V Comm: relazione Giunta sui rapporti Stato/Regione (1)
(ACON) Trieste, 22 feb - RC - Il credito che il Friuli Venezia
Giulia ha maturato nei confronti dello Stato, in fatto di
compartecipazioni erariali, è salito da 1,85 miliardi di euro a
2,6 miliardi (pari alle intere compartecipazioni del 2005). Lo
scoperto risale agli anni 2002-2005, per i quali si sono ricevuti
acconti, ma non i saldi finali.
E' quanto è stato comunicato alla V Commissione del Consiglio
regionale, che ha risposto esprimendo l'intenzione di scrivere
una mozione unanime da presentare al più presto all'attenzione
dell'Aula, attraverso la quale impegnare la Regione ad
intervenire con ogni mezzo presso il Governo per ottenere quanto
dovuto. Il documento, sollecitato dalla Regione stessa, sarà
preparato dall'Ufficio di presidenza della V Commissione
integrato da quello della I in quanto competente in materia di
finanze.
Il Patto di stabilità a cui dobbiamo adeguarci - è quindi stato
spiegato - deriva dalle imposizioni del Trattato di Maastricht ai
Paesi firmatari ed è stato applicato per la prima volta nel '99.
All'inizio le cifre del credito erano piccole, ma con il passare
degli anni sono divenute macroscopiche e oggi ci comportano
problemi per il rating e un aumento dei tassi di interesse a chi
ci presta i soldi di cui abbiamo bisogno per soddisfare le
esigenze del nostro territorio.
Le Regioni a Statuto speciale possono negoziare il Patto di
stabilità con il Governo stabilendo quali saranno gli importi
mensili dei trasferimenti statali, ma si tratta di cifre
preventivate e che non possono essere rinegoziate, con nuove
quote di compartecipazione non prevedibili, ecco perché il
divario aumenta. Ci sono poi stati due anni che hanno visto un
ammanco particolarmente consistente: di 229 milioni il 2003 e di
214 milioni il 2004. Inoltre, a differenza della Sicilia, noi non
abbiamo il rimborso di quanto dovutoci direttamente dall'Agenzia
delle entrate.
A questo punto - è stato aggiunto - la strada che possiamo
seguire è firmare nuovamente il Patto di stabilità negoziato, ma
sottolineando che siamo costretti a farlo visto che, in caso
contrario, ci applicherebbero quello delle Regioni ordinarie
(prevede una decurtazione del 4,5%). Al contempo, chiedere alla
Corte costituzionale se questa imposizione sia legittima e perché
non possa essere l'Agenzia delle entrate a trasferirci le
risorse, come accade per la Sicilia, invece che lo Stato. Altro
punto, verificare presso la Corte dei Conti se sia effettivamente
vero che lo Stato non è tenuto a pagarci gli interessi sul
dovuto.
Quanto alle altre Regioni, la Sicilia, oltre ad avere rapporti
diretti con l'Agenzia delle entrate ha 10 decimi di
compartecipazione. Le Province di Trento e Bolzano hanno una
situazione di crediti simile alla nostra e delle voci a carico
(ad esempio le spese dei vigili del fuoco) che noi abbiamo
coperte dallo Stato, ma in generale hanno maggiore disponibilità
anche perché hanno 9 decimi di compartecipazione. La Sardegna
risulta avere pochissimi crediti, le quote di compartecipazione
sono in calo. Simile a noi, è la situazione della Valle d'Aosta.
Noi, comunque, siamo la Regione messa peggio. Un'assurdità - è
stato detto - è che non abbiamo alcuna compartecipazione sulle
pensioni: la vantiamo finché un cittadino produce reddito, ma non
su quanto percepisce di pensione. I nostri decimi variano da voce
a voce: si va da un minimo di 4,5 per l'IRES ad un massimo di 9
per i tabacchi.
(segue)