AN: Ritossa, pianificazione urbanistica regionale
(ACON) Trieste, 07 ago - COM/RC - In questi giorni - scrive il
consigliere dl AN Adriano Ritossa - la maggioranza ha dato disco
verde per l'elaborazione del Piano urbanistico regionale e sulla
rivisitazione della legge regionale 52/1991. In qualità di
vicepresidente della IV Commissione permanente del Consiglio
regionale, questo il mio contributo con richiesta di correttivi:
"In un contesto caratterizzato da veloci e profonde
trasformazioni e quindi da una basilare incertezza è fondamentale
che la pianificazione territoriale sia costruita su basi solide,
ossia: che tutti i fenomeni siano conosciuti o conoscibili
anticipatamente in modo da effettuare le scelte in modo
razionale; che l'attore pubblico possegga un potere virtualmente
illimitato di determinare i comportamenti della moltitudine di
soggetti che intervengono nei processi di trasformazione
economica, sociale e territoriale (pianificazione sinottica e di
dettaglio) in quanto solo con questa impostazione si può produrre
un piano discendente, omnicomprensivo e atemporale. L'esperienza
invece ci insegna che, pur essendoci una razionalità nelle scelte
di assetto del territorio, sono generalmente possibili una
pluralità di soluzioni e che, pur esistendo un potere cogente
delle norme, nella società agiscono forze dinamiche economiche in
grado di condizionare e modificare le scelte, sia nella fase
della loro formazione, che in quella di realizzazione.
"Va però ascritto a piene lettere che un piano come questo non
può essere prodotto solo dalla maggioranza ma da tutti, società
civile ed opposizione compresa. Per questa ragione Alleanza
Nazionale piuttosto pone e propone in questa fase di dibattito
preventivo: un metodo; i tempi; i temi.
"Punti sui quali tutti sono tenuti a lavorare con riferimento al
quadro: interpretativo ovvero dove devono essere precisate le
tendenze in atto ed i percorsi alternativi di sviluppo economico
e territoriale che si aprono per la Regione Friuli Venezia
Giulia; propositivo ossia quali sono gli obbiettivi desiderabili
e realisticamente realizzabili.
"Alleanza Nazionale fa notare che per fare ciò bisogna disporre
di alcuni ed essenziali documenti di analisi: - conoscenza delle
modificazioni demografiche e sociali della popolazione: Calo
della frequenza annua di nascite, il progressivo allungamento
della sopravvivenza, non senza significativi guadagni nelle età
più avanzate, prospettive nel movimento migratorio e presenza
extracomunitaria; - la popolazione va vista come risorsa, tenendo
d'occhio in modo particolare la popolazione in età lavorativa, il
progressivo aumento del numero di famiglie, quale deve essere o
può essere il livello di formazione professionale, l'evoluzione
del mercato del lavoro, quale tipo di servizi sociali e familiari
si potrà offrire per il futuro; - né può essere sottaciuta
l'urbanistica e gli interventi sul territorio, ossia la crescita
del patrimonio abitativo, con annesso incremento dell'ampiezza
media delle abitazioni, la quota di abitazioni in proprietà e il
rapporto abitazioni occupate e non occupate; - altro tema da non
sottovalutare, la mobilità giornaliera e trasporti sul fronte
degli spostamenti giornalieri nell'ambito della regione.
"Il settore industriale dovrà essere un settore portante per
l'economia? Perché si badi che senza un'industria ricca e
potente, nessun sistema economico potrebbe garantire lo sviluppo
dei servizi. E l'alternativa alla crescita dell'industria non è
un magico mondo post-industriale, ma solo la
deindustrializzazione, cioè il declino economico di un intera
area e della sua economia. Evitare l'erosione del tessuto
produttivo e l'indebolimento del tessuto connettivo, della rete
fornitori, subfornitori e terzisti che riducono i vantaggi
competitivi per l'area ed ogni impoverimento del tessuto è
destinato a ripercuotersi sulle altre imprese, con il rischio di
creare un circolo vizioso che si sostituisce al circolo virtuoso
che sino ad oggi ha funzionato, almeno in grandi linee. Su questo
si innestano le problematiche dei servizi di rete: veri punti
critici dello sviluppo.
