SALUTE. CELOTTI (PD): OSPEDALE SAN DANIELE, FUTURO DA CHIARIRE
(ACON) Trieste, 14 lug - Chi governa la salute pubblica e che a
parole mette al primo posto la necessità di rafforzare i
territori, chiarisca quale sarà il futuro dell'ospedale di San
Daniele rispetto al suo ruolo di ospedale per acuti per il suo
bacino di utenza e rispetto alla rete ospedaliera di Asufc.
Perché, ad oggi, quelli che vengono annunciati come 'attenzioni'
e investimenti, sono dei 'recuperi', peraltro tardivi, rispetto a
quella che era e che dovrebbe ancora essere la sua attività
ordinaria. Nei fatti il Sant'Antonio ha perso posti di medicina
interna e chirurgia generale e la preoccupazione è che nel tempo,
sulla base dei ragionamenti che assessore, direzione e aziende
stanno facendo sulla specializzazione degli ospedali e sulla
differenziazione delle funzioni tra le due sedi degli ospedali di
base, venga trasformato in una specie di 'casa di cura'
specializzata in alcune discipline, escludendo la parte delle
urgenze".
Lo afferma in una nota la consigliera regionale Manuela Celotti
(Pd) intervenendo nel dibattito sulla sanità del Friuli
collinare.
"Se il Consiglio comunale di San Daniele, peraltro su proposta di
un consigliere di Maggioranza, ha ritenuto di chiedere
all'Azienda sanitaria un impegno rispetto all'ospedale,
evidentemente è perché esistono delle criticità, che ad oggi
riguardano i singoli servizi, ma che in prospettiva riguarderanno
il futuro dell'ospedale stesso, nella sua funzione per acuti".
Quello che secondo Celotti preoccupa maggiormente sta proprio in
alcuni documenti regionali, presentati in Commissione, che,
spiega, "assegnano a San Daniele un compito di gestione
dell'elezione, ossia dell'attività programmata, senza citare le
urgenze, rispetto a Tolmezzo che manterrà tutte le attuali
funzioni. E non è questione di campanilismo, ma di tenuta del
sistema nel suo complesso, visto che siamo già al dato limite dei
3 posti letto ogni mille abitanti".
"San Daniele - ricorda l'esponente dem - ha subito, fra il 2019 e
il 2024, nel silenzio generale, un taglio del 26 per cento dei
posti letto di medicina (passando da 77 a 57), e del 28 per cento
dei posti ordinari di chirurgia generale (passando da 18 a 13), e
un taglio da 3 a 1 posto di day hospital chirurgico. Significa
che meno persone possono essere ricoverate. E poi cardiologia: si
spieghi perché a Udine il numero di cardiologi cresce, passando
da 24 a 40 e a San Daniele diminuisce. Forse i cittadini delle
aree extraurbane non hanno necessità di trovare risposte prossime
a casa e accessibili? E non si tratta della cardiochirurgia, ma
della possibilità di farsi visitare nel proprio ospedale di
riferimento".
"Quindi - evidenzia ancora la consigliera - riconosco che il
potenziamento delle degenze legate alla chirurgia urologica, che
prende atto del lavoro fatto in questi anni da professionisti
capaci e che risponde a un bisogno crescente del territorio è un
passaggio positivo e importante, ma questi investimenti sulle
specialità devono essere un di più rispetto alle funzioni di
base, non sostitutivi. Va detto infatti che i 6 posti dedicati
all'urologia non sono aggiuntivi, ma sono di fatto i posti
tagliati di chirurgia generale, cui vanno aggiunti i posti
dedicati alla chirurgia senologica".
"La domanda - conclude Celotti - allora resta, e al di là degli
interventi strutturali sul Pronto Soccorso, attesi da 25 anni, è
legata al futuro del Sant'Antonio nel suo complesso, rispetto al
territorio della Collinare, del codroipese e di parte del
tarcentino, e rispetto alla rete ospedaliera aziendale".
ACON/COM/sm