News


Tutore minori Francesco Milanese su questione aborto

26.11.2005
09:59
(ACON) Trieste, 26 nov - COM/AB - "Vi è una strumentalità ideologica ed elettorale sulla questione dell'aborto, così duramente emersa alle attenzioni della cronaca, che non ci consente di guardare con la necessaria attenzione a una questione in sé drammatica: pare che l'aborto nel nostro Paese sia un tabù di cui non si possa parlare, o di cui farsi belli verso un certo elettorato".

Lo afferma, in una nota, il Tutore dei minori della Regione Friuli Venezia Giulia Francesco Milanese che aggiunge:

"Prima di aprire un dibattito sul tema, sarebbe opportuno realizzare quella Relazione al Parlamento sullo stato di applicazione della legge 194 che manca da quasi un decennio. Come si può parlare di un fenomeno che non si conosce? I dati che vengono divulgati sono sempre incompleti e parziali. Ad esempio non si riesce a capire, ovvero a incrociare il dato sull'età dell'interruzione di gravidanza (IVG) e quello sul ritardo della maternità. È vero che nel nostro paese si partorisce in media a 30 anni e l'IVG si fa in media prima? Se così fosse allora l'IVG sarebbe un metodo anticoncezionale e ciò sarebbe contrario alla legge".

"Questo dato - aggiunge Milanese - emerge in modo evidente se si analizzano i dati relativi all'IVG nell'area minorile. Si tratta di dati abbastanza vecchi, ma gli unici disponibili, e si possono tranquillamente verificare perché pubblicati dal Centro nazionale di documentazione per l'infanzia e l'adolescenza. Tra il '94 e il '99, in media sono 3.800 le infradiciottenni che hanno vissuto questa esperienza, mediamente intorno ai 16 anni e mezzo. Per gli anni successivi le tabelle parlano di donne con meno di 20 anni e ciò non aiuta a leggere il fenomeno che riguarda le minorenni. Il dato più sconvolgente, però, emerge dal rapporto di abortività per le donne tra i 14 ed i 17 anni: ogni 100 parti nel 1994 vi erano 101 IVG, nel 1995 il rapporto era 117,1 e nel 1996 era addirittura di 135,9 IVG ogni 100 parti. Tutto ciò a fronte di un dato che rapportato all'intera età feconda si è mantenuto oramai costante intorno a 25/26 IVG ogni 100 parti".

"Questo numero assoluto - così ancora Milanese nella nota - dimostra che le adolescenti utilizzano l'aborto come metodo anticoncezionale. Se a ciò aggiungiamo il fatto che troppo spesso questo intervento è disposto dal giudice in assenza del consenso dei genitori o addirittura segretamente da questi, ne vien fuori un quadro preoccupante. Il mio ragionamento non riguarda il giudizio etico o morale sull'aborto in sé (sul quale la mia posizione valoriale è ben nota, ma che in questo caso tengo a distinguere dalle necessità che mi vengono dal mio ruolo istituzionale), ma si sviluppa su un piano educativo e sociale. Da un lato è necessario garantire alle minorenni il ricorso a questa pratica quando essa sia liberamente scelta, ma pare di tutta evidenza che tale libertà è abbastanza relativa se così massicciamente si ricorre al giudice in quanto non si ritiene di poter coinvolgere la famiglia nel sostegno educativo, morale, affettivo alla scelta della ragazza".

"Questo aspetto mi pare lasci intravedere ancora più drammatica la solitudine di queste ragazze, costrette a una scelta su una questione di enorme portata senza un adeguato contesto di preparazione. Trovo infatti assurdo che per quante indagini si facciano sulla vita degli adolescenti pochissimo si sappia della loro sessualità e del modo in cui essi la vivono. Se ne parla solo in termini di allarme sociale solo per condannarne eccessi o per correggere aspetti patologici".

"L'altra sera, nel corso di un programma televisivo, l'on. Agnoletto e l'on. Moroni parlavano della necessità di fare informazione sessuale nelle scuole sull'uso del preservativo per prevenire la diffusione dell'AIDS. Certo il tema va trattato, ma perché non riusciamo a comprendere che i ragazzi hanno bisogno di una società adulta che sappia accompagnarli verso un esercizio adeguato e responsabile della propria affettività e della propria sessualità? Questo loro diritto, a mio modo di vedere dovrebbe essere precedente a quello sull'accesso all'aborto o agli anticoncezionali visti come presidi sanitari. O forse - conclude Milanese - ci spaventa troppo l'idea che i nostri figli, come è giusto che sia, vivano le loro pulsioni e scoprano il corpo e il sesso? Potremmo ascoltarli di più e scoprirci dentro anche un po' di amore?"