Corecom: convegno su radio libere
(ACON) Trieste, 27 giu - COM/MPB - Consiglio regionale e
Corecom FVG, insieme per ricordare con una mostra alla Stazione
marittima di Trieste (fino all'8 luglio) e un convegno, oggi
nella stessa sede, un momento di svolta della comunicazione in
Italia, avvenuta con la liberalizzazione dell'etere in seguito
alla sentenza della Corte Costituzionale il 28 luglio 1976 e la
nascita delle radio "libere" (per le Tv si deve aspettare il
1981) che in regione, fin dall'inizio, hanno avuto un ruolo
importante durante il terremoto, aiutando con le informazioni
popolazione e soccorritori.
In quei giorni, infatti, in tutta Italia ma in particolare nella
nostra regione - ha detto il presidente del Corecom Franco Del
Campo al convegno "W le radio libere, ma libere veramente" - è
nata una generazione di giornalisti, tecnici, dj e operatori che
hanno scoperto nuovi spazi di espressione, di libertà, di musica,
di sport, ma anche di impegno sociale, di servizio pubblico a
favore del territorio. Un impegno che - ha ricordato Del Campo -
era nel Dna delle radio "libere" (che spesso nascevano "pirata"),
come dimostra l'esempio di Danilo Dolci (triestino, 1924-1997)
che diede vita ad una esperienza di rottura trasmettendo per due
giorni, 25 e 26 marzo 1970, la voce dei terremotati del Belice
(Sicilia), da Radio Libera Partitico (Radio Libera Sicilia) che
dopo 27 ore di trasmissione fu chiusa dalla Polizia, ma senza
alcuna denuncia.
Con la sentenza della Corte Costituzionale si aprì una stagione
di straordinaria importanza per tutta la società italiana ed
esplose un'energia creativa e una voglia di partecipare che
coinvolse soprattutto il mondo giovanile: voci, musica,
informazione, tante parole e soprattutto tanta politica.
La politica "alternativa" sembra egemonizzare quella stagione, ma
- come ha spiegato bene il professor Peppino Ortoleva, fra i
relatori e autore de prezioso libro, edito da Minerva edizioni,
che accompagna la mostra su 30 anni di libertà d'antenna -
sarebbe fuorviante ridurre il fenomeno delle radio "libere"
esclusivamente a una cifra "militante". Non si capirebbe,
infatti, come le radio -passata la fase romantica e/o
rivoluzionaria - siano diventate delle "imprese", capaci di far
di conto, di misurare le entrate e le uscite, per affidarsi a
collaboratori sempre meno "volontari" e sempre più professionali.
Quell'esperienza è stata analizzata anche in una tavola rotonda
animata dagli interventi di alcuni protagonisti di ieri e di oggi
che hanno evidenziato come le radio libere siano state anche
espressione di un clima culturale e sociale assai più complesso
ed articolato, perché hanno innescato un reale processo di
pluralismo delle voci, nate dal basso, espressione del
territorio, senza distinzioni tra Nord, Sud o Centro.
Per Del Campo, che ha tracciato anche un quadro storico di quegli
anni, è curioso ricordare la diffidenza con cui i partiti di
massa di allora guardarono alle radio libere, mentre i giovani di
destra e sinistra - nonostante il clima di violenza e di scontro
- dentro le radio riuscirono a trovare, qua e là, dei linguaggi
comuni, grazie soprattutto alla musica.
Cambiati i tempi, con la Televisione che ha imposto il suo potere
totalizzante, la Radio, considerata più volte obsoleta, resiste e
si allarga. Ed è diventata - ha concluso Del Campo - paradigma
della comunicazione postmoderna: interattiva grazie all'antica
convergenza con il telefono e ora con internet, oggi è sulla
soglia d'una rivoluzione tecnologica con il passaggio
dall'analogico al digitale. Le radio, oggi, garantiscono un reale
pluralismo, sono diffuse sul territorio, stanno vivendo una
svolta tecnologica, coniugando creatività e spirito
imprenditoriale e per questo è importante - è stato l'auspicio
del presidente del Corecom - che le restino libere, ma libere
veramente...
(immagini alle tv)