ANTIMAFIA. ZANIN E PENTA A UD: 60 BENI CONFISCATI, 40 GIÀ CONSEGNATI
+++Nasce idea-pilota struttura regionale supporto+++
(ACON) Udine, 9 feb - Sessanta beni confiscati alle mafie in
Friuli Venezia Giulia, di cui una quarantina già destinati al
riutilizzo, e tre aziende da far ripartire. Sono numeri ancora
relativamente piccoli rispetto al panorama nazionale, con 19mila
immobili consegnati a enti locali, demaniali o associazioni del
terzo settore, ma sarebbe un grave errore non impegnarsi a fondo
in questo campo.
Si tratta infatti di una vera e propria sfida alla criminalità
organizzata che il prefetto Bruno Corda - direttore dell'Agenzia
italiana per l'amministrazione e la destinazione dei beni
sequestrati e confiscati, e protagonista da remoto dell'incontro
organizzato oggi dall'Osservatorio regionale antimafia nella sede
regionale di via Prefettura a Udine - ha riassunto con sintetica
efficacia: "Da sempre le mafie operano al di fuori dalle regole e
vogliono mostrarsi più efficienti dello Stato. E allora noi
dobbiamo dimostrare di avere la forza di gestire questi beni
rispettando tutte le leggi. Perché confiscare e riutilizzare un
bene significa dare scacco alle bande criminali".
"È una specie di rivoluzione simbolica - ha osservato Piero Mauro
Zanin, presidente del Consiglio regionale, che ha partecipato
all'incontro di approfondimento - trasformare in occasione di
sviluppo sociale qualcosa che era frutto di attività illecite.
Dobbiamo impegnarci per far diventare gli immobili sequestrati in
Fvg una opportunità per le nostre comunità. E nessuna regione -
ha ammonito il presidente - può considerarsi estranea al pericolo
delle infiltrazioni criminali: qui nel Nordest ricco e produttivo
le mafie coltivano forti interessi finanziari, e io sono
orgoglioso del lavoro di monitoraggio svolto dall'Osservatorio
antimafia, uno degli organismi di garanzia del Consiglio
regionale".
L'incontro di oggi è stato introdotto e moderato da Michele
Penta, presidente dell'Osservatorio regionale antimafia, e ha
visto l'attiva partecipazione delle studentesse delle Università
di Udine e Trieste Eleonora Carpenè e Luisa Pizzol, che svolgono
uno stage formativo promosso dall'organismo in collaborazione con
gli Atenei, rappresentati da remoto dai docenti Alessia Ottavia
Cozzi e Angelo Venchiarutti.
Nella sua lunga relazione, Corda ha toccato senza reticenze tutti
i temi sul tappeto. Elencando i risultati che più lo
inorgogliscono - come la riconversione dell'azienda La Balzana in
uno dei paesi dominati dai Casalesi e la nuova destinazione di
Palazzo Fienga a Torre Annunziata, già sede del clan Gionta che
ordinò l'omicidio del giornalista Giancarlo Siani - ma anche le
tante difficoltà.
"Non è facile - ha detto - favorire la ripresa di aziende che
erano abituate a servirsi di denaro sporco e a impiegare
lavoratori in nero, e che si trovano di fronte al cosiddetto choc
di legalità. A volte, poi, il territorio locale mostra
disinteresse per il bene confiscato, anche a causa
dell'intimidazione da parte delle mafie".
Un altro ostacolo è più tecnico e riguarda la difficoltà,
soprattutto per i piccoli enti locali, di elaborare progetti
solidi e intercettare i finanziamenti necessari per riutilizzare
il bene. Ed è proprio su questo aspetto che le Regioni potrebbero
giocare un ruolo importante, come suggerito anche dalle due
stagiste dell'Osservatorio.
L'idea - accolta con favore da Corda - è quella di creare una
struttura di supporto tecnico a livello regionale: "Servirebbe ad
aiutare i Comuni fornendo consigli preziosi in vista
dell'utilizzo dei beni confiscati. È un'idea pilota già
accarezzata dalle norme di Toscana ed Emilia Romagna, mentre con
la Lombardia è stato firmato un accordo specifico".
ACON/FA