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III Comm: audizione Collegi IPASVI su professione infermieri

26.04.2005
14:43
(ACON) Trieste, 26 apr - RC - Audizione, in III Commissione consiliare, di una rappresentanza del Coordinamento regionale Collegi provinciali Infermieri professionali, Assistenti sanitari, Vigilatrici d'infanzia (IPASVI) in merito alla situazione della professione infermieristica in Friuli Venezia Giulia.

Il presidente Nevio Alzetta (DS) ha dato la parola ai presidenti dei Collegi IPASVI di Gorizia Mario Schiavon, Pordenone Giuseppe Pedrinelli, Trieste Flavio Paletti, e Udine Rosanna Bottesini.

Schiavon, in veste di presidente regionale, ha detto dell'evoluzione avuta con le leggi nazionali 42/1999 (ha definito le nuove professioni sanitarie togliendo l'aggettivo "ausiliare") e 251/2000 (stimola le Regioni a valorizzare queste professioni) e l'approvazione, da parte della nostra Regione, del documento di indirizzo per gli atti aziendali che va verso l'autonomia delle professioni in ambito sanitario.

Spesso, però, ci sono Direzioni generali delle Aziende sanitarie e ospedaliere che non conoscono le nuove mansioni degli infermieri professionali e nelle case di riposo viene preso solo chi è iscritto all'Albo, manca il necessario personale perciò non si può mantenere il monte ore di assistenza dovuto e non sempre chi c'è è all'altezza del proprio compito. Chi arriva dai Pesi dell'Est, anche da quelli oggi appartenenti all'UE, non si vede riconosciuto il proprio titolo di studio (vedi legge Bindi). Ciò che i Collegi chiedono è: che la Regione stimoli i giovani nello scegliere i corsi universitari di infermiere anche attraverso borse di studio; si arrivi, anche attraverso strumenti legislativi di indirizzo, di programmazione e amministrativi, alla responsabilità professionale diretta dell'assistenza da parte dell'infermiere laureato, assistenza che rientra nelle sue materie di studio e dunque di preparazione, mentre ne è completamente avulso il medico; si provi a sperimentare la figura del cosiddetto "infermiere di famiglia" incentivando modelli di assistenza personalizzata. Ma anche emanare una legge regionale quadro inerente la funzione dell'operatore socio-sanitario (OSS), ed eventualmente dell'operatore socio-sanitario specializzato (OSSS), evitando pericolosi sconfinamenti nelle competenze sanitarie infermieristiche.

Da parte dei consiglieri, preoccupazione è stata espressa da Luigi Ferone (Part.Pens) che ha chiesto cosa fare per garantire maggiore sicurezza e maggiore qualità, dal punto di vista sanitario, specie per le case di cura per anziani; Gina Fasan (UDC) se è vero che gli infermieri disponibili sono numericamente insufficienti e se risulta che spesso ci si rivolge a cooperative che utilizzano personale poco preparato; Bruna Zorzini (PDCI) sul riconoscimento dei diplomi degli infermieri proveniente dall'Est; Sergio Lupieri (Margh) se l'utilizzo degli infermieri professionali nelle ASS si presenta a macchia di leopardo e come poter meglio applicare la 251.

Pio De Angelis (PRC) ha domandato della possibile organizzazione di un reparto ospedaliero tenendo contro del rapporto tra infermieri professionali e gli operatori socio-sanitari, figure ausiliarie di cui c'è altrettanto bisogno; Maria Teresa Bassa Poropat (Citt) se il titolo della laurea ha modificato la percezione della professione infermieristica o se è legata solo alla migliore remunerazione e sui dati relativi a chi proviene dal resto d'Europa; Alzetta se i corsi di formazione devono restare alle Aziende sanitarie o possono essere organizzati anche da altre strutture.

(immagini alle tv)