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CR: Piano territoriale, relatore Menis (5)

10.11.2005
15:38
(ACON) Trieste, 10 nov - RC - La pianificazione territoriale del Friuli Venezia Giulia è stata operata attentamente a partire dalla fine degli anni '60. Tuttavia oggi sono gli stessi mutamenti delle condizioni sociali, economiche e politiche a livello internazionale, nonché la necessità di nuove e dinamiche relazioni con i Paesi europei e dell'Est Europa in particolare, a richiedere un rilancio delle prospettive complessive per non rimanere emarginati rispetto a importanti circuiti di sviluppo.

La riflessione è di Paolo Menis (Margh), relatore di maggioranza nel presentare il disegno di legge della Giunta sul Piano territoriale regionale (PTR), Piano che - a detta proprio del consigliere - può dare il proprio contributo al grande sforzo di cambiamento e al più ampio processo di innovazione in atto.

Obiettivo del ddl è ridefinire il quadro della pianificazione generale dettando, nel contempo, i principi di maggior rilievo ai quali lo stesso PTR dovrà attenersi. Tra questi, l'assegnazione ai Comuni della funzione pianificatrice, mentre la Regione riserva per sé la competenza sulle "risorse essenziali di interesse regionale" (aria, acqua, suolo, ecosistemi, paesaggio e documenti della cultura, sistemi infrastrutturali e tecnologici, sistemi degli insediamenti). Non è tuttavia esclusa la possibilità, per i Comuni, di ricercare soluzioni per una più efficace pianificazione sovra-comunale.

Gli obiettivi strategici del Piano attengono soprattutto allo sviluppo economico, alla qualità della vita delle persone, alla valorizzazione degli aspetti storici e culturali, alla conservazione di flora, fauna e paesaggio. Vanno sottolineati due aspetti: la scelta che la valenza paesaggistica sia resa contestualmente al PTR e la previsione dell'applicazione delle procedure di Agenda 21, oltre che della valutazione ambientale strategica, ai documenti del Piano.

Il Titolo II introduce norme per la localizzazione di infrastrutture strategiche, prevedendo la sospensione (massimo tre anni) al rilascio delle concessioni edilizie in contrasto con progetti dichiarati dalla Giunta regionale di interesse sovra-comunale, regionale o internazionale. La Società di trasformazione urbana regionale (STUR), da molti vista con sospetto, intende semplicemente introdurre un coinvolgimento organico degli enti locali e delle società a capitale pubblico. L'adesione del Comune alla STUR è condizione affinché la medesima operi nel Comune. Per quanto non regolamentato dalla norma regionale si applicano le disposizioni del decreto legislativo 267/2000, articolo 120, che regolamentano la Società di trasformazione urbana (STU).

Questo disegno di legge - ha concluso Menis - va letto tenendo presente quanto si sta preparando in altri progetti in materia di riordino delle autonomie locali, welfare, attuazione della legge Galli, assetto dei servizi e delle reti commerciali.

(segue)