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CR: pdl asili nido, relazioni Guerra, Molinaro (6)

26.07.2005
11:33
(ACON) Trieste, 26 lug - RC - L'approvazione di una disciplina organica sui servizi alla prima infanzia - è la tesi della relatrice di minoranza, Alessandra Guerra (LN) - risponde indubbiamente alla necessità di svecchiare gli strumenti legislativi regionali in questo settore. Se, pertanto, la finalità della proposta di legge è più che apprezzabile, essa è di fatto rimasta inalterata rispetto alla struttura originaria, senza che siano stati colti gli elementi di rilievo che anche il testo della minoranza presentava.

Il testo risente di un'impostazione che non riconosce a pieno l'offerta dei privati - oltre la metà dei posti in FVG - e la loro autonomia in ambito organizzativo, didattico e pedagogico, riconoscimento che non sarebbe autogestione, ossia assenza di standard strutturali e organizzativi, ma costruzione di un sistema integrato dei servizi della prima infanzia, ovvero promuovere la qualità dei servizi garantendo la libertà di scelta delle famiglie.

Già in passato - ha proseguito la Guerra - la Lega Nord aveva promosso le strutture private con una legge che consentiva loro di ricevere contributi in proporzione al numero di bambini accolti e sulla base di un progetto di incremento degli standard qualitativi. Ci auguriamo che la maggioranza - che ha da poco rifinanziato questa normativa - ponga presto rimedio ai gravi ritardi nell'erogazione dei contributi delle annualità precedenti e sappia cogliere l'opportunità di una comunicazione diretta Regione-strutture private. Attualmente, infatti, la Regione le finanzia solo attraverso i Comuni che stipulano convenzioni con le stesse, perciò manca un monitoraggio della realtà dei servizi privati.

Alcune proposte della Lega sono state accolte in Commissione, ad esempio è stato inserito il concetto di "servizi educativi familiari" che trova le sue origini nelle Tagger Mutter altoatesine: si tratta del servizio svolto da operatori preparati che prestano la propria attività educativa e di assistenza in modo stabile e continuativo presso una o più famiglie che mettono a disposizione il proprio domicilio. In Aula si cercherà di rafforzare questa figura anche con l'istituzione di un Registro regionale che consenta alle famiglie interessate di contattare gli educatori professionali più vicini alla propria zona di residenza.

Sono, quindi, stati inseriti alcuni correttivi a tutela della pari dignità dei servizi privati e altrettanti saranno proposti al fine di concretizzare tale parità, a partire dall'equa partecipazione di operatori pubblici e privati in seno al Comitato di coordinamento pedagogico e organizzativo.

Il testo in esame - ha proseguito Roberto Molinaro (UDC), ultimo relatore di minoranza - costituisce una disciplina di settore esaustiva, quasi un testo unico, ma ciò è vanificato da taluni contenuti fortemente limitanti lo sviluppo dei servizi. La nuova disciplina deve porsi l'obiettivo di una significativa crescita delle opportunità di servizi da assicurare alle famiglie dal momento che, nei nidi d'infanzia in particolare, la disponibilità di posti è solo di 10,8 ogni 100 bambini da 0 a 2 anni, per complessivi 3.512 posti, a fronte di una media europea attestata sul 30%.

Le 126 strutture in attività non sono omogeneamente distribuite; le rette sono tra le più alte d'Italia: la media nazionale è di 261,30 euro/mese; a Udine, invece, si pagano mediamente 454,40 euro/mese; le politiche regionali in materia di famiglia sono poche e scarsamente incisive; anche l'attuale spesa corrente per il settore (5,2 milioni di euro di quota parte del Fondo sociale regionale per il 2004) è insufficiente quantitativamente e qualitativamente, dal momento che attraverso i Comuni sostiene la sola gestione delle strutture pubbliche e del privato sociale convenzionate.

Tre le grandi questioni disattese nel testo in esame:

il pluralismo educativo, la sussidiarietà sociale e il relativo ruolo di Comuni, Province e Regione: si prevede che i Comuni assicurino il coordinamento del "sistema", ciò è una spesa aggiuntiva per loro, che esula dalle loro funzioni; il ruolo dell'ente pubblico diviene quello di regolatore e garante, con una costante attività di verifica ma questo punto è fortemente carente; si è voluto attribuire al Comune anche ciò che non è opportuno che il Comune faccia, come il controllore-controllato dei propri servizi; il testo è l'ennesima dimostrazione che la devolution, per Illy e Intesa Democratica, ancora una volta si ferma alle parole;

la libertà di scelta delle famiglie e l'utilizzo delle risorse finanziarie: fermo restando che la quantificazione delle risorse finanziarie disponibili non è stata ancora definita, le linee di spesa ipotizzate sono contraddittorie, fortemente discriminanti per le famiglie nella loro scelta educativa e controproducenti rispetto allo sviluppo quantitativo e qualitativo dei servizi da perseguire; si prevede che l'abbattimento delle rette a carico delle famiglie riguardi solo le strutture pubbliche e quelle private accreditate e convenzionate e non indistintamente tutte quelle accreditate;

realizzare un sistema educativo integrato per la prima infanzia: l'eterogeneità degli interlocutori - famiglie, istituzioni pubbliche, operatori del privato sociale e imprenditori del settore dei servizi - impone chiarezza di riferimenti; la presenza obbligatoria della figura dell'educatore costituisce un aggravio di costi che si ripercuoterà negativamente sullo sviluppo di tale tipologia di servizi; la disciplina transitoria dovrebbe collocare i servizi in attività, in relazione al loro livello di cooperazione con le istituzioni locali, già entro il nuovo sistema autorizzazione/accreditamento, con le necessarie tempistiche per gli adeguamenti ai nuovi standard e per un periodo di due/tre anni le risorse finanziarie per gli investimenti andrebbero vincolate a tale finalità.

(segue)