III Comm: audizione Collegi IPASVI su professione infermieri
(ACON) Trieste, 26 apr - RC - Audizione, in III Commissione
consiliare, di una rappresentanza del Coordinamento regionale
Collegi provinciali Infermieri professionali, Assistenti
sanitari, Vigilatrici d'infanzia (IPASVI) in merito alla
situazione della professione infermieristica in Friuli Venezia
Giulia.
Il presidente Nevio Alzetta (DS) ha dato la parola ai presidenti
dei Collegi IPASVI di Gorizia Mario Schiavon, Pordenone Giuseppe
Pedrinelli, Trieste Flavio Paletti, e Udine Rosanna Bottesini.
Schiavon, in veste di presidente regionale, ha detto
dell'evoluzione avuta con le leggi nazionali 42/1999 (ha definito
le nuove professioni sanitarie togliendo l'aggettivo "ausiliare")
e 251/2000 (stimola le Regioni a valorizzare queste professioni)
e l'approvazione, da parte della nostra Regione, del documento di
indirizzo per gli atti aziendali che va verso l'autonomia delle
professioni in ambito sanitario.
Spesso, però, ci sono Direzioni generali delle Aziende sanitarie
e ospedaliere che non conoscono le nuove mansioni degli
infermieri professionali e nelle case di riposo viene preso solo
chi è iscritto all'Albo, manca il necessario personale perciò non
si può mantenere il monte ore di assistenza dovuto e non sempre
chi c'è è all'altezza del proprio compito. Chi arriva dai Pesi
dell'Est, anche da quelli oggi appartenenti all'UE, non si vede
riconosciuto il proprio titolo di studio (vedi legge Bindi).
Ciò che i Collegi chiedono è: che la Regione stimoli i giovani
nello scegliere i corsi universitari di infermiere anche
attraverso borse di studio; si arrivi, anche attraverso strumenti
legislativi di indirizzo, di programmazione e amministrativi,
alla responsabilità professionale diretta dell'assistenza da
parte dell'infermiere laureato, assistenza che rientra nelle sue
materie di studio e dunque di preparazione, mentre ne è
completamente avulso il medico; si provi a sperimentare la figura
del cosiddetto "infermiere di famiglia" incentivando modelli di
assistenza personalizzata. Ma anche emanare una legge regionale
quadro inerente la funzione dell'operatore socio-sanitario (OSS),
ed eventualmente dell'operatore socio-sanitario specializzato
(OSSS), evitando pericolosi sconfinamenti nelle competenze
sanitarie infermieristiche.
Da parte dei consiglieri, preoccupazione è stata espressa da
Luigi Ferone (Part.Pens) che ha chiesto cosa fare per garantire
maggiore sicurezza e maggiore qualità, dal punto di vista
sanitario, specie per le case di cura per anziani; Gina Fasan
(UDC) se è vero che gli infermieri disponibili sono numericamente
insufficienti e se risulta che spesso ci si rivolge a cooperative
che utilizzano personale poco preparato; Bruna Zorzini (PDCI) sul
riconoscimento dei diplomi degli infermieri proveniente dall'Est;
Sergio Lupieri (Margh) se l'utilizzo degli infermieri
professionali nelle ASS si presenta a macchia di leopardo e come
poter meglio applicare la 251.
Pio De Angelis (PRC) ha domandato della possibile organizzazione
di un reparto ospedaliero tenendo contro del rapporto tra
infermieri professionali e gli operatori socio-sanitari, figure
ausiliarie di cui c'è altrettanto bisogno; Maria Teresa Bassa
Poropat (Citt) se il titolo della laurea ha modificato la
percezione della professione infermieristica o se è legata solo
alla migliore remunerazione e sui dati relativi a chi proviene
dal resto d'Europa; Alzetta se i corsi di formazione devono
restare alle Aziende sanitarie o possono essere organizzati anche
da altre strutture.
(immagini alle tv)