ECONOMIA. PATTO-CIVICA E PD: PRENDERE ATTO DI DECRESCITA INFELICE FVG
(ACON) Udine, 14 lug - L'Osservatorio socioeconomico
RilanciaFriuli ha presentato oggi a Udine, nella sede della
Regione, un report trimestrale dal titolo "Perché il Fvg è fermo
e come ripartire", che delinea un quadro socio-economico
preoccupante per la regione, evidenziando una stagnazione
prolungata e la necessità urgente di interventi mirati per
invertire la rotta. Lo si legge in una nota congiunta diffusa dal gruppo
consiliare del Patto per l'Autonomia-Civica Fvg e dal Partito democratico.
Il report è stato illustrato da Fulvio Mattioni, economista di
RilanciaFriuli, nel corso del partecipato incontro promosso dai
gruppi consiliari di Patto per l'Autonomia-Civica Fvg e Pd. Erano
presenti i consiglieri regionali di Patto per l'Autonomia- Civica
Fvg Massimo Moretuzzo e Simona Liguori e, per il Pd, Diego
Moretti, Andrea Carli, Manuela Celotti, Francesco Martines e
Massimiliano Pozzo.
"Dopo vent'anni di crescita pressoché nulla, il Friuli-Venezia
Giulia rischia di rimanere intrappolato in una stagnazione
strutturale - ha sottolineato Mattioni -. Dal 2002 al 2023 il Pil
della regione è rimasto in "ibernazione": la crescita è stata
appena dello 0,7%, contro il +12,3% del Nordest e il +7,4%
dell'Italia. Ancora peggio nel periodo 2008-2023, di vera
decrescita, con una contrazione del -3,6%, fanalino di coda, in
particolare rispetto al Mezzogiorno. Nell'ultima legislatura
(2019-2023), il Fvg ha registrato un timido +3,4%, 15° su 20
regioni. Le stime 2023-2026 non sono più incoraggianti: +1%
cumulato, contro un +2,8% italiano".
L'export, che vale il 10% del Pil regionale, si è fermato. Al
netto della cantieristica navale, il valore delle esportazioni
manifatturiere è sceso tra il 2023 e il 2024 di oltre un miliardo
di euro. "A mancare è una vera politica industriale: l'Agenda
Manifattura 2030 è ancora solo sulla carta".
"Nel 2024 solo il 13,5% dei contratti attivati è a tempo
indeterminato, mentre oltre il 70% è composto da contratti a
termine, intermittenti o in somministrazione. L'Inps parla di
"mercato del lavoro", ma i numeri dicono "precariato diffuso".
Ogni anno il saldo dei contratti stabili è negativo per circa
15.000 unità", si legge ancora nel comunicato.
"Il calo delle persone in età lavorativa è netto: meno 58.000 dal
2002, e ne perderemo altre 47.000 entro il 2034. Intanto la
popolazione over 64 è aumentata del 50%. Le nascite sono crollate
del 34,5%, e gli immigrati non compensano. Servono politiche per
attrarre lavoratori e non far fuggire i giovani, altrimenti il
sistema economico e il welfare collasseranno".
Le presenze turistiche sono cresciute (+10,2% dal 2002), trainate
da Trieste (+123%), ma il settore rappresenta solo una frazione
del valore economico regionale. E il Fvg pesa appena il 2,2% sul
turismo nazionale, contro il 38,9% del Nordest. "Competere con
Trentino, Veneto ed Emilia richiede più che spot promozionali".
Cosa fare? "Prendere coscienza della "decrescita infelice" del
Friuli, che non è frutto di shock improvvisi, ma di un declino
silenzioso e persistente, come accadde dopo il sisma del '76 - ha
osservato Fulvio Mattioni, economista di RilanciaFriuli, che ha
illustrato il report -. Un investimento straordinario di 500
milioni di euro, da destinare al rilancio industriale (zone
produttive, attrazione imprese), politiche di accoglienza e
inserimento per immigrati economici, welfare per anziani,
contrasto allo spopolamento dei piccoli comuni e valorizzazione
dei giovani diplomati e laureati. Il Friuli ha bisogno di un vero
risveglio collettivo. La prossima occasione è nelle imminenti
variazioni di bilancio. La scelta è tra un lento declino o una
ripartenza consapevole".
ACON/COM/fa