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OMNIBUS. GRUPPO PD: CASE COMUNITÀ, ATTENZIONE SU PERSONALE E SERVIZI

12.05.2025
16:52
(ACON) Trieste, 12 mag - Il tema delle Case della comunità e del relativo adeguamento della normativa regionale al decreto ministeriale 77 del 2022 (regolamento per la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale), con un richiamo sul personale e sui servizi, è stato uno dei punti sui quali si sono maggiormente concentrati gli interventi dei consiglieri regionali Laura Fasiolo, Francesco Martines e Manuela Celotti (Pd), intervenuti oggi nella seduta della Terza commissione Salute, riunita per l'esame delle parti di competenza del disegno di legge 47 "Disposizioni multisettoriali", cosiddetto Omnibus. Lo si legge in una nota del gruppo consiliare.

Nella discussione in Aula la consigliera Fasiolo, attraverso due emendamenti, ha proposto dei correttivi alle previsioni sulle Case di comunità: "Nel ddl 47 non c'è alcun riferimento all'assistenza specialistica ambulatoriale, omessa nell'elenco delle attività previste dal Distretto. Nelle future Case della comunità saranno fondamentali l'assistenza sanitaria di base, quella integrativa, quella protesica, quella sociosanitaria domiciliare territoriale. Ma l'assistenza specialistica ambulatoriale è un elemento portante, eppure il riferimento viene omesso".

Inoltre Fasiolo ha sottolineato la "necessità di rispondere alle patologie croniche: preoccupa la scarsa sottolineatura del termine "cronicità", che si fonda sui tre pilastri del Pnrr: Case della comunità, domiciliarità e telemedicina, cure intermedie".

Infine la consigliera dem ha sottolineato che "l'Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) ha individuato la dotazione minima per le Case di comunità: medici di medicina generale, da 7 a 11 infermieri di famiglia di comunità, da 5 a 8 unità di personale socio sanitario e amministrativo, un congruo numero di ore di specialisti ambulatoriali interni e dipendenti".

"Con gli adeguamenti al dm 77/2022, le Case della comunità diventeranno il fulcro per la presa in carico delle situazioni di cronicità e di fragilità, quindi ci si augura che non rimangano un contenitore vuoto" ha detto in Aula Martines sottolineando che "saranno fondamentali per tutto il percorso di potenziamento dell'assistenza territoriale" e "daranno veramente un beneficio ai cittadini solo se si troverà il personale e i professionisti che condivideranno un modo nuovo di intendere questo lavoro, indipendentemente dagli aspetti contrattuali, di dipendenza dal Ssr o di libera professione".

Secondo Martines, "un ruolo fondamentale lo svolgeranno gli attuali medici di base, i quali dovranno cambiare le loro abitudini professionali". Durante la discussione il consigliere ha quindi proposto di "capire se ci sono possibilità di fissare, nell'ambito del contratto integrativo aziendale, modalità che non portino a un impossibile obbligo, ma a una contrattazione specifica accompagnata da conseguenti riconoscimenti finanziari e misure organizzative, al fine di avere la certezza che le Case della comunità non rimangano strutture sulla carta".

Un passaggio che secondo Martines "sicuramente non sarà sufficiente, ma è fondamentale avere la certezza (conseguente ad accordi sindacali), di un cambio culturale nell'approccio a nuove forme per svolgere la professione di medico di medicina generale".

La consigliera Celotti ha invece rimarcato che l'adeguamento normativo al dm 77 "arriva a un anno dalla scadenza degli obiettivi del Pnrr rispetto alle Case della comunità e agli ospedali di comunità, e quindi in ritardo. A fronte dell'apertura di 32 case della comunità entro giugno 2026 che è ovviamente cosa impossibile. Si cominci dunque ad "abitare" le Case della comunità almeno con una parte dei servizi previsti. Si parta garantendo la presenza dei medici di base del territorio, a valere sul debito orario previsto dal contratto nazionale (ogni medico "deve" una quota oraria settimanale ai servizi del distretto, ma in Fvg questa previsione non è ancora attiva). Per fare questo bisogna chiudere il contratto integrativo regionale, che attendiamo da anni o almeno procedere con contratti integrativi aziendali. Si parta inoltre dalle zone carenti, cioè da quelle aree dove mancano i medici, come ad esempio Codroipo o Aquileia, dove invece di attivare ambulatori temporanei con personale esternalizzato si potrebbe procedere con l'attivazione di ambulatori composti dai mmg e dai medici di continuità assistenziale, così da iniziare a creare dei nuclei di lavoro che poi potrebbero convogliare nelle case della comunità. Certo, bisogna stringere nel confronto con i sindacati dei medici. E si attivino i percorsi di confronto con i sindaci nei diversi distretti, per condividere le strategie di potenziamento dei servizi territoriali in ogni area".

Celotti ha poi continuato il suo intervento sugli ospedali di comunità sui quali ha lamentato "poca chiarezza sui tempi, ma abbiamo capito che ci vorranno ancora dei mesi. Dato che sentiamo parlare della necessità di potenziare la sanità territoriale e i servizi di cure intermedie ormai da anni, rileviamo che finora la riorganizzazione dei servizi non è stata quindi abbastanza prioritaria, ma intanto, pur non avendo un piano regionale e nemmeno aziendale, le aziende fanno scelte puntuali, come la chiusura dei 13 posti della Rsa di Tarcento, che ha determinato l'esodo dei pazienti tarcentini verso le Rsa di altri territori. Sarà quindi centrale capire come verranno definiti i fabbisogni, sia a livello aziendale che distrettuale". ACON/COM/fa



  • L'intervento di Manuela Celotti (Pd) dai banchi delle Opposizioni in cui si riconoscono anche i colleghi di gruppo Francesco Martines (seconda fila, a sinistra)  e Laura Fasiolo (prima fila, a destra)
    L'intervento di Manuela Celotti (Pd) dai banchi delle Opposizioni in cui si riconoscono anche i colleghi di gruppo Francesco Martines (seconda fila, a sinistra) e Laura Fasiolo (prima fila, a destra)