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Tesini con produttori all'azienda vincola Livio Felluga (2)

20.03.2007
18:23
(ACON) Brazzano di Cormons, 20 mar - MPB - Pierluigi Comelli ha auspicato che la proposta di legge non sia portata all'attenzione dell'Aula in quanto palesemente illegittima e aberrante per il marketing: "Si cerchino le strade giuridiche perché questa cosa finisca, perché il problema non è tanto Tocai sì, Tocai no, ma l'averci messo uno contro l'altro".

"Perché difendere una tradizione che non esiste?" si è chiesto Pierluigi Zamò che da due anni esce con l'etichetta di Friulano, mentre Girolamo Dorigo ha dichiarato di aver spiantato le poche viti di Tocai che aveva e ha ricordato che la produzione del Tocai è pari a 1/16 del totale. Altre - per Dorigo le questioni importanti da affrontare.

Andrea Felluga, ricordando che il mondo dei produttori si è mosso tardi e già nel 2005 diviso in due fazioni, ha sottolineato tesi a favore e contrarie al nome Friulano: se l'essere un aggettivo sostantivato lo rende poco spendibile come marchio di impresa, la genericità può essere un fattore di successo per la filiera enologica. La piccola regione Friuli Venezia Giulia non è omogenea dal punto di vista enologico e questa di un nome che rappresenti tutti - ha detto ancora - è un'occasione d'oro. E la Regione a questo non si è opposta, ma nemmeno si è mossa a difesa - ha concluso Felluga. La sorella Elda, facendo gli onori di casa, aveva affermato di credere nel Tocai: "E giusto fare delle riflessioni in modo equilibrato e positivo, è un grande vino che ci appartiene e siamo pronti a questa nuova sfida".

Rifiutare un sinonimo paracadute è suicidio e l'unico sinomimo è Friulano, ha detto l'enologo Claudio Fabbro ricordando, documenti alla mano, che la tradizione del Tocai non supera il secolo e ritenendo peregrina l'idea di difenderlo solo all'interno dei confini nazionali. Ermacora, infine, ha ricordato come produttori e associazioni di categoria quali Coldiretti e Unione degli agricoltori fossero in accordo e che la frattura imputata ai produttori sia una strumentale montatura mediatica.

Sollecitazioni che Tesini ha raccolto sottolineando come "in questa vicenda che ha origine nel 1993 ci sia mossi tardi, male, spesso con posizioni scoordinate e altalenanti e debolmente sostenute dal governo nei confronti dell'Ue, e questo nel frattempo potrebbe aver pregiudicato la posizione".

Va fatto - ha concluso Tesini - quest'ultimo tentativo, dopo di che non si dovrà recriminare e nemmeno impedire una politica di produzione e di commercializzazione di un vino che, sulla base dell'orientamento dei produttori, volesse rivolgersi al consumo più generalizzato, oppure, secondo l'orientamento prevalente dei consorzi, a una clientela che cerca un prodotto ad alta qualità.

(fine)