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CR: pdl risorse idriche, relatore maggioranza, contenuti (6)

26.05.2005
13:12
(ACON) Trieste, 26 mag - RC - Il Consiglio regionale è passato all'esame del provvedimento con cui si darà attuazione alla legge sulla riforma delle risorse idriche, la nota legge Galli (5 gennaio 1994, n.36) contro la frammentazione dei servizi.

Relatore di maggioranza, Enrico Gherghetta (DS) ha ricordato come il Friuli Venezia Giulia sia l'ultima Regione a recepire la Galli, tranne un unico atto parziale con cui la Giunta ha individuato gli ambiti territoriali ottimali (ATO). Questo ritardo - ha detto - da un lato ci permette di evitare di ripetere errori che altri hanno fatto, dall'altro però ci vincola verso applicazioni ormai condivise su scala nazionale.

Il consigliere ha quindi reso noti dei dati su cui riflettere: il 97,5% dell'acqua nel mondo è salata, solo il 2,5% è dolce. Di questo 2,5%, il 69% è sotto forma di ghiaccio polare, il che significa che l'acqua dolce disponibile è appena lo 0,01% di tutta l'acqua della terra. L'incremento demografico e l'inquinamento del ciclo dell'acqua porteranno nel 2025 a ridurre del 50% i metri cubi pro capite nel mondo. Nel 2025 sono stimati in 3,5 miliardi di persone coloro che rientreranno nella categoria "water scarcity". Ma la nostra regione ci dice anche altro: nel 2003, nel giro di un mese, siamo passati dall'emergenza siccità all'emergenza alluvione; le falde si stanno abbassando; piove quanto prima ma non come prima, perché avanzano fenomeni di tropicalizzazione che portano a concretare le precipitazioni in tempi più ristretti; i bacini idrogeologici tradizionali sono in sofferenza, lo stesso gli impianti di depurazione e captazione; l'inquinamento è un dato presente.

La filosofia della legge in esame è semplice: difendiamo il bene acqua, promuoviamo la sua gestione pubblica, creiamo gestioni efficaci ed efficienti che possano essere immediatamente operative - ha proseguito Gherghetta. Potevamo fare gli ambiti su base idrografica invece che provinciale, come hanno fatto altre Regioni, ma abbiamo preferito non distruggere il sistema gestionale esistente, in larga parte di proprietà degli Enti locali, per non ingenerare un tracollo economico degli stessi che avrebbe avuto ricadute pesanti sui cittadini. Del resto, la scelta degli ambiti provinciali è stata fatta da ben 12 delle 19 Regioni interessate. L'obiettivo è un ambito unico regionale entro tot anni.

Intesa Democratica ha costruito un percorso tariffario che, pur rispettando la Galli (tariffa a copertura costi gestione e investimenti), ha previsto un meccanismo che sul consumo domestico salvaguardi il minimo vitale delle famiglie e penalizzi lo spreco d'acqua.

Guardando agli articoli più significativo della proposta, il 2 individua gli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) all'interno dei quali avverrà la gestione unitaria del servizio idrico integrato (il territorio è diviso in quattro ATO corrispondenti alle province; il 3 prefigura un unico ATO regionale come strumento principe per la difesa del bene acqua (la sua costituzione non ha più una data fissa perché avrebbe messo in crisi i piani di rientro finanziario dei gestori, ma ha una tempistica di 5 anni dopo l'avvio di almeno 3 dei 4 ATO previsti, in modo da evitare il diritto di veto di uno solo); il 4 autorizza il presidente della Regione a stipulare un accordo con il Veneto per costituire un ATO interregionale nel Bacino idrografico del Lemene; il 5 prevede la nascita delle Zone territoriali omogenee come opzione offerta ai Comuni che ritengono di mettere in evidenza le proprie peculiarità territoriali e idrogeologiche (aree montane e risorgive).

L'articolo 6 disciplina l'ipotesi del trasferimento di risorse idriche tra ATO, le convenzioni tra i gestori interessati, i prezzi; il 7 permette alla Regione di promuovere accordi internazionali per la gestione in comune delle risorse idriche e degli impianti di depurazione; l'8 stabilisce le forme della cooperazione (convenzione o consorzio di funzioni).

Con l'articolo 10 si prevede la nomina di un Commissario regionale, dall'11 al 17 si tratta le Autorità di ambito e si afferma che i Comuni stabiliscono il piano di ambito e le tariffe, i gestori erogano il servizio secondo il contratto, i Comuni poi controllano che il contratto di servizio sia rispettato nell'interesse dell'utenza; restano in capo alla Regione le funzioni di programmazione e indirizzo.

Tenuto conto che la disciplina dei servizi idrici incide su una materia delicata come quella delle tariffe e della tutela degli utenti, si è ritenuto con l'articolo 18 di istituire una Autorità regionale per la vigilanza sui servizi idrici stessi, così da garantirne quanto più possibile l'efficacia e l'efficienza. Si tratta di un organo monocratico, designato dal Consiglio regionale, che deve sentire il parere del forum di Agenda 21 regionale.

L'articolo 20, con la previsione dell'obbligo di inserire la Carta del servizio pubblico nella convenzione tipo, introduce il concetto di "servizio di qualità" inteso come standard vincolante, al quale il gestore deve riferirsi per definire la sua politica d'impresa. La Carta del servizio pubblico costituisce l'impegno che il gestore del servizio si assume nei confronti dei propri clienti, mentre con l'articolo 21 si istituiscono i Comitati consultivi degli utenti per ogni ATO.

Oggetto dell'articolo 25 è la tariffa del servizio idrico integrato (i detentori di pozzi pagano solo la fognatura e la depurazione nella misura di 200 litri abitante/giorno), del 26 è la costituzione di un Fondo regionale per il servizio idrico integrato che andrà in parte a compensare gli oneri che deriveranno dalla tariffa nelle zone montane, del 27 un Fondo regionale per lo sviluppo degli investimenti che in prima battuta sarà di 1,5 milioni di euro. Infine, è stato eliminato l'obbligo per i pozzi privati del controllo annuale oneroso: tale azione si somma all'indicazione data all'ARPA di monitoraggio dei corpi idrici superficiali e sotterranei.

I lavori sono stati sospesi e riprenderanno alle 14.30.

(foto in e-mail; immagini alle tv)

(segue)