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CR: ddl SISSAR, relazione Petris (3)

02.02.2006
12:11
(ACON) Trieste, 02 feb - RC - A distanza di 15 anni dalla legge regionale 49/1988, si rende necessario operare una riscrittura delle norme che attengono i servizi a favore delle imprese agricole, e ciò soprattutto per due aspetti: l'evoluzione del comparto, inclusa la recente riforma dell'ERSA che ne ha ridisegnato la missione; adeguarsi alle regole comunitarie in fatto di compatibilità degli interventi con le norme della concorrenza. Lo ha affermato Renzo Petris (DS) quale relatore di maggioranza nella discussione sul disegno di legge inerente il Sistema integrato dei servizi di sviluppo agricolo e rurale (SISSAR).

Obiettivo del provvedimento, la promozione di un sistema per la diffusione delle conoscenze ai fini di uno sviluppo equilibrato delle aree rurali, per la creazione di maggiore valore aggiunto della produzione e per il miglioramento della competitività delle imprese agricole. Tra gli elementi di novità spiccano la programmazione, la concertazione permanente, l'esternalizzazione.

Attualmente, all'azienda spetta il compito di riorientare i processi produttivi privilegiando gli aspetti qualitativi e della produttività, mentre l'ente pubblico deve fornire un quadro di riferimento che consenta di mutare il modello di riferimento orientandolo verso l'utilizzo di innovazioni tecnologiche e organizzative. Il disegno di legge rivisita tutto il processo individuando i fabbisogni di conoscenza e innovazione, selezionando gli obiettivi, organizzando gli interventi, le procedure di attuazione e la diffusione dei risultati, scegliendo come strumento fondamentale la concertazione.

Il Capo I contiene disposizioni di carattere generale, l'enunciazione delle finalità e disciplina la programmazione delle attività mediante la predisposizione del Sistema integrato dei servizi di sviluppo,il SISSAR; il II disciplina l'attività di ricerca e il III la promozione delle conoscenze; il IV contiene le disposizioni finali e transitorie, le abrogazioni di disposizioni incompatibili e le norme finanziarie.

In ogni fase del provvedimento - ha detto Petris - è stata tenuta ben presente la necessità che esso sia compatibile con le regole dell'UE. Appare complicato, quindi, supporre che ci possano essere modifiche al testo; eventuali emendamenti dovranno limitarsi a questioni marginali rispetto alla fondamentale esigenza fornire i migliori servizi possibili al comparto agricolo nel rispetto della regolamentazione comunitaria.

L'orientamento dei processi produttivi è questione ineludibile alla luce anche della nuova PAC che, ridisegnando il sistema degli aiuti al comparto, ha affermato il principio del disaccoppiamento: se prima i contributi dell'Unione europea venivano erogati in base al tipo di coltura praticata, con l'entrata in vigore della riforma l'impresa agricola percepirà un unico importo di riferimento e non singoli premi per tipologia di prodotto coltivato. Accanto a ciò vi è un altro concetto base: la condizionalità: per potere ottenere gli aiuti disaccoppiati, i conduttori devono dimostrare di adottare tecniche eco-compatibili, il rispetto per la sicurezza alimentare, il mantenimento della terra in condizioni di buona fertilità. La nuova PAC e' tutta rivolta alla competitività e alla capacità di ogni singola azienda di lavorare per il mercato, lasciando gli agricoltori liberi di produrre ciò che il mercato esige.

Da ultimo, Petris ha fatto presente che i soggetti attuatori dei servizi per la promozione delle conoscenze devono possedere un'adeguata struttura organizzativa che sia in grado di fornire con continuità i servizi a favore dei beneficiari tale da impiegare almeno tre tecnici, tranne che per le zone montane, Carso compreso, per cui ne bastano due. Il tutto in luogo dei "150 beneficiari" originariamente previsti.

(segue)