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IV Comm: indagine epidemiologica laguna Marano e Grado

21.07.2005
13:49
(ACON) Trieste, 21 lug - RC - Ancora una mattinata di audizioni sulla situazione della laguna di Marano e Grado, per la IV Commissione consiliare presieduta da Uberto Fortuna Drossi (Citt). Dopo il dragaggio dei fanghi, questa volta al centro dell'attenzione sono stati i dati epidemiologici del periodo aprile 1999 - settembre 2001 sull'esposizione al mercurio delle madri e dei neonati residenti in zona.

Dall'Azienda per i servizi sanitari 2 "Isontina" si è appreso che, nel 2001, il campionamento dei pesci nella laguna di Grado aveva registrato un valore di mercurio superiore ai limiti consentiti, causa contaminazione naturale ma anche attività industriali. Si è, perciò, istituito un protocollo che prevede l'accreditamento per le aziende delle valli da pesca che lo sottoscrivono e i cui livelli di contaminazione rientrano nei parametri. Le altre subiscono controlli quotidiani al mercato del pesce di Grado. Tra quelle che hanno aderito al protocollo, solo due hanno ottenuto l'accreditamento.

L'ASS 5 "Bassa Friulana" ha, invece, proposto di riprendere con l'Università di Udine lo studio del rischio epidemiologico legato agli alimenti iniziato nel '99, per aggiungere ai dati degli effetti immediati dell'ingestione di cibo contaminato da mercurio quelli degli effetti registrati nel tempo.

Quale commissario delegato per la laguna di Marano e Grado, Paolo Ciani ha reso noti i dati dell'indagine condotta dall'Università di Udine: in generale, non sono stati rilevati effetti tossici, anche se i risultati dello studio completato nel 2002 sui bambini potevano essere chiari solo con un proseguimento sino alla loro età di 3-6 anni. Si raccomanda poi, in via precauzionale, che le donne in stato di gravidanza o in procinto di esserlo siano avvisate di non consumare pesce al di sopra di 2-3 porzioni alla settimana, ma si consiglia che assumano almeno 3-4 porzioni al mese scegliendo tra i non carnivori e di pezzatura piccola, perché studi internazionali hanno evidenziato benefici al feto alla madre; un'ulteriore raccomandazione riguarda il monitoraggio dei livelli di mercurio nel pesce, per puntualizzare meglio le esposizioni individuali in funzione delle abitudini della popolazione.

Ciani ha quindi fatto presente la sua intenzione di attivare nuovi strumenti di indagine epidemiologica, avvalendosi anche dello specifico laboratorio di Lubiana e dell'Università di Udine, e di avere già comunicato la cosa alle ASS di Palmanova e Gorizia nonché all'assessore regionale alla Salute, Ezio Beltrame. Si tratterà - ha detto - di seguire i 243 bambini già analizzati sino al 2007, identificare altre 400 donne in gravidanza che più probabilmente possono essere esposte al mercurio e poi seguire i neonati nei 18 mesi successivi alla loro nascita, studiare un campione di giovani, di adulti e di anziani in loro diverse performance. E' mia intenzione - ha puntualizzato Ciani - proseguire in questa direzione indipendentemente da cosa dirà la Regione.

I rappresentanti dell'ARPA hanno parlato dello studio della provenienza e dei valori del mercurio, condotto nel quadro generale del bilancio idrogeologico della laguna. I carotaggi hanno infatti registrato i valori dei cloruri, dei solidi sospesi, dei conducibili, dell'ossigeno disciolto e della temperatura dell'acqua. Il loro suggerimento è che si effettui un'ulteriore verifica dei rilevamenti e si registrino maggiori dati visto che è cambiato il metodo di raccolta dei campioni, che si approfondisca l'aspetto idrologico e si istituisca un censimento dei campioni, si studi la quantità dei pesci presenti ma anche l'apporto che i corsi fluviali danno alla laguna.

Legambiente ha criticato l'approccio di chi sostiene che sì, forse c'è un'emergenza, ma solo limitata perché c'è del pesce contaminato, ma basta consumarlo una sola volta al mese, poi ce n'è altro che si può mangiare tre volte al mese, che c'è quello per le donne in stato interessante e quello per gli anziani. E' tutto il sistema della sicurezza che non è accettabile - è stato affermato - e che ignora il principio della prevenzione.

Da ultimo, il direttore del Consorzio per lo sviluppo industriale di Monfalcone ha parlato della soluzione per trasferire il materiale proveniente dalla foce dell'Aussa Corno e dal canale di Barbana e trattato presso l'impianto di recupero dei fanghi di dragaggio Monfalcone Ambiente. L'impianto ha noleggiato una chiatta con portata di mille tonnellate per gestire al meglio il materiale di dragaggio e ha realizzato uno studio in scala di laboratorio mediante il quale è stato analizzato quello da sottoporre a disidratazione. Ciò ha reso possibile individuare le tecniche ottimali per le differenti tipologie e ottenere la massima resa dell'intero processo, ovvero raggiungere il trattamento di 500 tonnellate al giorno per tutte le tipologie.

(immagini e intervista alle tv)