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Trieste:convegno CRPO su visibilità donne in politica

16.04.2005
17:25
(ACON) Trieste, 16 apr - MPB - Donne in politica: poche e invisibili nei media, salvo casi limitati, vittime di stereotipi di genere praticamente uguali in tutto il mondo, intrecciati nel processo di diffusione e ripetizione dell'informazione e dei quali i media sono il brodo di coltura. E nella Tv, che risulta essere ciò che rende il politico "reale", per la donna c'è anche la gestione del corpo, che se valorizzato diventa eccesso, altrimenti si trasforma in schermo.

Il tema è stato al centro di un convegno organizzato dalla Commissione regionale Pari Opportunità, in collaborazione con il centro "Dialoghi Europei" e sul quale, presente il presidente del Consiglio regionale Alessandro Tesini, hanno dibattuto confrontandosi, donne impegnate in politica e rappresentanti del mondo dell'informazione.

Alla stazione Marittima di Trieste, si sono ritrovati a confrontarsi sulle questioni introdotte dalla relazione introduttiva della dottoressa Francesca Molfino della Fondazione Brodolini relativa a una ricerca nazionale, il presidente di Dialoghi Europei Giorgio Rossetti, la presidente regionale della Commissione P.O., Renata Brovedani insieme alla vicepresidente Mara Cernic, il presidente del CORECOM Franco Del Campo, le consigliere regionali Maria Teresa Bassa Poropat, Alessandra Battellino, Patrizia Della Pietra e Bruna Zorzini, ed esponenti delle testate Telefriuli, Telequattro, Primorski Dnevnik e dell'Ordine dei giornalisti.

Una situazione confermata dai monitoraggi del CORECOM sull'informazione televisiva locale e illustrandoli Del Campo ha evidenziato che il modo di procedere per stereotipi di mezzi di comunicazione di massa è dovuto anche al fatto che i tempi della tv non sono quelli della riflessione.

Per la presidente della Commissione, Brovedani, poiché l'informazione è anzitutto un servizio e non una merce, occorre che i media siano disponibili ad elaborare un piano complessivo che pone la promozione delle pari opportunità dei sessi come componente stabile della politica e della cultura imprenditoriale dei media, che all'interno delle redazioni si creino atteggiamenti compiacenti, che si valorizzino i contributi di genere e si realizzino in tutti i settori servizi esenti da stereotipi sessuali, con un linguaggio rispettoso delle differenze di genere.

Occorre avviare azioni positive, ha detto la Brovedani tenuto conto del diffondersi della logica della campagna elettorale permanente: è importante che in dibattiti, approfondimenti e comunicazioni quotidiane siano chiamate donne esperte e che le redazioni si adoperino, per una offerta informativa in cui i politici e le politiche siano rappresentati in modo paritario. Al CORECOM la Commissione, poi, chiede di analizzare la presenza paritaria o meno dei sessi in occasione delle campagne elettorali per ovviare a questa disequità evidente.

Ma le richieste, anche attraverso gli interventi delle donne politiche presenti, si sono concentrate sulla necessità di un duplice patto tra donne e partiti e donne e media, della definizione con questi ultimi, e con tutti i soggetti coinvolti nei processi di produzione dell'informazione, di un decalogo e, infine, della adozione anche in Friuli Venezia Giulia della Consulta delle elette.

Una indicazione, questa lanciata, da Bruna Zorzini, che ha parlato del problema della visibilità non come di una intrinseca debolezza delle donne ma di un deficit di democrazia, auspicando una produzione normativa in tal senso. Per la Zorzini inoltre gli escamotage sono solo dei palliativi temporali che non si traducono in una visibilità costante. In precedenza Maria Teresa Bassa Poropat, prendendo le distanze dalla possibilità di prevedere quote elettorali da riservare alle donne, aveva sottolineato che le leggi non sono sufficienti se non accompagnate da politiche forti condivise dai partiti.

Per Alessandra Battellino, che invece si è dichiarata favorevole alle quote, il decalogo non può essere né un punto di partenza, né di arrivo, ma un tormentone, per mantenere viva l'attenzione. E se la visibilità deve essere ricercata in tutti i modi, "occorre anche un patto trasversale fra le donne per abbattere il muro che c'è tra noi".

Ancora lunga nel rapporto con i media - per Patrizia Della Pietra, pure concorde sul decalogo - la strada che conduce alla parità con la componente maschile, e comunque attraverso una sempre maggiore assunzione di responsabilità da parte delle donne.

Tutte d'accordo nell'osservare che diverso è affermarsi e risultare visibili attraverso la gestione di un potere amministrativo rispetto alla possibilità di esprimersi nell'interloquire politico.

Per Mara Cernic, inoltre, importante cambiare le regole in un cammino parallelo delle donne e dei media.

E se le donne sono un po' vittime e un po' carnefici perché non si candidano e non si votano abbastanza, per il mondo dell'informazione il problema è a monte, ovvero sta nella politica che deve ripensare le sue regole.

Un punto questo condiviso dal presidente del Consiglio regionale Tesini secondo il quale - d'accordo sulla Consulta delle elette oltre che su opportunità di regole e decaloghi - il vizio sta nel modo in cui in questi anni la politica ha costruito le sue regole, si è selezionata, si è prodotta e riprodotta.

L'informazione è un servizio che deve fare i conti con le regole di mercato, ha affermato ancora Tesini che sul tema del riequilibrio ha ribadito l'assunzione, fin dall'inizio di legislatura, di impegni percorribili e non velleitari, intrapresi con passo e strumenti giusti. Un impegno che, anche grazie agli spunti emersi in questo incontro, potrà arricchirsi nei prossimi passaggi.

Questione di fondo - per Tesini - nel rapporto tra politica, informazione e media, la differenza tra legislativo ed esecutivo, in merito a quanto fa notizia. Di fronte a fatti a volte costruiti artificiosamente, i tempi riflessivi dei legislativi non sono funzionali, ma comunque l'informazione nella nostra regione oggi, più che in passato, registra il dibattito presente.