ANTIMAFIA. INCONTRO CON ASSOLIBERA: MAFIE VENGONO IN FVG A INVESTIRE
(ACON) Trieste, 24 feb - "Friulani, attenzione. È vero che qui
le mafie non sparano, ma vengono a investire". Lo ha detto oggi
Francesco Cautero, referente provinciale di Udine
dell'associazione Libera, nel corso di un incontro formativo
organizzato dall'Osservatorio regionale antimafia presieduto da
Michele Penta, a beneficio delle studentesse impegnate in uno
stage nell'organismo di garanzia del Consiglio regionale.
"La criminalità organizzata - ha proseguito Cautero - cerca di
insinuarsi in un tessuto economico che ora è aggredibile a causa
della crisi, utilizzando la grande liquidità economica di cui
dispone". Se è vero dunque che il Friuli Venezia Giulia ha un
tessuto sociale molto diverso da quello delle regioni del Sud
dove sono nate alcune delle organizzazioni mafiose, "e dove si sa
chi è il boss e si sa che andando contro quel potere si rischiano
rappresaglie", i sequestri di conti correnti a Trieste, gli
appartamenti confiscati in Friuli, i latitanti della criminalità
organizzata che trovano rifugio anche nella nostra regione e di
tanto in tanto emergono dalle cronache, così come il recente caso
dei 120 imprenditori del Padovano finiti nelle mani di un clan,
ci devono far capire "che il problema mafie riguarda anche il
nostro territorio".
Sono peraltro questi i motivi alla base della nascita di Libera,
l'associazione fondata da don Luigi Ciotti nel 1995 e ormai
ramificata in tutto il territorio nazionale. "Funzioniamo - ha
spiegato l'ospite dell'incontro organizzato nella sede della
Regione in via Prefettura a Udine - come una rete di
associazioni, perché l'obiettivo è coinvolgere il più possibile
la società civile. La lotta alla mafia è un impegno che non ha
confini: anche prendersi cura dei ragazzi in un quartiere
disagiato è fare antimafia perché la criminalità organizzata
prospera laddove ci sono emergenze sociali e squilibri, dove
dominano il liberismo sfrenato e la logica del profitto".
Uno degli obiettivi dell'associazione - protagonista della
raccolta di firme che portò alla legge del 1996 sul riutilizzo
dei beni confiscati alle mafie - è dunque quello dell'educazione,
con un'intensa attività nelle scuole: "Ogni anno portiamo decine
di ragazzi del Friuli Venezia Giulia in Campania, Sicilia, ma
anche nel vicino Veneto, per lavorare sui beni confiscati".
Con il passare degli anni, anche grazie alla nascita
dell'Osservatorio antimafia - ha osservato ancora Cautero,
rispondendo ad alcune domande delle studentesse universitarie -
è aumentata la consapevolezza del rischio, specie da parte delle
istituzioni, anche grazie al pubblico allarme lanciato dall'ex
procuratore antimafia Carlo Mastelloni, "mentre molta gente è
ancora convinta che gli anticorpi della società friulana siano
sufficienti. Resta quindi ancora tanto lavoro da fare, specie sul
riutilizzo dei beni confiscati".
Giovedì prossimo, 3 marzo, l'Osservatorio organizzerà un nuovo
incontro formativo con al centro la relazione di Antonio De
Nicolo, procuratore distrettuale antimafia di Trieste.
ACON/FA-fc