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Scuola di studi politici di Mosca, convegno su Euroregione

10.05.2005
17:26
(ACON) Trieste, 10 mag - MPB - La seconda giornata del seminario della Scuola di studi politici di Mosca in Friuli Venezia Giulia si è incentrata sostanzialmente sul tema dell'Euroregione: un progetto ambizioso a cui si lavora da tempo - ha detto il presidente del Consiglio regionale Alessandro Tesini introducendo i lavori ospitati nell'Aula consiliare - per cui Regioni di Paesi che si sono combattuti puntano ad arrivare a una entità che possa essere interlocutore unitario nei confronti sia dei Paesi che dell'Ue.

Un progetto che si inserisce nel solco di molte e diverse esperienze di collaborazione che si realizzano sia nell'ambito europeo sia con Paesi esterni all'Ue, e che stamani è stato delineato attraverso una pluralità di interventi che hanno disegnato anche geograficamente lo spazio di riferimento e hanno sollevato molto interesse fra gli ospiti, tesi ad approfondire il modo in cui rapportare esperienze simili alla complessa realtà regionalistica russa e a cogliere quali disponibilità alla cooperazione con le Regioni russe abbiano quelle dell'Ue.

Un quadro comunque complesso, sia perché le Regioni in Europa sono 300, ma solo 74 hanno un organo legislativo e ciò, come ha detto Tesini, impone di lavorare secondo geometrie variabili; sia per i molti organismi e le sedi di confronto e collaborazione via via costituiti, dalla Comunità di Alpe-Adria nata circa trent'anni, fa fino al Comitato delle Regioni e infine alla Assemblea delle Regioni d'Europa che costituiscono il terreno di riferimento.

L'assessore regionale per le relazioni internazionali e comunitarie Franco Iacop ha parlato di questo strumento di cooperazione europea inquadrando l'impegno del Friuli Venezia Giulia e le difficoltà di realizzazione a partire anche dai problemi di percezione del concetto che ne sta alla base.

Sullo sfondo della normativa internazionale e statale, Iacop ha ricordato che la creazione delle Euroregioni, intese come soggetti giuridici transnazionali in grado di assicurare una cooperazione verticale (Stato-Regioni) e orizzontale (tra Regioni) senza dar vita a un ulteriore livello di amministrazione tra Stato e Regioni, va inquadrata nell'ambito della cooperazione transfrontaliera, dimostratasi senza dubbio la forma più efficace di cooperazione a livello locale. E la via comunitaria risulta per ora l'unica percorribile per la creazione di una Euroregione.

E' un progetto che si inserisce nel contesto della formazione della nuova Europa, più coesa, al cui interno non ci sono più frontiere, in grado di diventare soggetto protagonista sulla scena internazionale - ha affermato il sottosegretario agli esteri Roberto Antonione, per il quale costruire una Euroregione significa per le aree una volta divise da confine mettere insieme risorse, servizi, interessi, decisioni.

Grande influenza, rispetto all'idea di Euroregione, hanno le minoranze etniche e le condizioni di vita lungo il confine, per il vicepresidente dell'Assemblea Nazionale della Slovenia Vasja Klavora che, illustrando la realtà del suo Paese, ha ricordato come per esso si ponga il problema di riorganizzare il territorio con una diversa configurazione amministrativa.

Non solo le minoranze, ma anche i rapporti economici, le infrastrutture, le attività sportive, la cultura fanno parte di questa collaborazione che deve diventare anche più tecnica e avere presupposti giuridici - ha insistito il presidente del Landtag della Carinzia, Joerg Freunschlag, che, ricordando l'esperienza quasi trentennale di Alpe-Adria si è soffermato sulla creazione di una rete per l'integrazione delle strutture sanitarie e ha sottolineato che accanto alla politica di buon vicinato occorre fare progetti mettendo fondi comuni.

Il percorso storico dell'Euroregione è stato tracciato dal direttore dell'ufficio affari europei della Stiria, Heidi Zikulnig, che ha ricordato le molte esperienze avviate con l'obiettivo di migliorare la competitività regionale elaborando dei progetti per un lavoro congiunto.

In questo quadro si inserisce il lavoro del Comitato delle Regioni, nato nel 1994 per supplire al deficit di democrazia esistente nell'Ue che in realtà è una unione di minoranze, ha sottolineato Isidoro Gottardo Capo delegazione italiana al Comitato. Minoranze che si uniscono per garanzie di pace, stabilità, convergenza, coesione sociale e per rendere competitivo il sistema. Una coesione che deve diventare integrazione: una strada significativamente tracciata anche attraverso iniziative di scambio e sviluppo della conoscenza come quelle realizzate attraverso il Progetto Erasmus che oggi coinvolge 750 università in Europa. I giovani che vi partecipano - ha concluso Gottardo - non sono né post-comunisti né post-fascisti, sono cittadini europei che guardano allo sviluppo competitivo dell'Europa senza rinunciare alla loro origine. (foto in e-mail; immagini alle tv)