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AN: Ritossa, pianificazione urbanistica regionale

07.08.2006
13:53
(ACON) Trieste, 07 ago - COM/RC - In questi giorni - scrive il consigliere dl AN Adriano Ritossa - la maggioranza ha dato disco verde per l'elaborazione del Piano urbanistico regionale e sulla rivisitazione della legge regionale 52/1991. In qualità di vicepresidente della IV Commissione permanente del Consiglio regionale, questo il mio contributo con richiesta di correttivi:

"In un contesto caratterizzato da veloci e profonde trasformazioni e quindi da una basilare incertezza è fondamentale che la pianificazione territoriale sia costruita su basi solide, ossia: che tutti i fenomeni siano conosciuti o conoscibili anticipatamente in modo da effettuare le scelte in modo razionale; che l'attore pubblico possegga un potere virtualmente illimitato di determinare i comportamenti della moltitudine di soggetti che intervengono nei processi di trasformazione economica, sociale e territoriale (pianificazione sinottica e di dettaglio) in quanto solo con questa impostazione si può produrre un piano discendente, omnicomprensivo e atemporale. L'esperienza invece ci insegna che, pur essendoci una razionalità nelle scelte di assetto del territorio, sono generalmente possibili una pluralità di soluzioni e che, pur esistendo un potere cogente delle norme, nella società agiscono forze dinamiche economiche in grado di condizionare e modificare le scelte, sia nella fase della loro formazione, che in quella di realizzazione.

"Va però ascritto a piene lettere che un piano come questo non può essere prodotto solo dalla maggioranza ma da tutti, società civile ed opposizione compresa. Per questa ragione Alleanza Nazionale piuttosto pone e propone in questa fase di dibattito preventivo: un metodo; i tempi; i temi.

"Punti sui quali tutti sono tenuti a lavorare con riferimento al quadro: interpretativo ovvero dove devono essere precisate le tendenze in atto ed i percorsi alternativi di sviluppo economico e territoriale che si aprono per la Regione Friuli Venezia Giulia; propositivo ossia quali sono gli obbiettivi desiderabili e realisticamente realizzabili.

"Alleanza Nazionale fa notare che per fare ciò bisogna disporre di alcuni ed essenziali documenti di analisi: - conoscenza delle modificazioni demografiche e sociali della popolazione: Calo della frequenza annua di nascite, il progressivo allungamento della sopravvivenza, non senza significativi guadagni nelle età più avanzate, prospettive nel movimento migratorio e presenza extracomunitaria; - la popolazione va vista come risorsa, tenendo d'occhio in modo particolare la popolazione in età lavorativa, il progressivo aumento del numero di famiglie, quale deve essere o può essere il livello di formazione professionale, l'evoluzione del mercato del lavoro, quale tipo di servizi sociali e familiari si potrà offrire per il futuro; - né può essere sottaciuta l'urbanistica e gli interventi sul territorio, ossia la crescita del patrimonio abitativo, con annesso incremento dell'ampiezza media delle abitazioni, la quota di abitazioni in proprietà e il rapporto abitazioni occupate e non occupate; - altro tema da non sottovalutare, la mobilità giornaliera e trasporti sul fronte degli spostamenti giornalieri nell'ambito della regione.

"Il settore industriale dovrà essere un settore portante per l'economia? Perché si badi che senza un'industria ricca e potente, nessun sistema economico potrebbe garantire lo sviluppo dei servizi. E l'alternativa alla crescita dell'industria non è un magico mondo post-industriale, ma solo la deindustrializzazione, cioè il declino economico di un intera area e della sua economia. Evitare l'erosione del tessuto produttivo e l'indebolimento del tessuto connettivo, della rete fornitori, subfornitori e terzisti che riducono i vantaggi competitivi per l'area ed ogni impoverimento del tessuto è destinato a ripercuotersi sulle altre imprese, con il rischio di creare un circolo vizioso che si sostituisce al circolo virtuoso che sino ad oggi ha funzionato, almeno in grandi linee. Su questo si innestano le problematiche dei servizi di rete: veri punti critici dello sviluppo.

"Non va sottaciuta la stretta e reciproca influenza che esiste fra la pianificazione territoriale e sviluppo di servizi a rete: i servizi a rete, proprio per la loro caratterizzazione spaziale sono fortemente soggetti al controllo della pianificazione territoriale, che ne può promuovere, orientare o frenare lo sviluppo; la dotazione di servizi di rete, cioè di infrastrutture fisiche ma anche di gestori capaci di offrire tramite di esse un servizio, è un fattore determinante per lo sviluppo di un'area e quindi è in grado di influire in maniera determinante sullo sviluppo.

"Quanto alla crescita della domanda di mobilità, di persone, beni e servizi oggi indotta, oltre che dalla crescita del reddito disponibile, da una serie di trasformazione della domanda: - sia della abitudine della popolazione, pensiamo al turismo e più in generale agli spostamenti per le attività di tempo libero; - sia al settore produttivo, come ad esempio l'introduzione di tecniche quali il just in time, ma anche al rapidissimo sviluppo di nuove industrie e servizi che si basano sulle reti di comunicazione veloce per fonia, dati ed immagini e che sempre più si rivolgono oltre che al settore business al grande mercato dell'intrattenimento; - sia il settore distributivo: si pensi agli effetti indotti delle creazione del mercato unico europeo sulla circolazione dei beni.

"L'esigenza fondamentale per la regione Friuli Venezia Giulia va declinata su due aspetti: effettuare scelte che supportino lo sviluppo, perché senza la creazione di una crescente quota di ricchezza la regione non disporrà delle risorse necessarie per rispondere ai bisogni, socio-sanitari in primis; garantire che lo sviluppo sia sostenibile mediante una attenta valutazione delle politiche e la promozione di strumenti attivi per la conservazione dell'ambiente fisico. Non manca però la necessità di chiarirsi le idee su alcuni aspetti specifici.

"Servizi alla produzione che si integrano in maniera molto stretta con l'attività industriale: tendenza alla concentrazione, tipica delle attività di servizio (si pensi ai distretti industriali); tendenza al decentramento, sia perché costretti per la gran parte di piccole unità, sia per la crescente necessità di integrarsi con le unità produttive. Nel settore delle attività di servizio alla popolazione e in particolare della distribuzione commerciale bisogna bilanciare due esigenze: favorire le economie di scala e di specializzazione tipiche della grande distribuzione organizzata; vantaggi sociali ed urbanistici (maggiore capillarità del servizio, mantenimento dell'effetto città, ecc.) derivanti dalla diffusione della rete di dettaglio, specie nei comparti in cui le nuove tecnologie e le nuove modalità organizzative possono mitigare i costi causati dalla eccessiva frammentazione.

"Il Piano a giudizio di AN dovrà pertanto: - decentrare e individuare le responsabilità di accertamento delle compatibilità paesistica dei progetti di trasformazione; - inserire la componente paesistica quale elemento centrale delle politiche territoriali ed urbanistiche; - promuovere interventi di riqualificazione di aree degradate e di recupero dei valori specifici del paesaggio; indicare i criteri per il governo del territorio, sia in termini generali che per le tipologie territoriali; - fornire una adeguata documentazione sui caratteri fisici, morfologici, ambientali e strutturali del territorio; - fornire un quadro delle esigenze della popolazione presente e delle tendenze socio-economiche; - indicare gli interessi di natura regionale e nazionale che hanno rilevanza territoriale. Come si vede, tutta una serie di parametri per poter costruire un piano regionale flessibile ma che presenti al tempo stesso dei punti cardine inamovibili".