Tesini con produttori all'azienda vincola Livio Felluga (2)
(ACON) Brazzano di Cormons, 20 mar - MPB - Pierluigi Comelli ha
auspicato che la proposta di legge non sia portata all'attenzione
dell'Aula in quanto palesemente illegittima e aberrante per il
marketing: "Si cerchino le strade giuridiche perché questa cosa
finisca, perché il problema non è tanto Tocai sì, Tocai no, ma
l'averci messo uno contro l'altro".
"Perché difendere una tradizione che non esiste?" si è chiesto
Pierluigi Zamò che da due anni esce con l'etichetta di Friulano,
mentre Girolamo Dorigo ha dichiarato di aver spiantato le poche
viti di Tocai che aveva e ha ricordato che la produzione del
Tocai è pari a 1/16 del totale. Altre - per Dorigo le questioni
importanti da affrontare.
Andrea Felluga, ricordando che il mondo dei produttori si è mosso
tardi e già nel 2005 diviso in due fazioni, ha sottolineato tesi
a favore e contrarie al nome Friulano: se l'essere un aggettivo
sostantivato lo rende poco spendibile come marchio di impresa, la
genericità può essere un fattore di successo per la filiera
enologica. La piccola regione Friuli Venezia Giulia non è
omogenea dal punto di vista enologico e questa di un nome che
rappresenti tutti - ha detto ancora - è un'occasione d'oro. E la
Regione a questo non si è opposta, ma nemmeno si è mossa a difesa
- ha concluso Felluga. La sorella Elda, facendo gli onori di
casa, aveva affermato di credere nel Tocai: "E giusto fare delle
riflessioni in modo equilibrato e positivo, è un grande vino che
ci appartiene e siamo pronti a questa nuova sfida".
Rifiutare un sinonimo paracadute è suicidio e l'unico sinomimo è
Friulano, ha detto l'enologo Claudio Fabbro ricordando, documenti
alla mano, che la tradizione del Tocai non supera il secolo e
ritenendo peregrina l'idea di difenderlo solo all'interno dei
confini nazionali. Ermacora, infine, ha ricordato come produttori
e associazioni di categoria quali Coldiretti e Unione degli
agricoltori fossero in accordo e che la frattura imputata ai
produttori sia una strumentale montatura mediatica.
Sollecitazioni che Tesini ha raccolto sottolineando come "in
questa vicenda che ha origine nel 1993 ci sia mossi tardi, male,
spesso con posizioni scoordinate e altalenanti e debolmente
sostenute dal governo nei confronti dell'Ue, e questo nel
frattempo potrebbe aver pregiudicato la posizione".
Va fatto - ha concluso Tesini - quest'ultimo tentativo, dopo di
che non si dovrà recriminare e nemmeno impedire una politica di
produzione e di commercializzazione di un vino che, sulla base
dell'orientamento dei produttori, volesse rivolgersi al consumo
più generalizzato, oppure, secondo l'orientamento prevalente dei
consorzi, a una clientela che cerca un prodotto ad alta qualità.
(fine)