatto consente in maniera indiscriminata
un trasferimento di tutte le competenze in blocco alle Regioni,
snaturando quindi la ratio che apriva un ventaglio di competenze
a geometria variabile".
Ampio è stato il dibattito sulle due proposte, che ha visto
emergere pareri contrastanti.
Secondo Furio Honsell (Open Sinistra Fvg), firmatario soltanto
della proposta per il referendum per l'abrogazione totale della
legge 86, "la norma in questione è rischiosa in quanto viola il
principio di solidarietà sociale e va contro i valori di
uguaglianza delle comunità". Inoltre per il consigliere di
Opposizione "è impensabile che si dichiari di poter concedere
l'autonomia alle Regioni in una vasta gamma di materie, senza
però esplicitare come verranno garantiti i livelli essenziali di
prestazioni".
Per Francesco Russo(Pd) "l'attuale meccanismo alla base della
norma consentirebbe alle Regioni a statuto ordinario di superare
i livelli di autonomia di quelle speciali". Russo ha inoltre
espresso contrarietà alla legge "nel metodo, in quanto le norme
non si fanno a colpi di maggioranza". "Credo nelle forme di
autogoverno dei territori - ha aggiunto l'esponente del Pd -, ma
con questa legge si sta costruendo un sistema che acuisce le
differenze e creerebbe solo più confusione".
Anche per Massimo Moretuzzo, capogruppo del Patto per
l'Autonomia-Civica Fvg, con la legge 86 "c'è il rischio di
ordinarizzazione della specialità del Fvg". Moretuzzo ha
sottolineato inoltre che "la norma così come oggi si presenta è
inapplicabile e ciò è dovuto alla mancanza di definizione dei
Lep". Secondo Enrico Bullian (Patto-Civica) "la legge 86 va
contro l'idea comunitaria, entro la quale invece bisognerebbe
risolvere problemi che sono di attualità per tutti". Serena
Pellegrino (Avs) è convinta che la preoccupazione maggiore "non
riguardi la perdita della specialità del Fvg, quanto piuttosto la
perdita di unitarietà del nostro Paese".
Completamente diversa la posizione della Maggioranza, per la
quale la legge 86 è invece un'opportunità da cogliere per
migliorare ancora di più la specialità del Friuli Venezia Giulia.
Antonio Calligaris, capogruppo leghista, ha espresso la propria
contrarietà alle due proposte referendarie ricordando le parole
del giurista Sabino Cassese che "sulla norma 86 ha detto che
l'autonomia differenziata non potrà causare ulteriori differenze
regionali, che allo stato attuale già esistono per ragioni
storiche". In merito alla preoccupazione espressa dalle
Opposizioni sulla perdita di specialità del Fvg, l'esponente
della Lega ha ricordato la clausola di maggior favore per le
Regioni a statuto speciale, "per cui sino all'adeguamento dei
rispettivi statuti si possono applicare le disposizioni che
prevedono forme di autonomia più ampie rispetto a quelle già
attribuite".
Medesima posizione quella di Mauro Di Bert, capogruppo di Fedriga
presidente, che pur riconoscendo le complessità della norma ha
evidenziato che "si tratta di una grande opportunità per il
Friuli Venezia Giulia, la strada giusta da perseguire".
In chiusura l'assessore alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti,
sulla scia dei colleghi consiglieri della Maggioranza ha ribadito
che "la legge 86 è un'opportunità per avere nuove competenze e,
inoltre, un elemento di garanzia per la specialità del Fvg è il
fatto che la Regione lavora a un tavolo condiviso con le altre
Regioni a statuto speciale".
ACON/SM-fa