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III Comm: emergenza aviaria, relazione assessore alla Salute

14.02.2006
11:34
(ACON) Trieste, 14 feb - RC - In Friuli Venezia Giulia non c'è alcuna epidemia aviaria. I cigni ritrovati morti nel Sud Italia e quello a Maribor (Slovenia), la cui carcassa è stata inviata in Gran Bretagna per ulteriori accertamenti, sono casi isolati. La situazione è sotto costante controllo e molto tranquillizzante. Non è mai stata dimostrata la trasmissione del virus H5N1 dalla fauna selvatica all'uomo.

Ad affermarlo in modo convinto è stato l'assessore regionale alla Salute e Protezione sociale, Ezio Beltrame, che ha relazionato sulla questione aviaria alla III Commissione consiliare.

Ciò che è importante - ha quindi sostenuto - è il coordinamento dei controlli con il ministero della Sanità e garantire un'attività ispettiva abitudinaria, cosa che esiste attraverso il monitoraggio dei veterinari delle Aziende sanitarie.

Stiamo adottando tutte le misure precauzionali ministeriali, anzi abbiamo chiesto che le indagini non terminassero il 31 gennaio (non avendo avuto alcun riscontro di contagi e pericolo, i controlli potevano concludersi a quella data), ma siano protratte sino a data da destinarsi. In più, le abbiamo estese anche a casi non previsti dalle direttive comunitarie al fine di fugare ogni minimo sospetto. I controlli ai volatili si effettuano essenzialmente per prevenire l'insorgenza di influenza aviaria negli allevamenti perché, ripeto, non c'è alcun collegamento fauna selvatica/uomo.

Le specie sospette che possono essere colpite dal virus sono le migratori (anatre, cigni, alcuni trampolieri), assolutamente no i piccioni, no i colombi, no i passeri, no i gabbiani. Se comunque qualcuno trovasse una carcassa sospetta, può allertare direttamente i servizi veterinari o anche i carabinieri, che in questa situazione stanno operando in modo egregio.

Le analisi che abbiamo realizzato con più frequenza riguardano le aree dove ci potrebbe essere una facile intersecazione tra flussi selvatici e allevamenti domestici, ma tutti i controlli effettuati con l'Istituto zooprofilattico delle tre Venezie sono risultati negativi.

Il problema, semmai, viene dall'opinione pubblica, la cui infondata psicosi mette in difficoltà il servizio veterinario. Non c'è alcun motivo di dubitare della qualità delle carni di pollame e delle uova della nostra regione, dove è verificata anche la veridicità dei timbri e dove non c'è importazione di polli da altri Paesi o Regioni.

Alle categorie economiche abbiamo già dato massima disponibilità a fornire informazioni corrette alla popolazione e a dire che per le uova non c'è alcun rischio. L'emergenza economica legata al crollo delle vendite è di competenza di altri assessori, ma certamente bisognerà pensare a un sostegno che vada al di là del controllo sanitario.

Interrompere l'attività venatoria in Friuli Venezia Giulia non servirebbe a nulla per due motivi, come spiegato anche in una specifica direttiva comunitaria: limitarla per un'area così piccola non sortirebbe alcun effetto; avrebbe un senso solo se vi fossero dati oggettivi che dimostrassero che la caccia porta gli animali da allevamento ad avere maggiori contatti con la fauna selvatica. Invece va spiegato esattamente ai cacciatori come comportarsi se trovano volatili morti sospetti; mesi fa abbiamo disposto un opuscolo informativo in tal senso, che abbiamo fatto pervenire ai direttori di riserva attraverso la competente Direzione regionale.