SLOVENO/3. QUARTA CONFERENZA: "LEGGE DI TUTELA, ECCO COSA NON VA"
(ACON) Trieste, 9 mag - Un servizio di coordinamento delle
lingue minoritarie ben organizzato, un decisivo rafforzamento
dell'uso dello sloveno all'interno dell'Amministrazione regionale
e un quadro di tutela giuridica adeguato. Tuttavia non mancano
criticità che vanno dal personale qualificato ai fondi dedicati.
È quanto emerso dalla relazione di Zaira Vidau, ricercatrice
dell'Istituto sloveno di ricerche (Slori), illustrata durante la
Quarta conferenza regionale sulla tutela della minoranza
linguistica slovena, tenutasi oggi nell'aula consiliare del
palazzo della Regione a Trieste.
La relazione della Vidau si è focalizzata sulla valutazione
dell'applicazione della legge regionale 26/2007 che disciplina la
tutela della minoranza linguistica slovena, ed è il frutto di
sette interviste realizzate a diversi soggetti coinvolti
nell'attuazione della norma in questione.
Tra le criticità emerse quelle relative al personale di lingua
slovena che - è stato spiegato - "è assunto spesso con contratti
di somministrazione, non consentendo così una certa continuità
nei servizi linguistici; un ricorso allo sloveno carente in
alcune amministrazioni locali e da parte dei concessionari di
servizi di pubblico interesse, un mancato uso dei segni
diacritici all'interno dei documenti e la scarsa
standardizzazione dei toponimi sloveni".
Dalle interviste è, inoltre, emersa "la mancanza di strumenti
adeguati, a livello regionale, che consentano di verificare se i
finanziamenti destinati alla minoranza slovena vengano
effettivamente utilizzati per l'ampliamento dell'uso della
lingua, la necessità di estendere l'attività della Commissione
consultiva che, oltre ad occuparsi del riparto dei fondi
destinati alla comunità slovena, potrebbe fornire anche pareri
nell'ambito dell'amministrazione, nonché quella di garantire una
maggiore rappresentanza della minoranza slovena negli organi
regionali". Tra le raccomandazioni anche quella di aumentare la
dotazione di risorse statali per iniziative di carattere
linguistico indirizzate ai più giovani, e di assegnare una
frequenza digitale a Radio Trst A".
"Valutando gli esiti delle conferenze regionali - ha detto ancora
Vidau -, gli intervistati hanno convenuto che le relazioni erano
utili, ma le conclusioni e le linee guida si sono rivelate spesso
fini a se stesse senza un dibattito politico più ampio. Si
auspica, dunque, che questa quarta conferenza rappresenti una
svolta. È necessario avere un quadro completo e rendersi conto
che gli investimenti economici, organizzativi e politici per la
diffusione della lingua slovena sono un valore aggiunto per
l'intera realtà regionale".
Quanto emerso dalla relazione della ricercatrice dello Slori è
stato condiviso anche da Marko Jarc, presidente del Comitato
istituzionale paritetico per i problemi della minoranza slovena e
moderatore del dibattito, che ha rimarcato "le difficoltà legate
ai finanziamenti destinati alla tutela della minoranza
linguistica slovena, che non sono più sufficienti".
"Particolarmente problematico - ha spiegato Jarc - è
l'applicazione dell'articolo 8 della legge regionale in merito
all'uso dello sloveno nei rapporti con la pubblica
amministrazione: finchè i fondi sono disponibili allora le
amministrazioni devono e possono assicurarne l'uso, ma quando non
ci sono più fondi questa possibilità decade. È tempo di sistemare
questo aspetto normativo dal momento che la rete della lingua
slovena si espande sempre di più".
Da parte sua, Jarc ha ribadito la "situazione insoddisfacente a
livello comunale per quanto riguarda traduttori e interpreti,
assunti spesso a tempo determinato". Una criticità condivisa da
più parti, durante il dibattito, in primis da Valentina Repini,
consigliera del Comune di Trieste che ha evidenziato come "l'uso
dello sloveno non sia previsto neppure nello statuto comunale o
nel regolamento di amministrazione" e come "la sala consiliare
triestina non abbia attrezzature adeguate per i servizi di
interpretariato. A questo si aggiunge anche l'assenza di scritte
bilingui in molti servizi pubblici, come ad esempio nel tram di
Opicina".
Dai sindaci Marjan Drufovka di San Floriano del Collio e Peter
Fergolia di Doberdò del Lago è arrivato l'appello alla Regione ad
"assicurare risorse necessarie per garantire l'uso dello sloveno
con risorse qualificate".
Più critico è stato l'intervento di Livio Semolich, dirigente
presso l'Unione culturale economica Slovena SkgZ, che ha
sottolineato come "le problematiche esposte durante la conferenza
siano già conosciute perché di lunga data" e come "la Regione Fvg
abbia indirizzato risorse che inizialmente erano destinate
all'insegnamento della ligua slovena nelle scuole, per progetti
per l'insegnamento di quella friulana".
In chiusura, l'intervento dell'assessore regionale alle Autonomie
locali, Pierpaolo Roberti, che ha assicurato "massima apertura da
parte dell'Amministrazione regionale per discutere e ridefinire
le norme in materia". "Se qualcosa non è stato portato avanti -
ha aggiunto Roberti - ciò è dovuto a difficoltà oggettive legate
al piano generale di politica linguistica".
3 - segue
ACON/SM-fa