CR: Piano territoriale, relatore Menis (5)
(ACON) Trieste, 10 nov - RC - La pianificazione territoriale
del Friuli Venezia Giulia è stata operata attentamente a partire
dalla fine degli anni '60. Tuttavia oggi sono gli stessi
mutamenti delle condizioni sociali, economiche e politiche a
livello internazionale, nonché la necessità di nuove e dinamiche
relazioni con i Paesi europei e dell'Est Europa in particolare, a
richiedere un rilancio delle prospettive complessive per non
rimanere emarginati rispetto a importanti circuiti di sviluppo.
La riflessione è di Paolo Menis (Margh), relatore di maggioranza
nel presentare il disegno di legge della Giunta sul Piano
territoriale regionale (PTR), Piano che - a detta proprio del
consigliere - può dare il proprio contributo al grande sforzo di
cambiamento e al più ampio processo di innovazione in atto.
Obiettivo del ddl è ridefinire il quadro della pianificazione
generale dettando, nel contempo, i principi di maggior rilievo ai
quali lo stesso PTR dovrà attenersi. Tra questi, l'assegnazione
ai Comuni della funzione pianificatrice, mentre la Regione
riserva per sé la competenza sulle "risorse essenziali di
interesse regionale" (aria, acqua, suolo, ecosistemi, paesaggio e
documenti della cultura, sistemi infrastrutturali e tecnologici,
sistemi degli insediamenti). Non è tuttavia esclusa la
possibilità, per i Comuni, di ricercare soluzioni per una più
efficace pianificazione sovra-comunale.
Gli obiettivi strategici del Piano attengono soprattutto allo
sviluppo economico, alla qualità della vita delle persone, alla
valorizzazione degli aspetti storici e culturali, alla
conservazione di flora, fauna e paesaggio. Vanno sottolineati due
aspetti: la scelta che la valenza paesaggistica sia resa
contestualmente al PTR e la previsione dell'applicazione delle
procedure di Agenda 21, oltre che della valutazione ambientale
strategica, ai documenti del Piano.
Il Titolo II introduce norme per la localizzazione di
infrastrutture strategiche, prevedendo la sospensione (massimo
tre anni) al rilascio delle concessioni edilizie in contrasto con
progetti dichiarati dalla Giunta regionale di interesse
sovra-comunale, regionale o internazionale. La Società di
trasformazione urbana regionale (STUR), da molti vista con
sospetto, intende semplicemente introdurre un coinvolgimento
organico degli enti locali e delle società a capitale pubblico.
L'adesione del Comune alla STUR è condizione affinché la medesima
operi nel Comune. Per quanto non regolamentato dalla norma
regionale si applicano le disposizioni del decreto legislativo
267/2000, articolo 120, che regolamentano la Società di
trasformazione urbana (STU).
Questo disegno di legge - ha concluso Menis - va letto tenendo
presente quanto si sta preparando in altri progetti in materia di
riordino delle autonomie locali, welfare, attuazione della legge
Galli, assetto dei servizi e delle reti commerciali.
(segue)