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CR: pdl Aquileia, dibattito (7)

27.07.2006
16:52
(ACON) Trieste, 27 lug - RC - Si dice che ci si impegna attraverso una legge, ma solo per poi non fare nulla - è lapidario Adriano Ritossa (AN), aprendo il dibattito generale sulla proposta pro Aquileia. La Fondazione - ha aggiunto - non è altro che la partecipazione dello Stato attraverso la Sovrintendenza delle belle arti, invece devono essere i nostri parlamentari a sostenere una legge nazionale che dia finanziamenti certi, noi possiamo fare solo una legge di indirizzo.

La proposta di legge che ho portato in Commissione con Valenti (FI) - ha fatto presente Giorgio Venier Romano (UDC) - era più ampia. Forse avere meno fretta e passare attraverso un accordo preliminare con il ministero dei Beni culturali avrebbe garantito la sua presenza nella Fondazione, invece ora sapremo solo a legge approvata le sue intenzioni. Questa è un'occasione sprecata di valorizzare Aquileia.

La legge è positiva perché è incentrata su Aquileia e non sottende altro, per Renzo Petis (DS). Si dovrebbe studiare un modello per soddisfare i desideri dei cittadini di Aquileia al pari degli altri cittadini, che non vivono in siti dichiarati di interesse archeologico con tutti i paletti che ciò comporta.

Piero Colussi (Citt) ha parlato di occasione straordinaria di poter fare finalmente cosa non è stato realizzato in tanti anni. Con questa legge si deve far dialogare lo Stato con la Regione e si crea il luogo dove ciò avvenga. Ha poi annunciato un ordine del giorno sulla concessione dei contributi per la valorizzazione turistica della cittadina da subordinare all'incremento dei servizi offerti, e quello che impegna la Giunta a procedere alla costituzione della Fondazione previa intesa con il ministero per i Beni culturali, e in cui dovrebbero entrare anche le Università.

Giancarlo Tonutti (Margh) ha sottolineato l'importanza di realizzare un rapporto fruttuoso tra le istituzioni Comune, Stato e Regione. Forse la legge è poco prudente, ma crede sia il caso di farla e non attendere che maturino i tempi, anche perché i tempi sono giusti per dire allo Stato che vogliamo essere parte attiva. (segue)