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Tutore: orfanotrofi chiusi, ma aumento di minori con disagio

03.01.2007
13:34
(ACON) Trieste, 03 gen - COM/RC - Anno nuovo, vita nuova. Almeno per i bambini e le bambine ospiti delle case famiglia: così si chiamano, infatti, le strutture di accoglienza che prendono il posto degli orfanotrofi, che la legge n.149 del 2001 manda in pensione entro dicembre 2006. Intervistato durante la trasmissione "L'ultimo orfano" in onda su Rai3 Scienza, il Tutore pubblico dei minori del Friuli Venezia Giulia, Francesco Milanese, ha parlato dello stato dei lavori della legge e ha affermato che, accanto alla chiusura degli istituti, si registra purtroppo anche l'aumento dei minori in situazione di disagio.

Restano ancora attivi alcuni Istituti di carattere assistenziale impostati in modo pesante, dove i minori dormono in camerate e mangiano in mense molto grandi - ha affermato il Tutore. Tutto questo non aiuta i bambini allontanati dalle famiglie perché si trovano in condizioni di privazione o di incapacità dei loro genitori, per disagio psicologico e qualche volta anche per problemi di abuso. Se l'istituzione è totalizzante non c'è recupero del minore, anzi il bambino può avere momenti di regressione e svilimento.

In una casa famiglia - ha continuato Milanese - dove invece di 25 minori ne vengono inseriti al massimo 8, esiste una rete di relazioni con persone qualificate che all'interno della comunità, oltre a svolgere il ruolo di assistenza, interagiscono con il bambino in modo costruttivo e finalizzato allo sviluppo e alla crescita della soggettività di ogni piccolo ospite. I gruppi appartamento, le comunità famiglia, l'affido familiare corrispondono in pieno e nel modo migliore al benessere psicofisico del minore. La legge 149 prevede la chiusura degli orfanotrofi entro dicembre 2006, ma i minori che hanno bisogno di essere accuditi ci sono sempre e sono in aumento. Si tratta di modificare la tipologia di struttura pronta ad ospitare il minore che ha la necessità di essere aiutato, e la struttura di tipo familiare è una tipologia di intervento che corrisponde in modo più pieno alle sue necessità.

Il collocamento presso una comunità di tipo familiare è un intervento di tipo compensativo alla carente situazione familiare del fanciullo, deve essere rincuorante. Si tratta di una soluzione preferibile ai precedenti modelli di istituto - ha concluso il Tutore - in quanto caratterizzata da un forte carattere familiare: il numero dei minori presenti è inferiore a quello che si poteva trovare nelle precedenti strutture spersonalizzanti, ciò permette o dovrebbe permettere l'instaurarsi di relazioni approfondite da un punto di vista personale e familiare tra i minori stessi e tra loro e gli educatori. Va comunque osservato che con la chiusura degli istituti, la comunità di tipo familiare non deve diventare una semplice alternativa: infatti, pur avendo un carattere di familiarità maggiore, non sarà mai una famiglia ed è per questo che l'inserimento in una comunità di tipo familiare si ha solo dove non sia possibile, come previsto dall'articolo 2 comma 4 della 149, l'affidamento in una famiglia.