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II e III Comm: sicurezza lavoro, categorie coinvolte (2)

22.05.2007
13:14
(ACON) Trieste, 22 mag - RC - Dando il via alle relazioni sulla problematica della sicurezza nei luoghi di lavoro, la Direzione centrale della Salute ha accennato ai dati raccolti sul numero degli incidenti registrati in Friuli Venezia Giulia, dati che devono però essere ancora analizzati, e ha parlato del progetto di interventi multisettoriali della Regione quanto a prevenzione e raccolta informazioni. La normativa regionale è operativa, ma non riesce a essere attuata causa i limiti posti dalla burocrazia statale. Dalla prefettura di Gorizia la segnalazione che in legge mancano sanzioni incisive, non c'è coordinamento tra i vari enti preposti alle ispezioni (a Gorizia si sta lavorando in sinergia grazie ad una direttiva locale che sta dando buoni frutti), non ci sono le adeguate risorse quanto a personale e mezzi. Bisognerebbe creare una banca dati centrale accessibile a tutti gli organismi interessati, ciò per evitare doppioni di intervento; creare una cabina di regia e di coordinamento regionale di questi organismi; fornirli soprattutto di più personale.

Per l'Università di Trieste, il problema per le politiche del lavoro non è nelle norme ma nell'organizzazione e nelle risorse economiche, nei controlli e nella formazione. Come Istituto di medicina del lavoro, si gestisce l'unica scuola di specializzazione in questo campo e un corso di laurea inter-ateneo da cui escono tecnici della prevenzione. E' indispensabile l'integrazione tra gli istituti e le istituzioni che sovrintendono la sicurezza e la tutela della salute in luoghi di lavoro; non devono esistere discrepanze tra le direttive regionali; gli Atenei di Udine e Trieste sono d'accordo nel creare un dipartimento unico di medicina e sanità pubblica affinché non si disperdano le forze.

Per l'Università di Udine, più che le ispezioni, serve fare dei corsi sulla cultura della sicurezza e bisogna fare attenzione al conflitto di competenze tra Stato e Regione.

Gli infortuni mortali - ha reso noto l'Azienda sanitaria "Triestina" - nel 66% dei casi avvengono in aziende che vanno da 1 a 9 dipendenti. A livello regionale abbiamo ancora la più alta percentuale di infortuni e gli incidenti in edilizia non calano, anzi, a Pordenone e Trieste sono aumentati, dal 2001 al 2007, dell'8,5%. E aumenta pure la percentuale dei lavoratori in nero. La vigilanza congiunta non è la panacea di tutti i mali: meglio liberare risorse svincolate dalle indagini sulle malattie sul lavoro (ci sono 500 indagini arretrate) e avere 4 o 5 ispettori in grado di andare su tutto il territorio. Bisogna, poi, utilizzare parte delle sanzioni come risorse per la formazione.

Da parte della CGIL la richiesta di verificare lo stato di attuazione della leggi e le responsabilità di chi fa andare le cose come vanno. Se la sicurezza e la prevenzione sono davvero importanti, si può utilizzare l'assestamento di bilancio che a breve arriverà all'attenzione del Consiglio regionale per destinare le risorse adeguate. Oggi solo lo 0,27% delle risorse della sanità regionale vanno alla sicurezza. Un aspetto che si sottovaluta è dato dalle nuove patologie professionali. Il Piano regionale per la prevenzione è legato a quello della sanità, quindi va rispettata la contemporaneità degli interventi e bisogna mettere a disposizione le risorse necessarie.

(segue)