CR: ddl SISSAR, relazione Petris (3)
(ACON) Trieste, 02 feb - RC - A distanza di 15 anni dalla legge
regionale 49/1988, si rende necessario operare una riscrittura
delle norme che attengono i servizi a favore delle imprese
agricole, e ciò soprattutto per due aspetti: l'evoluzione del
comparto, inclusa la recente riforma dell'ERSA che ne ha
ridisegnato la missione; adeguarsi alle regole comunitarie in
fatto di compatibilità degli interventi con le norme della
concorrenza. Lo ha affermato Renzo Petris (DS) quale relatore di
maggioranza nella discussione sul disegno di legge inerente il
Sistema integrato dei servizi di sviluppo agricolo e rurale
(SISSAR).
Obiettivo del provvedimento, la promozione di un sistema per la
diffusione delle conoscenze ai fini di uno sviluppo equilibrato
delle aree rurali, per la creazione di maggiore valore aggiunto
della produzione e per il miglioramento della competitività delle
imprese agricole. Tra gli elementi di novità spiccano la
programmazione, la concertazione permanente, l'esternalizzazione.
Attualmente, all'azienda spetta il compito di riorientare i
processi produttivi privilegiando gli aspetti qualitativi e della
produttività, mentre l'ente pubblico deve fornire un quadro di
riferimento che consenta di mutare il modello di riferimento
orientandolo verso l'utilizzo di innovazioni tecnologiche e
organizzative. Il disegno di legge rivisita tutto il processo
individuando i fabbisogni di conoscenza e innovazione,
selezionando gli obiettivi, organizzando gli interventi, le
procedure di attuazione e la diffusione dei risultati, scegliendo
come strumento fondamentale la concertazione.
Il Capo I contiene disposizioni di carattere generale,
l'enunciazione delle finalità e disciplina la programmazione
delle attività mediante la predisposizione del Sistema integrato
dei servizi di sviluppo,il SISSAR; il II disciplina l'attività di
ricerca e il III la promozione delle conoscenze; il IV contiene
le disposizioni finali e transitorie, le abrogazioni di
disposizioni incompatibili e le norme finanziarie.
In ogni fase del provvedimento - ha detto Petris - è stata tenuta
ben presente la necessità che esso sia compatibile con le regole
dell'UE. Appare complicato, quindi, supporre che ci possano
essere modifiche al testo; eventuali emendamenti dovranno
limitarsi a questioni marginali rispetto alla fondamentale
esigenza fornire i migliori servizi possibili al comparto
agricolo nel rispetto della regolamentazione comunitaria.
L'orientamento dei processi produttivi è questione ineludibile
alla luce anche della nuova PAC che, ridisegnando il sistema
degli aiuti al comparto, ha affermato il principio del
disaccoppiamento: se prima i contributi dell'Unione europea
venivano erogati in base al tipo di coltura praticata, con
l'entrata in vigore della riforma l'impresa agricola percepirà un
unico importo di riferimento e non singoli premi per tipologia di
prodotto coltivato. Accanto a ciò vi è un altro concetto base: la
condizionalità: per potere ottenere gli aiuti disaccoppiati, i
conduttori devono dimostrare di adottare tecniche
eco-compatibili, il rispetto per la sicurezza alimentare, il
mantenimento della terra in condizioni di buona fertilità. La
nuova PAC e' tutta rivolta alla competitività e alla capacità di
ogni singola azienda di lavorare per il mercato, lasciando gli
agricoltori liberi di produrre ciò che il mercato esige.
Da ultimo, Petris ha fatto presente che i soggetti attuatori dei
servizi per la promozione delle conoscenze devono possedere
un'adeguata struttura organizzativa che sia in grado di fornire
con continuità i servizi a favore dei beneficiari tale da
impiegare almeno tre tecnici, tranne che per le zone montane,
Carso compreso, per cui ne bastano due. Il tutto in luogo dei
"150 beneficiari" originariamente previsti.
(segue)