Citt: convegno bioarchitettura, intervento Fortuna Drossi
(ACON) Trieste, 09 mar - COM/AB - Nel corso del convegno sulla
bioarchitettura, organizzato dalla IV Commissione consiliare, il
presidente Uberto Fortuna Drossi ha sottoposto all'attenzione dei
partecipanti una serie di considerazioni.
"Oggi la bioarchitettura o, meglio, l'edilizia ecosostenibile
viene considerata, erroneamente, come un nuovo modo di realizzare
un edificio, rivolta a una élite culturalmente alternativa.
Questa considerazione semplicistica tende a banalizzare un
aspetto del costruire che è, in realtà, nato con l'uomo. Con il
tempo, l'indiscussa priorità attribuita al problema del
contenimento dei costi e della riduzione dei tempi di esecuzione,
industrializzando sempre di più il settore ha, d'altra parte,
costantemente posto in secondo piano le problematiche connesse
alla salute e al benessere psico-fisico delle persone.
Karl Ernst Lotz, uno dei fondatori della bioarchitettura,
definisce l'abitazione come la 'terza pelle' dell'uomo, che con
il tessuto cutaneo (la prima pelle) e l'abbigliamento (la
seconda) contribuisce a proteggere il nostro organismo,
assicurandogli nel contempo benessere e salute. Ci viene
spontaneo pensare alla nostra abitazione come a un'oasi sicura
nella quale rifugiarci per sfuggire al caos e all'inquinamento
urbano, ma in molti casi all'interno dei locali abitati si
registra un livello di inquinamento più elevato di quello che
caratterizza, all'esterno, la non certo salubre atmosfera delle
grandi e medie città. Un passo fondamentale per il cambiamento
culturale del progettare non deve avvenire perché un individuo è
'ideologicamente orientato', ma perché tecnologicamente informato
e avvertito.
Il problema che oggi si pone non è quello di un rifiuto delle
moderne tecnologie, quanto piuttosto quello della comprensione
dei loro limiti e quindi della capacità di farne un uso discreto
e appropriato, in relazione soprattutto a un progetto di
abitazione che sappia integrare fattori ed esigenze che non siano
solo di natura economica. Infatti è molto appropriata
l'osservazione di Heidegger secondo cui 'abitare non significa
semplicemente occupare uno spazio, bensì creare e avere cura di
quello spazio nel quale qualcosa di individuale sorge e
prospera'.
Pensiamo a quanta importanza si dava alla relazione tra la salute
e il luogo dove si abitava più di due millenni fa; già la scuola
di medicina fondata in Grecia da Ippocrate nel V secolo a.C.
indicava come fattori essenziali per la salute dell'uomo la
qualità dell'aria e dell'acqua e il corretto inserimento delle
costruzioni nella topografia del territorio. Uno dei più famosi
trattati ippocratici è quello 'delle arie, delle acque e dei
luoghi', che formulava i concetti basilari dell'igiene pubblica
in rapporto alla scelta delle località in cui costruire e alla
pianificazione urbanistica. Così Aristotele, in sintonia con gli
insegnamenti ippocratici, nel delineare i requisiti di una città
ideale, afferma che 'dal momento poi che bisogna aver cura della
salute degli abitanti, e la condizione precipua per questa è la
localizzazione e l'esposizione della città, poscia la salubrità
dell'acqua, è necessario che si cerchi con ogni cura di
procacciarsi questi mezzi. Giacché le cose che agiscono in
maggior quantità e frequenza sui corpi, conferiscono
considerevolmente alla sanità finisca. E appunto le acque e i
venti hanno tale efficacia'.
E' noto che i romani ripresero le tradizioni etrusche: prima di
fondare una nuova città affidavano a un sacerdote
l'interpretazione dei presagi per accertarsi del favore degli
dei. Vitruvio, architetto urbanista romano del I° secolo d.C.,
ricorda anche che i suoi contemporanei, per la scelta dei luoghi
più idonei, erano soliti lasciar pascolare sul posto un gregge di
montoni; a un anno di distanza, alcuni capi venivano abbattuti
per esaminare le condizioni del fegato e da queste dedurne lo
stato di salubrità del luogo. Un accurato studio dei fattori
ambientali viene prescritto anche da Palladio, nel secondo dei
quattro Libri dell'Architetto, per individuare il sito più adatto
alla costruzione di una villa.
Per attualizzare però gli aspetti maggiormente positivi di una
più che millenaria cultura del costruire, senza voler proporre un
utopico ritorno al passato, è fondamentale riaffermare una
concezione dei fabbricati e delle abitazioni che debbano saper
armonicamente combinare al proprio interno luce, calore e
ventilazione. La casa ecologica deve contribuire a rafforzare il
senso di appartenenza dell'uomo al mondo naturale, dialogando con
il contesto urbano o rurale e rispettando i cicli energetici e
biologici globali.
Nelle scelte progettuali di un edificio ecosostenibile si dovrà
dunque di volta in volta effettuare, per ciascuna soluzione
adottata, un attento bilancio costi - benefici in termini di
sicurezza, curabilità, effetti sulle condizioni di salute e di
comfort, costi economici ed ecologici globali. Infatti, per me, è
valido il principio steineriano che, per trasformare i dati della
conoscenza scientifica in forme architettoniche o, meglio, in
linguaggio dello spirito, si deve operare come la natura, che
tende a ottimizzare i vari aspetti di ogni sistema ricercando
l'armonia tra le parti.
E' essenziale concentrare l'attenzione sullo studio per
raggiungere l'uso più appropriato dei componenti in relazione ai
fattori che più influiscono sulla qualità complessiva della casa,
quali la purezza dell'aria, la ventilazione degli ambienti,
l'isolamento termo-acustico, la conservazione del calore,
l'illuminazione, il grado di umidità relativa, ecc. In sintesi,
potremmo affermare che una casa ecologica deve rispondere a tre
fondamentali principi:
1) La salute del corpo, ottenibile evitando localizzazioni
erronee del fabbricato, escludendo l'uso di materiali tossici e
inquinanti e creando condizioni ottimali di illuminazione,
ventilazione e riscaldamento dei locali abitabili;
2) L'equilibrio e la serenità dello spirito, che presuppone la
progettazione di spazi interni ed esterni proporzionati secondo
regole armoniche e l'adozione di arredi, colori, materiali
rispondenti alle esigenze spirituali dell'uomo e ai suoi ritmi
vitali;
3) L'armonia con gli ecosistemi naturali, che comporta
l'eliminazione di ogni spreco nell'uso delle risorse materiali ed
energetiche e il controllo di ogni forma di possibile
inquinamento indotto nell'ambiente.
Il vero edificio bioarchitettonico è quindi un insieme di
tecniche che si concatenano moltiplicando l'effetto positivo di
una casa salubre; con questo intendo, ogni qualvolta si affronta
un lavoro all'interno della nostra casa, prendere in
considerazione i principi della bioarchitettura o meglio
l'ecosostenibilità".