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CR: legge prati stabili, i relatori (1)

23.03.2005
12:37
(ACON) Trieste, 23 mar - RC - La legge per la tutela dei prati stabili naturali, nata da una proposta di Claudio Violino (LN) e da una petizione presentata da 2.350 cittadini, arriva all'esame dell'Aula. Ciò che prevede è, da una parte, una sorta di indennizzo per il proprietario che ha evitato a queste aree naturalistiche di essere dissodate quando la stessa politica agraria comunitaria incentivava con contributi la loro messa a coltura, dall'altra si prospetta per privati e Università la produzione di seme da utilizzare per rinverdire spazi pubblici.

Il territorio regionale - ha spiegato lo stesso Violino quale relatore di maggioranza - è caratterizzato dalla presenza dei prati stabili, nell'alta pianura friulana conosciuti anche come magredi evoluti. Si tratta di aree che non hanno mai subito il dissodamento, costituite da un numero elevato di specie erbacee, alcune presenti solo in regione, appartenenti a numerose famiglie la più importante delle quali è quella delle Orchidacee. I prati stabili sono distinguibili dai prati avvicendati (in genere coltivati ad erba medica, trifoglio, graminacee) per la notevole varietà di specie e colori. Tale forma di coltivazione era, fino a pochi decenni fa, quella maggiormente impiegata nell'intera pianura friulana, prima che si diffondesse la monocoltura del mais e l'urbanizzazione. Fortunatamente, grazie a piccoli proprietari che non vivono di agricoltura, vari appezzamenti fra i 2.000 e i 30.000 mq conservano ancora un manto prativo. Scontate, poi, le specie animali che nei prati trovano rifugio e alimento. E' importante, dunque, mantenere questi prati per un motivo di ordine naturalistico (il loro dissodamento provocherebbe l'estinzione delle entità rare), ma anche agronomico (conservano un patrimonio genetico utile per migliorare le piante coltivate, possono fornire foraggio di pregio, funghi mangerecci e polline per l'apicoltura) e paesaggistico. Quarto, vanno conservati per un motivo storico-culturale: ad essi è legata l'antica civiltà contadina. Infine, contribuiscono alla conservazione del suolo contro l'erosione.

La salvaguardia dei prati stabili - gli ha ribattuto Alessandra Battellino (IPR-IDV) da relatrice di minoranza - è già affidata a leggi, regolamenti e Piani urbanistici comunali che possono, nel dettaglio, porre vincoli di vario tipo al fine di garantire la tutela paesaggistica e la salvaguardia ambientale. Tuttavia, motivi naturalistici suggeriscono una nuova normativa che tuteli di più i prati: il dissodamento della terra su larga scala mette a rischio di estinzione specie di fiori rari; vi sono, poi, validi motivi storico-culturali che legano la nostra gente ai prati permanenti, dai Magredi del Pordenonese alle aree del Carso isontino e triestino, aree che per la loro valenza devono essere zone protette e tutelate in un parco, trasformate in riserve biogenetiche, quasi una sorta di "banche" ove conservare uno straordinario patrimonio di biodiversità che appartiene a tutti. Siamo quindi d'accordo - ha aggiunto la consigliera - con il triplice obiettivo di tutela, ricerca e sviluppo che si pone questa nuova legge, tuttavia ci vede lontani nel metodo con cui affronta il problema. Anche le case contadine sono un esempio interessante di architettura, ma nessuno si sognerebbe di vincolarle tutte in blocco sono perché sono fatte di sassi, invece vi sarebbe una selezione di quelle veramente significative, da salvaguardare, e ciò non senza prevedere forme adeguate di sostegno economico.

Non escludiamo - ha proseguito - che la proposta di legge in esame violi diritti costituzionali quando limita l'iniziativa economica privata, quando non garantisce il corretto acquisto e quando espropria di fatto l'utilizzo dei beni, ponendo limiti e imponendo obblighi, senza fissare per essi alcun indennizzo. Se approvata, si porranno in seria difficoltà i Comuni chiamati al rilascio delle certificazioni di destinazione urbanistica. Si tratta di una legge che impone al privato, da subito, vincoli certi a fronte di schedature incerte e che accolla al proprietario del prato stabile il costo di gravose manutenzioni per le quali non sono previsti rimborsi, né vi è la possibilità di detrazioni fiscali.

Il termine "pianura" viene ampliato a dismisura fino a comprendere tutta la pedemontana e anche Comuni di montagna; resta da spiegare perché molti possano accedere ai benefici anche comunitari, in assenza di vincoli imposti, e soprattutto perché i prati stabili di alcuni Comuni siano più meritevoli di tutela di quelli di altri; rimane incomprensibile anche la disparità tra i cittadini di Bordano, Venzone, Amaro, Tolmezzo e Villa Santina e quelli degli altri Comuni in merito alle modalità di esecuzione dei ripristini compensativi.

La procedura corretta nell'affrontare il problema, per la Battellino doveva essere quella di una preventiva e definita individuazione dei prati stabili meritevoli di conservazione e solo dopo prevedere forme incentivanti nei confronti dei proprietari chiamati alla conservazione delle aree perimetrate. In ogni caso, tale conservazione deve avvenire su base spontanea e non coatta.

(immagini e interviste alle tv)

(segue)