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CR: legge lavoro, i relatori; Blasoni (4)

13.07.2005
12:18
(ACON) Trieste, 13 lug - RC - Massimo Blasoni (FI), relatore di minoranza, ha fornito alcuni dati sull'economia regionale che evidenziano situazioni di crisi in aree da sempre trainanti, come il distretto industriale di Manzano: se nel 2000 la cassa integrazione nel settore legno-mobili ha autorizzato 18.870 ore, nel 2004 queste sono diventate 142.535; secondo uno studio della CCIAA di Udine, il numero delle imprese con sede nel manzanese è calato dell'8,5% (da 4.604 a 4.436) mentre le previsioni per il 2005 parlano di un possibile ulteriore calo del 4-5%.

Con riferimento ai periodi gennaio-marzo e aprile-giugno 2004, l'ISTAT ha rilevato, per il Friuli Venezia Giulia, che le forze lavoro hanno registrato una diminuzione del 3,4% (-18mila unità) nel primo trimestre, mentre nel secondo si è registrato un aumento dell'1,5% (+ 8.000 unità), però il numero di persone in cerca di occupazione è salito rispetto a un anno prima di circa 4.000 unità (+ 22,2%) e ciò ha causato un aumento del tasso di disoccupazione, passato dal 3,5% al 4,2% (nel Nord-Est é del 3,8%). Pure nel 2003 si è registrato un aumento del tasso di disoccupazione (con particolare riferimento a Udine, Gorizia e Pordenone), fatto che dimostra un generale trend negativo.

Passando alla proposta della Giunta, Blasoni chiede se sia effettivamente possibile ridurre gli elementi di flessibilità senza penalizzare ancora di più le imprese, già a confronto con Paesi con manodopera a basso costo. La norma enuncia principi lodevoli, ma le misure concrete, chi siano i beneficiari, l'entità degli incentivi e la loro durata sono quasi sempre rimandati ai regolamenti, atti flessibili certo, ma che non sottostanno al vaglio del Consiglio regionale. Nel disegno di legge originario era pressoché assente il connubio lavoratore/datore di lavoro, invece imprescindibile per la promozione dell'occupazione; da qui la richiesta, in parte accolta, di Forza Italia di sostenere le imprese che assumono e riducono la precarietà e di introdurre il più vasto concetto di "datori di lavoro" tra quelli previsti all'articolo 1 dove, sempre grazie a FI, ora è prevista anche la famiglia.

Resta la contrarietà alla ricostituzione dell'Agenzia regionale del lavoro: nella passata legislatura, su iniziativa dell'allora assessore Giorgio Venier Romano, l'Agenzia fu chiusa nel momento in cui furono devoluti alle Province competenze, mezzi finanziari e personale dedicati a gestire i settori del lavoro, della cooperazione sociale e dell'inserimento lavorativo dei disabili. Al contempo, si diede vita a un apposito Servizio regionale del lavoro che tuttora esiste: riaprire dunque l'Agenzia è solo un duplicato della Direzione regionale del Lavoro, della Direzione regionale della Formazione professionale e delle quattro Amministrazioni provinciali che se ne occupano.

Fonte di preoccupazione sono i neolaureati assunti dalle aziende con forme contrattuali che non li garantiscono: se si applicasse la Legge Biagi (è del 2003), che prevede di innalzare l'età per accedere all'apprendistato dai 24 ai 29 anni e accresce la sua durata sino a 6 anni, si consentirebbe di fatto anche ai neodottori di accedere a questo istituto. Manca, infine, il coinvolgimento delle Province nella validazione delle convenzioni per l'inserimento lavorativo dei disabili; è opportuno definire per legge le istituzioni cui fanno capo i Servizi di integrazione lavorativa (SIL): per noi devono fare riferimento alle Province.

(segue)