"Non va sottaciuta la stretta e reciproca influenza che esiste
fra la pianificazione territoriale e sviluppo di servizi a rete:
i servizi a rete, proprio per la loro caratterizzazione spaziale
sono fortemente soggetti al controllo della pianificazione
territoriale, che ne può promuovere, orientare o frenare lo
sviluppo; la dotazione di servizi di rete, cioè di infrastrutture
fisiche ma anche di gestori capaci di offrire tramite di esse un
servizio, è un fattore determinante per lo sviluppo di un'area e
quindi è in grado di influire in maniera determinante sullo
sviluppo.
"Quanto alla crescita della domanda di mobilità, di persone, beni
e servizi oggi indotta, oltre che dalla crescita del reddito
disponibile, da una serie di trasformazione della domanda: - sia
della abitudine della popolazione, pensiamo al turismo e più in
generale agli spostamenti per le attività di tempo libero; - sia
al settore produttivo, come ad esempio l'introduzione di tecniche
quali il just in time, ma anche al rapidissimo sviluppo di nuove
industrie e servizi che si basano sulle reti di comunicazione
veloce per fonia, dati ed immagini e che sempre più si rivolgono
oltre che al settore business al grande mercato
dell'intrattenimento; - sia il settore distributivo: si pensi
agli effetti indotti delle creazione del mercato unico europeo
sulla circolazione dei beni.
"L'esigenza fondamentale per la regione Friuli Venezia Giulia va
declinata su due aspetti: effettuare scelte che supportino lo
sviluppo, perché senza la creazione di una crescente quota di
ricchezza la regione non disporrà delle risorse necessarie per
rispondere ai bisogni, socio-sanitari in primis; garantire che lo
sviluppo sia sostenibile mediante una attenta valutazione delle
politiche e la promozione di strumenti attivi per la
conservazione dell'ambiente fisico. Non manca però la necessità
di chiarirsi le idee su alcuni aspetti specifici.
"Servizi alla produzione che si integrano in maniera molto
stretta con l'attività industriale: tendenza alla concentrazione,
tipica delle attività di servizio (si pensi ai distretti
industriali); tendenza al decentramento, sia perché costretti per
la gran parte di piccole unità, sia per la crescente necessità di
integrarsi con le unità produttive. Nel settore delle attività di
servizio alla popolazione e in particolare della distribuzione
commerciale bisogna bilanciare due esigenze: favorire le economie
di scala e di specializzazione tipiche della grande distribuzione
organizzata; vantaggi sociali ed urbanistici (maggiore
capillarità del servizio, mantenimento dell'effetto città, ecc.)
derivanti dalla diffusione della rete di dettaglio, specie nei
comparti in cui le nuove tecnologie e le nuove modalità
organizzative possono mitigare i costi causati dalla eccessiva
frammentazione.
"Il Piano a giudizio di AN dovrà pertanto: - decentrare e
individuare le responsabilità di accertamento delle compatibilità
paesistica dei progetti di trasformazione; - inserire la
componente paesistica quale elemento centrale delle politiche
territoriali ed urbanistiche; - promuovere interventi di
riqualificazione di aree degradate e di recupero dei valori
specifici del paesaggio; indicare i criteri per il governo del
territorio, sia in termini generali che per le tipologie
territoriali; - fornire una adeguata documentazione sui caratteri
fisici, morfologici, ambientali e strutturali del territorio; -
fornire un quadro delle esigenze della popolazione presente e
delle tendenze socio-economiche; - indicare gli interessi di
natura regionale e nazionale che hanno rilevanza territoriale.
Come si vede, tutta una serie di parametri per poter costruire un
piano regionale flessibile ma che presenti al tempo stesso dei
punti cardine inamovibili".