Scuola di studi politici di Mosca, convegno su Euroregione
(ACON) Trieste, 10 mag - MPB - La seconda giornata del
seminario della Scuola di studi politici di Mosca in Friuli
Venezia Giulia si è incentrata sostanzialmente sul tema
dell'Euroregione: un progetto ambizioso a cui si lavora da tempo
- ha detto il presidente del Consiglio regionale Alessandro
Tesini introducendo i lavori ospitati nell'Aula consiliare - per
cui Regioni di Paesi che si sono combattuti puntano ad arrivare a
una entità che possa essere interlocutore unitario nei confronti
sia dei Paesi che dell'Ue.
Un progetto che si inserisce nel solco di molte e diverse
esperienze di collaborazione che si realizzano sia nell'ambito
europeo sia con Paesi esterni all'Ue, e che stamani è stato
delineato attraverso una pluralità di interventi che hanno
disegnato anche geograficamente lo spazio di riferimento e hanno
sollevato molto interesse fra gli ospiti, tesi ad approfondire il
modo in cui rapportare esperienze simili alla complessa realtà
regionalistica russa e a cogliere quali disponibilità alla
cooperazione con le Regioni russe abbiano quelle dell'Ue.
Un quadro comunque complesso, sia perché le Regioni in Europa
sono 300, ma solo 74 hanno un organo legislativo e ciò, come ha
detto Tesini, impone di lavorare secondo geometrie variabili; sia
per i molti organismi e le sedi di confronto e collaborazione via
via costituiti, dalla Comunità di Alpe-Adria nata circa
trent'anni, fa fino al Comitato delle Regioni e infine alla
Assemblea delle Regioni d'Europa che costituiscono il terreno di
riferimento.
L'assessore regionale per le relazioni internazionali e
comunitarie Franco Iacop ha parlato di questo strumento di
cooperazione europea inquadrando l'impegno del Friuli Venezia
Giulia e le difficoltà di realizzazione a partire anche dai
problemi di percezione del concetto che ne sta alla base.
Sullo sfondo della normativa internazionale e statale, Iacop ha
ricordato che la creazione delle Euroregioni, intese come
soggetti giuridici transnazionali in grado di assicurare una
cooperazione verticale (Stato-Regioni) e orizzontale (tra
Regioni) senza dar vita a un ulteriore livello di amministrazione
tra Stato e Regioni, va inquadrata nell'ambito della cooperazione
transfrontaliera, dimostratasi senza dubbio la forma più efficace
di cooperazione a livello locale. E la via comunitaria risulta
per ora l'unica percorribile per la creazione di una Euroregione.
E' un progetto che si inserisce nel contesto della formazione
della nuova Europa, più coesa, al cui interno non ci sono più
frontiere, in grado di diventare soggetto protagonista sulla
scena internazionale - ha affermato il sottosegretario agli
esteri Roberto Antonione, per il quale costruire una Euroregione
significa per le aree una volta divise da confine mettere insieme
risorse, servizi, interessi, decisioni.
Grande influenza, rispetto all'idea di Euroregione, hanno le
minoranze etniche e le condizioni di vita lungo il confine, per
il vicepresidente dell'Assemblea Nazionale della Slovenia Vasja
Klavora che, illustrando la realtà del suo Paese, ha ricordato
come per esso si ponga il problema di riorganizzare il territorio
con una diversa configurazione amministrativa.
Non solo le minoranze, ma anche i rapporti economici, le
infrastrutture, le attività sportive, la cultura fanno parte di
questa collaborazione che deve diventare anche più tecnica e
avere presupposti giuridici - ha insistito il presidente del
Landtag della Carinzia, Joerg Freunschlag, che, ricordando
l'esperienza quasi trentennale di Alpe-Adria si è soffermato
sulla creazione di una rete per l'integrazione delle strutture
sanitarie e ha sottolineato che accanto alla politica di buon
vicinato occorre fare progetti mettendo fondi comuni.
Il percorso storico dell'Euroregione è stato tracciato dal
direttore dell'ufficio affari europei della Stiria, Heidi
Zikulnig, che ha ricordato le molte esperienze avviate con
l'obiettivo di migliorare la competitività regionale elaborando
dei progetti per un lavoro congiunto.
In questo quadro si inserisce il lavoro del Comitato delle
Regioni, nato nel 1994 per supplire al deficit di democrazia
esistente nell'Ue che in realtà è una unione di minoranze, ha
sottolineato Isidoro Gottardo Capo delegazione italiana al
Comitato. Minoranze che si uniscono per garanzie di pace,
stabilità, convergenza, coesione sociale e per rendere
competitivo il sistema. Una coesione che deve diventare
integrazione: una strada significativamente tracciata anche
attraverso iniziative di scambio e sviluppo della conoscenza come
quelle realizzate attraverso il Progetto Erasmus che oggi
coinvolge 750 università in Europa. I giovani che vi partecipano
- ha concluso Gottardo - non sono né post-comunisti né
post-fascisti, sono cittadini europei che guardano allo sviluppo
competitivo dell'Europa senza rinunciare alla loro origine.
(foto in e-mail; immagini alle tv)