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CRPO: assemblea annuale e 60° voto alle donne (2)

12.05.2006
13:36
(ACON) Trieste, 12 mag - MPB - Lo sfondo dei ricordi personali del periodo dalla fine delle guerra alle votazioni del '46 per il saluto del rettore dell'Università di Trieste Domenico Romeo che, ricordando la nascita, pochi mesi fa, del Comitato pari opportunità in Università, ha sottolineato quanto la questione stia coinvolgendo l'ateneo anche grazie alla collaborazione con la Regione.

L'intento del Comitato - ha spiegato la presidente Flavia Dimora - è di far crescere nell'università, come in tutte le istituzioni, la cultura delle pari opportunità, una cultura che riguarda certamente le discriminazioni di genere, ma anche altre campi, dall'appartenenza religiosa a quella etnica e politica, oltre che situazioni soggettive, come per esempio un handicap.

Le discriminazioni di genere sono diverse da altre forme di discriminazione e se si pensa che le donne siano una delle tante minoranze si prende una pericola deriva - ha avvertito Dimora ricordando che il voto di sessant'anni fa non fu il primo in assoluto. C'erano state le amministrative del '45 e c'erano state le esperienze delle Zone Libere della Carnia e di Nimis ove ci fu il tentativo di prendere decisioni anche con il contributo delle donne. Certamente, il 1946 è una data simbolica e fondamentale per lo sviluppo della questione femminile in Italia - ha sottolineato ancora ricordando che le donne avevano cercato già una affermazione in tal senso, all'inizio del XX secolo, nello statuto Albertino riuscendo a entrare in liste elettorali. Fu la Corte di Cassazione le 1906 a respingere l'interpretazione a favore del voto delle donne, con argomentazioni tutte di carattere sociologico: poca cultura, limitata capacità di esprimersi politicamente, poca idea politica.

E sono le stesse argomentazioni usate per giustificare la mancanza della presenza delle donne nei luoghi decisionali e rappresentativi - ha insistito la presidente del Comitato citando la testimonianza in una intervista a Noi Donne di Nadia Spano, che votò nel '46. Quel voto fu definito un riconoscimento unanime per il lavoro e il merito acquisito dalle donne nella Resistenza, motivazione accolta dalle stesse donne, quando invece si sarebbe dovuto affermare il diritto naturale, ovvero il diritto in sé.

Marco Dogo, del Dipartimento di storia e Storia dell'arte che è fra i patrocinatori dell'iniziativa, ha ricordato il master di primo livello in studi di genere. Asse portante di queste collaborazioni è stato l'insegnamento di storia delle donne e di genere e spicca come un elemento di attrazione: fra le sue ragioni c'è sicuramente il vantaggio metodologico offerto di una prospettiva che consente letture non convenzionali della storia contemporanea e dello sviluppo dello Stato.

Dalla prima richiesta di voto femminile nel 1871, alle prime esperienze in Nuova Zelanda e poi in Australia e Finlandia all'inizio del '900; al modo in cui in Italia le donne parteciparono al referendum tra monarchia e repubblica (89% le votanti, più numerose nei paesi che nelle città e al Sud più che al Nord); dalla funzione svolta dall'associazionismo femminile - l'UDI (Unione Donne Italiane) e il CIF (Centro Italiano Femminile) - alla presenza femminile nei partiti, al primo voto delle donne a Trieste, tre anni più tardi. Il lungo percorso storico è stato ricostruito attraverso le relazioni di Elisabetta Vezzosi dell'Università di Trieste, di Simona Urso dell'università di Padova e di Ariella Verrocchio dell'istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia, con alcune testimonianze di protagoniste: Filomena Delli Castelli eletta all'Assemblea Costituente, Augusta De Piero Barbina già vicepresidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia e Paolina Lamberti Mattioli già assessore della nostra regione.

Al termine del convegno nel programma una tavola rotonda con donne attualmente impegnate in politica e studiose del settore e, a seguire, l'assemblea delle Associazioni con l'illustrazione del programma di attività della Commissione e il dibattito.

(fine)