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CAPORALATO. CONVEGNO ORA: PARLANO LE ISTITUZIONI NAZIONALI E REGIONALI

07.12.2023
13:09
(ACON) Trieste, 7 dic - In occasione del convegno nazionale sul caporalato organizzato dall'Osservatorio regionale antimafia Fvg sono stati numerosi gli interventi di rilievo da parte di autorità e rappresentanti delle istituzioni.

Nell'aula del Consiglio regionale c'è stata, in primis, la lettura del saluto di Chiara Colosimo, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere. Ricordati storia e radici del fenomeno, Colosimo ha ricordato che "nel Nord Italia una maggiore diffusione si registra nei territori delle province di Cuneo e Asti in Piemonte, il Pavese e il Mantovano in Lombardia e la provincia di Pordenone del Friuli Venezia Giulia", mentre a livello europeo tocca "l'agricoltura in Spagna, Grecia e Francia, ma anche la macellazione delle carni in Germania, così come l'edilizia, la logistica e l'editoria".

La dimensione transfrontaliera del fenomeno, ha continuato, "ha favorito sinergie fra le mafie cosiddette tradizionali e le mafie straniere, che si sono dimostrate particolarmente attive nel reclutamento dei lavoratori stranieri direttamente nei loro Paesi d'origine".

Si tratta di un problema che richiede, dunque, anche nel campo della repressione penale, "una risposta sovranazionale". La legge penale italiana, ha ancora fatto sapere, "sembra offrire una risposta efficace in materia, soprattutto a seguito della riforma del 2016, e dunque potrebbe essere utilizzata come modello per formulare norme minime a livello europeo di definizione del reato e delle relative sanzioni per armonizzare i sistemi giuridici degli Stati membri".

Il presidente dell'Osservatorio regionale antimafia, Enrico Sbriglia, ha quindi letto il saluto del vicepresidente della III Commissione Affari esteri e difesa Roberto Menia, che ha richiamato il ruolo evidente delle "organizzazioni criminali transnazionali che gestiscono e organizzano spostamento di milioni di esseri umani". "Non bastano provvedimenti di sicurezza interna e alle frontiere: serve un grande sforzo - ha commentato il senatore - che consenta di fermare in partenza l'ondata immigratoria attraverso il raggiungimento di condizioni che consentano a chi parte di sviluppare un presente e futuro nella loro terra d'origine".

L'onorevole Walter Rizzetto, presidente della XI Commissione Lavoro pubblico e privato, nel suo focus sul caporalato si è concentrato sul dovere di agire dello Stato in prevenzione, "non solo di reprimere attraverso sanzioni, che è giusto". Bisogna, secondo il parlamentare intervenuto in collegamento, "valorizzare la rete del lavoro agricolo di qualità e incentivare l'aumento della professionalità dei lavori attraverso la formazione". Rizzetto ha annunciato poi che "il provvedimento arrivato in Commissione contiene una norma per l'istituzione del sistema informativo per la lotta del caporalato in agricoltura: cercheremo di estenderlo in altri ambiti".

Nel suo video, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha invece ricordato la centralità dell'impegno antimafia del Governo e parlato del caporalato come di "una piaga, un fenomeno molto diffuso che deve essere stroncato" e la cui esistenza è legata "al controllo della rotta balcanica, visto che molta immigrazione clandestina che arriva nelle nostre terre sfugge al controllo delle istituzioni e della legalità". Guardando al futuro, il ministro ha detto: "La nostra economia, l'economia del Nord-Est e quella friulana in particolare, è fortemente sana e immune da infiltrazioni mafiose o malavitose, ma bisogna continuare a vigilare per fermare chi vuole introdurre sistemi infami come il caporalato in Fvg. Lo dobbiamo alle aziende della regione, soprattutto agricole, che sono oneste".

Pietro Signoriello, prefetto di Trieste, ha offerto uno spaccato dell'attualità partendo dalla norma sul caporalato. "Il reato c'è se è dimostrata la condizione di sfruttamento di ogni singolo lavoratore, in quanto il bene giuridico tutelato è la dignità della singola persona umana - ha spiegato -. Questo vuol dire che non è affatto facile riscontrare e dimostrare la condotta che integra la fattispecie". Il Friuli Venezia Giulia, secondo i dati, "non ha una posizione di rilievo: salvo un procedimento giudiziario in provincia di Gorizia, nelle altre province c'è moltissima attività di prevenzione e contrasto, moltissimi controlli, ma non fenomeni di caporalato ex 603 bis". Le irregolarità registrate coinvolgono principalmente persone provenienti da Pakistan, India, Bangladesh e riguardano il settore agricolo, l'edilizia, la logistica, il delivery.

"In regione abbiamo un'immigrazione meno stanziale, più di transito, che per un verso espone maggiormente al rischio dello sfruttamento del lavoratore, per l'altro rende anche più difficile la misura del contrasto", ha aggiunto Signoriello, che poi ha concluso: "Non esistono evidenze di collegamenti tra questi contesti lavorativi e forme strutturate di criminalità organizzata. Questa è una società sana: la guardia è stata alta, ma permarrà alta".

Ha infine richiamato l'attività dell'amministrazione regionale Alessia Rosolen, assessore al Lavoro: "A livello nazionale lavoriamo per la lotta alla distorsione del mercato lavoro, su quello irregolare, sul caporalato, su quello sommerso e su tutte le forme di sfruttamento". Il dato emerso su cui va aperto il dibattito, secondo Rosolen, è la necessità di "costruire reti di legalità e di sicurezza: uno riguarda ciò che avviene prima che il fenomeno si realizzi, l'altro la via d'uscita da tenere aperta a chi viene toccato da queste irregolarità. Sono due spazi di azione diversa su cui dobbiamo agire. La direzione Lavoro lo fa in modo coordinata con forze dell'ordine, Inail, Inps e ispettorato del lavoro". ACON/MT



Il prefetto di Trieste, Pietro Signoriello
Il video del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, trasmesso in aula
L'assessore Fvg al Lavoro, Alessia Rosolen
Il presidente dell'Osservatorio Regionale Antimafia Fvg, Enrico Sbriglia