CR: pdl asili nido, relazioni Guerra, Molinaro (6)
(ACON) Trieste, 26 lug - RC - L'approvazione di una disciplina
organica sui servizi alla prima infanzia - è la tesi della
relatrice di minoranza, Alessandra Guerra (LN) - risponde
indubbiamente alla necessità di svecchiare gli strumenti
legislativi regionali in questo settore. Se, pertanto, la
finalità della proposta di legge è più che apprezzabile, essa è
di fatto rimasta inalterata rispetto alla struttura originaria,
senza che siano stati colti gli elementi di rilievo che anche il
testo della minoranza presentava.
Il testo risente di un'impostazione che non riconosce a pieno
l'offerta dei privati - oltre la metà dei posti in FVG - e la
loro autonomia in ambito organizzativo, didattico e pedagogico,
riconoscimento che non sarebbe autogestione, ossia assenza di
standard strutturali e organizzativi, ma costruzione di un
sistema integrato dei servizi della prima infanzia, ovvero
promuovere la qualità dei servizi garantendo la libertà di scelta
delle famiglie.
Già in passato - ha proseguito la Guerra - la Lega Nord aveva
promosso le strutture private con una legge che consentiva loro
di ricevere contributi in proporzione al numero di bambini
accolti e sulla base di un progetto di incremento degli standard
qualitativi. Ci auguriamo che la maggioranza - che ha da poco
rifinanziato questa normativa - ponga presto rimedio ai gravi
ritardi nell'erogazione dei contributi delle annualità precedenti
e sappia cogliere l'opportunità di una comunicazione diretta
Regione-strutture private. Attualmente, infatti, la Regione le
finanzia solo attraverso i Comuni che stipulano convenzioni con
le stesse, perciò manca un monitoraggio della realtà dei servizi
privati.
Alcune proposte della Lega sono state accolte in Commissione, ad
esempio è stato inserito il concetto di "servizi educativi
familiari" che trova le sue origini nelle Tagger Mutter
altoatesine: si tratta del servizio svolto da operatori preparati
che prestano la propria attività educativa e di assistenza in
modo stabile e continuativo presso una o più famiglie che mettono
a disposizione il proprio domicilio. In Aula si cercherà di
rafforzare questa figura anche con l'istituzione di un Registro
regionale che consenta alle famiglie interessate di contattare
gli educatori professionali più vicini alla propria zona di
residenza.
Sono, quindi, stati inseriti alcuni correttivi a tutela della
pari dignità dei servizi privati e altrettanti saranno proposti
al fine di concretizzare tale parità, a partire dall'equa
partecipazione di operatori pubblici e privati in seno al
Comitato di coordinamento pedagogico e organizzativo.
Il testo in esame - ha proseguito Roberto Molinaro (UDC), ultimo
relatore di minoranza - costituisce una disciplina di settore
esaustiva, quasi un testo unico, ma ciò è vanificato da taluni
contenuti fortemente limitanti lo sviluppo dei servizi. La nuova
disciplina deve porsi l'obiettivo di una significativa crescita
delle opportunità di servizi da assicurare alle famiglie dal
momento che, nei nidi d'infanzia in particolare, la disponibilità
di posti è solo di 10,8 ogni 100 bambini da 0 a 2 anni, per
complessivi 3.512 posti, a fronte di una media europea attestata
sul 30%.
Le 126 strutture in attività non sono omogeneamente distribuite;
le rette sono tra le più alte d'Italia: la media nazionale è di
261,30 euro/mese; a Udine, invece, si pagano mediamente 454,40
euro/mese; le politiche regionali in materia di famiglia sono
poche e scarsamente incisive; anche l'attuale spesa corrente per
il settore (5,2 milioni di euro di quota parte del Fondo sociale
regionale per il 2004) è insufficiente quantitativamente e
qualitativamente, dal momento che attraverso i Comuni sostiene la
sola gestione delle strutture pubbliche e del privato sociale
convenzionate.
Tre le grandi questioni disattese nel testo in esame:
il pluralismo educativo, la sussidiarietà sociale e il relativo
ruolo di Comuni, Province e Regione: si prevede che i Comuni
assicurino il coordinamento del "sistema", ciò è una spesa
aggiuntiva per loro, che esula dalle loro funzioni; il ruolo
dell'ente pubblico diviene quello di regolatore e garante, con
una costante attività di verifica ma questo punto è fortemente
carente; si è voluto attribuire al Comune anche ciò che non è
opportuno che il Comune faccia, come il controllore-controllato
dei propri servizi; il testo è l'ennesima dimostrazione che la
devolution, per Illy e Intesa Democratica, ancora una volta si
ferma alle parole;
la libertà di scelta delle famiglie e l'utilizzo delle risorse
finanziarie: fermo restando che la quantificazione delle risorse
finanziarie disponibili non è stata ancora definita, le linee di
spesa ipotizzate sono contraddittorie, fortemente discriminanti
per le famiglie nella loro scelta educativa e controproducenti
rispetto allo sviluppo quantitativo e qualitativo dei servizi da
perseguire; si prevede che l'abbattimento delle rette a carico
delle famiglie riguardi solo le strutture pubbliche e quelle
private accreditate e convenzionate e non indistintamente tutte
quelle accreditate;
realizzare un sistema educativo integrato per la prima infanzia:
l'eterogeneità degli interlocutori - famiglie, istituzioni
pubbliche, operatori del privato sociale e imprenditori del
settore dei servizi - impone chiarezza di riferimenti; la
presenza obbligatoria della figura dell'educatore costituisce un
aggravio di costi che si ripercuoterà negativamente sullo
sviluppo di tale tipologia di servizi; la disciplina transitoria
dovrebbe collocare i servizi in attività, in relazione al loro
livello di cooperazione con le istituzioni locali, già entro il
nuovo sistema autorizzazione/accreditamento, con le necessarie
tempistiche per gli adeguamenti ai nuovi standard e per un
periodo di due/tre anni le risorse finanziarie per gli
investimenti andrebbero vincolate a tale finalità.
(segue)