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CR: pdl risorse idriche, i relatori di minoranza (7)

26.05.2005
15:50
(ACON) Trieste, 26 mag - RC - Le contrarietà che abbiamo riscontrato su questo testo - così il relatore di minoranza Paolo Ciani (AN) sul riordino del sistema idrico proposto dalla maggioranza - iniziano dal primo articolo, le finalità, dove non si parla della salvaguardia ambientale dell'acqua. Anche lui ha, poi, contestato l'aver scelto i confini provinciali per gli ATO e non i bacini idrografici, creando grosse confusioni anche con le situazioni esistenti come il caso clamoroso di Forgaria che, pur essendo inserito nella provincia di Udine, ha un approvvigionamento idrico con l'acquedotto della Val d'Arzino, nel Pordenonese.

Alleanza Nazionale - ha reso noto - sostiene che dovrebbero trovar spazio 7 bacini ottimali: quelli che coincidono con le province di Trieste e Gorizia, uno riguardante la montagna friulana e uno l'area a Sud della linea delle risorgive, uno che dovrebbe coincidere con la parte rimanente della provincia di Udine ad esclusione del Comune di Forgaria, uno sarebbe il bacino interregionale e l'ultimo la parte rimanente della provincia di Pordenone. Siamo fortemente contrari alla costituzione del bacino unico regionale che aprirà le porte in maniera definitiva alle lobby delle società per azioni; si creeranno organismi paralleli all'interno delle autorità d'ambito e la maggiorazione tariffaria per finanziare progetti in paesi carenti di acqua potabile; vi sarà una concentrazione della tariffa sui consumi medio/alti e solo in alcune parti del territorio, così le famiglie dovranno usare meno acqua e le aziende saranno tartassate sui costi di approvvigionamento e depurazione.

Siamo, quindi, contrari all'applicazione della legge Galli perché distante dalle esigenze del nostro territorio, una normativa che porterà inevitabilmente a raddoppiare i costi del servizio idrico intergrato sulle spalle dei cittadini e aprirà le porte alle gestioni delle società per azioni, che avranno l'unico scopo di fare utili di cassa.

Secondo relatore di minoranza, Daniele Galasso (FI) ha affermato che, per quanto riguarda "il nuovo che avanza", non ha notato grandi salti in avanti se non per i maggiori costi a carico dei cittadini.

Qui - ha detto - si rischia solo un passaggio di mano da un monopolio pubblico locale a uno privato o misto: il mercato va bene, ma in questo caso deve essere più forte il ruolo pubblico. Chiarito ciò, condivido tutti i principi nobili della riforma, dall'acqua bene pubblico da utilizzare secondo criteri di solidarietà alla separazione tra titolarità intesa come indirizzo-regolamentazione-controllo che spetta agli Enti locali e gestione che deve essere assegnata a società di capitali, dall'affidamento diretto del servizio (in house) a soggetti gestori a totale capitale pubblico (ciò per proteggere gli investimenti e mantenere la funzione di controllo degli Enti locali) alla tutela delle concessioni in capo alle società quotate in borsa.

Vi sono, poi, i punti che la maggioranza ha accettato di modificare accogliendo i suggerimenti dell'opposizione: la costituzione del Fondo regionale per lo sviluppo degli investimenti per il servizio idrico integrato; l'uso senza aggravio dei pozzi privati per uso domestico; un parziale rinvio temporale della costituzione dell'ATO regionale; un piccolo riconoscimento per il ruolo delle Province nelle Assemblee d'ambito; la semplificazione delle procedure di certificazione dei bilanci per i piccoli gestori.

Resta comunque aperta la discussione su almeno due problemi principali: la dimensione degli ATO con l'incombenza dell'ambito unico regionale; le inique modalità di riparto tra gli Enti locali delle quote di rappresentanza in seno alla Conferenza d'ambito e all'Assemblea d'ambito.

L'impianto generale del progetto è coerente con la normativa-quadro, mentre una parte dei contenuti non è condivisibile per Roberto Molinaro (UDC), terzo relatore, perché non adeguati ad assicurare l'effettiva organizzazione del servizio idrico integrato nel Friuli Venezia Giulia.

Così le specifiche parti per lui oggetto di censura: la costituzione, tra alcuni anni da parte della Giunta, di un unico ambito territoriale regionale con una situazione di provvisorietà negativa e un segnale di nuovo centralismo della Regione; l'individuazione di zone territoriali omogenee all'interno dei quattro ATO che si rivela solo una garanzia beffa; l'approvazione con norma di allegati contenenti schemi di atti amministrativi con i quali organizzare forme e modi di cooperazione tra Comuni e Province; lo scarso ruolo delle Province nel funzionamento delle Autorità d'ambito.

E ancora: la previsione demagogica al 2010 per la riduzione degli sprechi, con una percentuale (10%) non quantificata rispetto alle dimensioni attuali; nessuna tutela riservata ai Comuni piccoli; la specifica riservata alla Carta del servizio pubblico sulla tutela delle esigenze della minoranza slovena; la non partecipazione degli utenti al capitale sociale delle aziende concessionarie del servizio idrico integrato e la mancata salvaguardia del personale attualmente impegnato presso i soggetti gestori; quanto stabilito per il problema dei pozzi.

Il relatore di minoranza Claudio Violino, primo firmatario della proposta di legge della Lega Nord che ha affiancato il disegno della Giunta, ha contestato che tra le finalità non ci sia attenzione alle politiche extra-settoriali (ossia comprensive di interventi negli ambiti dell'industria, dell'agricoltura, delle cave e discariche) in grado di arginare il fenomeno dell'inquinamento idrico.

In secondo luogo, ha criticato la scelta dei quattro ATO corrispondenti alle province, senza tener conto delle caratteristiche idrografiche e geomorfologiche del territorio, operazione puramente politica e con conseguenze di disparità di tariffe: la Provincia di Udine dovrà sostenere anche le spese per le infrastrutture della Carnia, mentre i cittadini di Trieste pagheranno tariffe più basse dal momento che dovranno contribuire a realizzazioni e manutenzioni su un territorio molto meno esteso. Per lui occorre, invece, istituire un sub-ambito per ciascuna area idrografica omogenea e un monitoraggio permanente delle falde, avviando urgentemente l'opera di risanamento dagli inquinanti.

Da ultimo, le sue osservanze vanno alle disparità linguistiche: se in ben due occasioni vengono sottolineate le esigenze della minoranza slovena di potersi esprimere nella propria lingua (articoli 18 e 20), non una parola - ha sottolineato Violino - viene spesa per i friulani e le altre minoranze.

(segue)