II e III Comm: sicurezza lavoro, categorie coinvolte (2)
(ACON) Trieste, 22 mag - RC - Dando il via alle relazioni sulla
problematica della sicurezza nei luoghi di lavoro, la Direzione
centrale della Salute ha accennato ai dati raccolti sul numero
degli incidenti registrati in Friuli Venezia Giulia, dati che
devono però essere ancora analizzati, e ha parlato del progetto
di interventi multisettoriali della Regione quanto a prevenzione
e raccolta informazioni. La normativa regionale è operativa, ma
non riesce a essere attuata causa i limiti posti dalla burocrazia
statale.
Dalla prefettura di Gorizia la segnalazione che in legge mancano
sanzioni incisive, non c'è coordinamento tra i vari enti preposti
alle ispezioni (a Gorizia si sta lavorando in sinergia grazie ad
una direttiva locale che sta dando buoni frutti), non ci sono le
adeguate risorse quanto a personale e mezzi. Bisognerebbe creare
una banca dati centrale accessibile a tutti gli organismi
interessati, ciò per evitare doppioni di intervento; creare una
cabina di regia e di coordinamento regionale di questi organismi;
fornirli soprattutto di più personale.
Per l'Università di Trieste, il problema per le politiche del
lavoro non è nelle norme ma nell'organizzazione e nelle risorse
economiche, nei controlli e nella formazione. Come Istituto di
medicina del lavoro, si gestisce l'unica scuola di
specializzazione in questo campo e un corso di laurea
inter-ateneo da cui escono tecnici della prevenzione. E'
indispensabile l'integrazione tra gli istituti e le istituzioni
che sovrintendono la sicurezza e la tutela della salute in luoghi
di lavoro; non devono esistere discrepanze tra le direttive
regionali; gli Atenei di Udine e Trieste sono d'accordo nel
creare un dipartimento unico di medicina e sanità pubblica
affinché non si disperdano le forze.
Per l'Università di Udine, più che le ispezioni, serve fare dei
corsi sulla cultura della sicurezza e bisogna fare attenzione al
conflitto di competenze tra Stato e Regione.
Gli infortuni mortali - ha reso noto l'Azienda sanitaria
"Triestina" - nel 66% dei casi avvengono in aziende che vanno da
1 a 9 dipendenti. A livello regionale abbiamo ancora la più alta
percentuale di infortuni e gli incidenti in edilizia non calano,
anzi, a Pordenone e Trieste sono aumentati, dal 2001 al 2007,
dell'8,5%. E aumenta pure la percentuale dei lavoratori in nero.
La vigilanza congiunta non è la panacea di tutti i mali: meglio
liberare risorse svincolate dalle indagini sulle malattie sul
lavoro (ci sono 500 indagini arretrate) e avere 4 o 5 ispettori
in grado di andare su tutto il territorio. Bisogna, poi,
utilizzare parte delle sanzioni come risorse per la formazione.
Da parte della CGIL la richiesta di verificare lo stato di
attuazione della leggi e le responsabilità di chi fa andare le
cose come vanno. Se la sicurezza e la prevenzione sono davvero
importanti, si può utilizzare l'assestamento di bilancio che a
breve arriverà all'attenzione del Consiglio regionale per
destinare le risorse adeguate. Oggi solo lo 0,27% delle risorse
della sanità regionale vanno alla sicurezza. Un aspetto che si
sottovaluta è dato dalle nuove patologie professionali. Il Piano
regionale per la prevenzione è legato a quello della sanità,
quindi va rispettata la contemporaneità degli interventi e
bisogna mettere a disposizione le risorse necessarie.
(segue)