CR: legge prati stabili, i relatori (1)
(ACON) Trieste, 23 mar - RC - La legge per la tutela dei prati
stabili naturali, nata da una proposta di Claudio Violino (LN) e
da una petizione presentata da 2.350 cittadini, arriva all'esame
dell'Aula. Ciò che prevede è, da una parte, una sorta di
indennizzo per il proprietario che ha evitato a queste aree
naturalistiche di essere dissodate quando la stessa politica
agraria comunitaria incentivava con contributi la loro messa a
coltura, dall'altra si prospetta per privati e Università la
produzione di seme da utilizzare per rinverdire spazi pubblici.
Il territorio regionale - ha spiegato lo stesso Violino quale
relatore di maggioranza - è caratterizzato dalla presenza dei
prati stabili, nell'alta pianura friulana conosciuti anche come
magredi evoluti. Si tratta di aree che non hanno mai subito il
dissodamento, costituite da un numero elevato di specie erbacee,
alcune presenti solo in regione, appartenenti a numerose famiglie
la più importante delle quali è quella delle Orchidacee. I prati
stabili sono distinguibili dai prati avvicendati (in genere
coltivati ad erba medica, trifoglio, graminacee) per la notevole
varietà di specie e colori. Tale forma di coltivazione era, fino
a pochi decenni fa, quella maggiormente impiegata nell'intera
pianura friulana, prima che si diffondesse la monocoltura del
mais e l'urbanizzazione. Fortunatamente, grazie a piccoli
proprietari che non vivono di agricoltura, vari appezzamenti fra
i 2.000 e i 30.000 mq conservano ancora un manto prativo.
Scontate, poi, le specie animali che nei prati trovano rifugio e
alimento. E' importante, dunque, mantenere questi prati per un
motivo di ordine naturalistico (il loro dissodamento
provocherebbe l'estinzione delle entità rare), ma anche
agronomico (conservano un patrimonio genetico utile per
migliorare le piante coltivate, possono fornire foraggio di
pregio, funghi mangerecci e polline per l'apicoltura) e
paesaggistico. Quarto, vanno conservati per un motivo
storico-culturale: ad essi è legata l'antica civiltà contadina.
Infine, contribuiscono alla conservazione del suolo contro
l'erosione.
La salvaguardia dei prati stabili - gli ha ribattuto Alessandra
Battellino (IPR-IDV) da relatrice di minoranza - è già affidata a
leggi, regolamenti e Piani urbanistici comunali che possono, nel
dettaglio, porre vincoli di vario tipo al fine di garantire la
tutela paesaggistica e la salvaguardia ambientale. Tuttavia,
motivi naturalistici suggeriscono una nuova normativa che tuteli
di più i prati: il dissodamento della terra su larga scala mette
a rischio di estinzione specie di fiori rari; vi sono, poi,
validi motivi storico-culturali che legano la nostra gente ai
prati permanenti, dai Magredi del Pordenonese alle aree del Carso
isontino e triestino, aree che per la loro valenza devono essere
zone protette e tutelate in un parco, trasformate in riserve
biogenetiche, quasi una sorta di "banche" ove conservare uno
straordinario patrimonio di biodiversità che appartiene a tutti.
Siamo quindi d'accordo - ha aggiunto la consigliera - con il
triplice obiettivo di tutela, ricerca e sviluppo che si pone
questa nuova legge, tuttavia ci vede lontani nel metodo con cui
affronta il problema. Anche le case contadine sono un esempio
interessante di architettura, ma nessuno si sognerebbe di
vincolarle tutte in blocco sono perché sono fatte di sassi,
invece vi sarebbe una selezione di quelle veramente
significative, da salvaguardare, e ciò non senza prevedere forme
adeguate di sostegno economico.
Non escludiamo - ha proseguito - che la proposta di legge in
esame violi diritti costituzionali quando limita l'iniziativa
economica privata, quando non garantisce il corretto acquisto e
quando espropria di fatto l'utilizzo dei beni, ponendo limiti e
imponendo obblighi, senza fissare per essi alcun indennizzo. Se
approvata, si porranno in seria difficoltà i Comuni chiamati al
rilascio delle certificazioni di destinazione urbanistica. Si
tratta di una legge che impone al privato, da subito, vincoli
certi a fronte di schedature incerte e che accolla al
proprietario del prato stabile il costo di gravose manutenzioni
per le quali non sono previsti rimborsi, né vi è la possibilità
di detrazioni fiscali.
Il termine "pianura" viene ampliato a dismisura fino a
comprendere tutta la pedemontana e anche Comuni di montagna;
resta da spiegare perché molti possano accedere ai benefici anche
comunitari, in assenza di vincoli imposti, e soprattutto perché i
prati stabili di alcuni Comuni siano più meritevoli di tutela di
quelli di altri; rimane incomprensibile anche la disparità tra i
cittadini di Bordano, Venzone, Amaro, Tolmezzo e Villa Santina e
quelli degli altri Comuni in merito alle modalità di esecuzione
dei ripristini compensativi.
La procedura corretta nell'affrontare il problema, per la
Battellino doveva essere quella di una preventiva e definita
individuazione dei prati stabili meritevoli di conservazione e
solo dopo prevedere forme incentivanti nei confronti dei
proprietari chiamati alla conservazione delle aree perimetrate.
In ogni caso, tale conservazione deve avvenire su base spontanea
e non coatta.
(immagini e interviste alle tv)
(segue)