CR: pdl risorse idriche, i relatori di minoranza (7)
(ACON) Trieste, 26 mag - RC - Le contrarietà che abbiamo
riscontrato su questo testo - così il relatore di minoranza Paolo
Ciani (AN) sul riordino del sistema idrico proposto dalla
maggioranza - iniziano dal primo articolo, le finalità, dove non
si parla della salvaguardia ambientale dell'acqua. Anche lui ha,
poi, contestato l'aver scelto i confini provinciali per gli ATO e
non i bacini idrografici, creando grosse confusioni anche con le
situazioni esistenti come il caso clamoroso di Forgaria che, pur
essendo inserito nella provincia di Udine, ha un
approvvigionamento idrico con l'acquedotto della Val d'Arzino,
nel Pordenonese.
Alleanza Nazionale - ha reso noto - sostiene che dovrebbero
trovar spazio 7 bacini ottimali: quelli che coincidono con le
province di Trieste e Gorizia, uno riguardante la montagna
friulana e uno l'area a Sud della linea delle risorgive, uno che
dovrebbe coincidere con la parte rimanente della provincia di
Udine ad esclusione del Comune di Forgaria, uno sarebbe il bacino
interregionale e l'ultimo la parte rimanente della provincia di
Pordenone. Siamo fortemente contrari alla costituzione del bacino
unico regionale che aprirà le porte in maniera definitiva alle
lobby delle società per azioni; si creeranno organismi paralleli
all'interno delle autorità d'ambito e la maggiorazione tariffaria
per finanziare progetti in paesi carenti di acqua potabile; vi
sarà una concentrazione della tariffa sui consumi medio/alti e
solo in alcune parti del territorio, così le famiglie dovranno
usare meno acqua e le aziende saranno tartassate sui costi di
approvvigionamento e depurazione.
Siamo, quindi, contrari all'applicazione della legge Galli perché
distante dalle esigenze del nostro territorio, una normativa che
porterà inevitabilmente a raddoppiare i costi del servizio idrico
intergrato sulle spalle dei cittadini e aprirà le porte alle
gestioni delle società per azioni, che avranno l'unico scopo di
fare utili di cassa.
Secondo relatore di minoranza, Daniele Galasso (FI) ha affermato
che, per quanto riguarda "il nuovo che avanza", non ha notato
grandi salti in avanti se non per i maggiori costi a carico dei
cittadini.
Qui - ha detto - si rischia solo un passaggio di mano da un
monopolio pubblico locale a uno privato o misto: il mercato va
bene, ma in questo caso deve essere più forte il ruolo pubblico.
Chiarito ciò, condivido tutti i principi nobili della riforma,
dall'acqua bene pubblico da utilizzare secondo criteri di
solidarietà alla separazione tra titolarità intesa come
indirizzo-regolamentazione-controllo che spetta agli Enti locali
e gestione che deve essere assegnata a società di capitali,
dall'affidamento diretto del servizio (in house) a soggetti
gestori a totale capitale pubblico (ciò per proteggere gli
investimenti e mantenere la funzione di controllo degli Enti
locali) alla tutela delle concessioni in capo alle società
quotate in borsa.
Vi sono, poi, i punti che la maggioranza ha accettato di
modificare accogliendo i suggerimenti dell'opposizione: la
costituzione del Fondo regionale per lo sviluppo degli
investimenti per il servizio idrico integrato; l'uso senza
aggravio dei pozzi privati per uso domestico; un parziale rinvio
temporale della costituzione dell'ATO regionale; un piccolo
riconoscimento per il ruolo delle Province nelle Assemblee
d'ambito; la semplificazione delle procedure di certificazione
dei bilanci per i piccoli gestori.
Resta comunque aperta la discussione su almeno due problemi
principali: la dimensione degli ATO con l'incombenza dell'ambito
unico regionale; le inique modalità di riparto tra gli Enti
locali delle quote di rappresentanza in seno alla Conferenza
d'ambito e all'Assemblea d'ambito.
L'impianto generale del progetto è coerente con la
normativa-quadro, mentre una parte dei contenuti non è
condivisibile per Roberto Molinaro (UDC), terzo relatore, perché
non adeguati ad assicurare l'effettiva organizzazione del
servizio idrico integrato nel Friuli Venezia Giulia.
Così le specifiche parti per lui oggetto di censura: la
costituzione, tra alcuni anni da parte della Giunta, di un unico
ambito territoriale regionale con una situazione di provvisorietà
negativa e un segnale di nuovo centralismo della Regione;
l'individuazione di zone territoriali omogenee all'interno dei
quattro ATO che si rivela solo una garanzia beffa; l'approvazione
con norma di allegati contenenti schemi di atti amministrativi
con i quali organizzare forme e modi di cooperazione tra Comuni e
Province; lo scarso ruolo delle Province nel funzionamento delle
Autorità d'ambito.
E ancora: la previsione demagogica al 2010 per la riduzione degli
sprechi, con una percentuale (10%) non quantificata rispetto alle
dimensioni attuali; nessuna tutela riservata ai Comuni piccoli;
la specifica riservata alla Carta del servizio pubblico sulla
tutela delle esigenze della minoranza slovena; la non
partecipazione degli utenti al capitale sociale delle aziende
concessionarie del servizio idrico integrato e la mancata
salvaguardia del personale attualmente impegnato presso i
soggetti gestori; quanto stabilito per il problema dei pozzi.
Il relatore di minoranza Claudio Violino, primo firmatario della
proposta di legge della Lega Nord che ha affiancato il disegno
della Giunta, ha contestato che tra le finalità non ci sia
attenzione alle politiche extra-settoriali (ossia comprensive di
interventi negli ambiti dell'industria, dell'agricoltura, delle
cave e discariche) in grado di arginare il fenomeno
dell'inquinamento idrico.
In secondo luogo, ha criticato la scelta dei quattro ATO
corrispondenti alle province, senza tener conto delle
caratteristiche idrografiche e geomorfologiche del territorio,
operazione puramente politica e con conseguenze di disparità di
tariffe: la Provincia di Udine dovrà sostenere anche le spese per
le infrastrutture della Carnia, mentre i cittadini di Trieste
pagheranno tariffe più basse dal momento che dovranno contribuire
a realizzazioni e manutenzioni su un territorio molto meno
esteso. Per lui occorre, invece, istituire un sub-ambito per
ciascuna area idrografica omogenea e un monitoraggio permanente
delle falde, avviando urgentemente l'opera di risanamento dagli
inquinanti.
Da ultimo, le sue osservanze vanno alle disparità linguistiche:
se in ben due occasioni vengono sottolineate le esigenze della
minoranza slovena di potersi esprimere nella propria lingua
(articoli 18 e 20), non una parola - ha sottolineato Violino -
viene spesa per i friulani e le altre minoranze.
(segue)