Trieste:convegno CRPO su visibilità donne in politica
(ACON) Trieste, 16 apr - MPB - Donne in politica: poche e
invisibili nei media, salvo casi limitati, vittime di stereotipi
di genere praticamente uguali in tutto il mondo, intrecciati nel
processo di diffusione e ripetizione dell'informazione e dei
quali i media sono il brodo di coltura. E nella Tv, che risulta
essere ciò che rende il politico "reale", per la donna c'è anche
la gestione del corpo, che se valorizzato diventa eccesso,
altrimenti si trasforma in schermo.
Il tema è stato al centro di un convegno organizzato dalla
Commissione regionale Pari Opportunità, in collaborazione con il
centro "Dialoghi Europei" e sul quale, presente il presidente del
Consiglio regionale Alessandro Tesini, hanno dibattuto
confrontandosi, donne impegnate in politica e rappresentanti del
mondo dell'informazione.
Alla stazione Marittima di Trieste, si sono ritrovati a
confrontarsi sulle questioni introdotte dalla relazione
introduttiva della dottoressa Francesca Molfino della Fondazione
Brodolini relativa a una ricerca nazionale, il presidente di
Dialoghi Europei Giorgio Rossetti, la presidente regionale della
Commissione P.O., Renata Brovedani insieme alla vicepresidente
Mara Cernic, il presidente del CORECOM Franco Del Campo, le
consigliere regionali Maria Teresa Bassa Poropat, Alessandra
Battellino, Patrizia Della Pietra e Bruna Zorzini, ed esponenti
delle testate Telefriuli, Telequattro, Primorski Dnevnik e
dell'Ordine dei giornalisti.
Una situazione confermata dai monitoraggi del CORECOM
sull'informazione televisiva locale e illustrandoli Del Campo ha
evidenziato che il modo di procedere per stereotipi di mezzi di
comunicazione di massa è dovuto anche al fatto che i tempi della
tv non sono quelli della riflessione.
Per la presidente della Commissione, Brovedani, poiché
l'informazione è anzitutto un servizio e non una merce, occorre
che i media siano disponibili ad elaborare un piano complessivo
che pone la promozione delle pari opportunità dei sessi come
componente stabile della politica e della cultura imprenditoriale
dei media, che all'interno delle redazioni si creino
atteggiamenti compiacenti, che si valorizzino i contributi di
genere e si realizzino in tutti i settori servizi esenti da
stereotipi sessuali, con un linguaggio rispettoso delle
differenze di genere.
Occorre avviare azioni positive, ha detto la Brovedani tenuto
conto del diffondersi della logica della campagna elettorale
permanente: è importante che in dibattiti, approfondimenti e
comunicazioni quotidiane siano chiamate donne esperte e che le
redazioni si adoperino, per una offerta informativa in cui i
politici e le politiche siano rappresentati in modo paritario.
Al CORECOM la Commissione, poi, chiede di analizzare la presenza
paritaria o meno dei sessi in occasione delle campagne elettorali
per ovviare a questa disequità evidente.
Ma le richieste, anche attraverso gli interventi delle donne
politiche presenti, si sono concentrate sulla necessità di un
duplice patto tra donne e partiti e donne e media, della
definizione con questi ultimi, e con tutti i soggetti coinvolti
nei processi di produzione dell'informazione, di un decalogo e,
infine, della adozione anche in Friuli Venezia Giulia della
Consulta delle elette.
Una indicazione, questa lanciata, da Bruna Zorzini, che ha
parlato
del problema della visibilità non come di una intrinseca
debolezza delle donne ma di un deficit di democrazia, auspicando
una produzione normativa in tal senso. Per la Zorzini inoltre gli
escamotage sono solo dei palliativi temporali che non si
traducono in una visibilità costante.
In precedenza Maria Teresa Bassa Poropat, prendendo le distanze
dalla possibilità di prevedere quote elettorali da riservare alle
donne, aveva sottolineato che le leggi non sono sufficienti se
non accompagnate da politiche forti condivise dai partiti.
Per Alessandra Battellino, che invece si è dichiarata favorevole
alle quote, il decalogo non può essere né un punto di partenza,
né di arrivo, ma un tormentone, per mantenere viva l'attenzione.
E se la visibilità deve essere ricercata in tutti i modi,
"occorre anche un patto trasversale fra le donne per abbattere il
muro che c'è tra noi".
Ancora lunga nel rapporto con i media - per Patrizia Della
Pietra, pure concorde sul decalogo - la strada che conduce alla
parità con la componente maschile, e comunque attraverso una
sempre maggiore assunzione di responsabilità da parte delle
donne.
Tutte d'accordo nell'osservare che diverso è affermarsi e
risultare visibili attraverso la gestione di un potere
amministrativo rispetto alla possibilità di esprimersi
nell'interloquire politico.
Per Mara Cernic, inoltre, importante cambiare le regole in un
cammino parallelo delle donne e dei media.
E se le donne sono un po' vittime e un po' carnefici perché non
si candidano e non si votano abbastanza, per il mondo
dell'informazione il problema è a monte, ovvero sta nella
politica che deve ripensare le sue regole.
Un punto questo condiviso dal presidente del Consiglio regionale
Tesini secondo il quale - d'accordo sulla Consulta delle elette
oltre che su opportunità di regole e decaloghi - il vizio sta nel
modo in cui in questi anni la politica ha costruito le sue
regole, si è selezionata, si è prodotta e riprodotta.
L'informazione è un servizio che deve fare i conti con le regole
di mercato, ha affermato ancora Tesini che sul tema del
riequilibrio ha ribadito l'assunzione, fin dall'inizio di
legislatura, di impegni percorribili e non velleitari, intrapresi
con passo e strumenti giusti. Un impegno che, anche grazie agli
spunti emersi in questo incontro, potrà arricchirsi nei prossimi
passaggi.
Questione di fondo - per Tesini - nel rapporto tra politica,
informazione e media, la differenza tra legislativo ed esecutivo,
in merito a quanto fa notizia. Di fronte a fatti a volte
costruiti artificiosamente, i tempi riflessivi dei legislativi
non sono funzionali, ma comunque l'informazione nella nostra
regione oggi, più che in passato, registra il dibattito presente.