Corecom: comunicazione istituzionale di enti pubblici
(ACON) Trieste, 12 set - COM/AB - "Per le amministrazioni
pubbliche e gli enti locali la comunicazione istituzionale non è
un lusso superfluo, ma addirittura un obbligo regolamentato dalla
legge".
La precisazione viene da Franco Del Campo, presidente del
Comitato regionale per le comunicazioni del Friuli Venezia Giulia
(Corecom FVG) e si riferisce all'applicazione della legge
"Gasparri" (n. 112/2004).
"Tutte le amministrazioni, ma anche gli enti pubblici ed
economici - continua Del Campo - sono tenute a comunicare
all'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni l'entità e la
ripartizione delle spese sostenute per la comunicazione
istituzionale sui mezzi di comunicazione di massa. Ma l'aspetto
più importante è che la legge precisa anche le proporzioni degli
investimenti tra i vari media: almeno il 60% deve essere
impegnato a favore di giornali, quotidiani e periodici e per il
15 per cento a favore dell'emittenza privata televisiva e
radiofonica locale".
L'Autorità, infatti, vigila - anche attraverso i Corecom - sulla
comunicazione pubblica a carattere pubblicitario su diversi mezzi
di comunicazione di massa, ed è l'organo competente per
l'accertamento, la contestazione e l'applicazioni delle eventuali
sanzioni.
La comunicazione relativa all'esercizio finanziario 2004,
-secondo le indicazioni dell'Autorità - è stata prorogata al 30
settembre 2005, con le modalità indicate sul sito
www.roc.infocamere.it. , e sono previste anche delle sanzioni
amministrative (da euro 1.040,00 a euro 5.200,00) per i pubblici
ufficiali e gli amministratori degli enti pubblici che non
adempiono agli obblighi di destinazione.
"Il senso della legge è molto chiaro - conclude il presidente del
Corecom FVG - e si riferisce al fatto che "viviamo in un'epoca di
videocrazia", secondo la definizione di Corrado Calabrò,
presidente dell'Autorità. In Italia, del resto, da una parte
perdura - sono sempre parole di Calabrò - la situazione di
concentrazione in capo ai due protagonisti Rai e Mediaset,
dall'altra la raccolta pubblicitaria della televisione supera il
54%, mentre in tutti gli altri Paesi europei è la carta stampata
ad attirare i maggiori investimenti pubblicitari. La legge
112/2004, che l'Autorità vuol far rispettare in modo "puntuale",
ha proprio l'obiettivo di riequilibrare questo divario, almeno
per quanto riguarda la pubblicità istituzionale, fissando delle
quote a favore della stampa e delle emittenti locali, che sono
una garanzia di pluralismo delle voci in un sistema
sostanzialmente fondato sul duopolio Rai-Mediaset".