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UDC: interrogazione su legittimità congedo matrimoniale

20.07.2007
11:20
(ACON) Trieste, 20 lug - COM/DT - La legittimità delle procedure adottate nella concessione del congedo matrimoniale a un dipendente regionale è l'oggetto di un'interrogazione presentata da Roberto Molinaro, Gina Fasan, Maurizio Salvador e Giorgio Venier Romano.

I consiglieri regionali dell'UDC fanno riferimento alla notizia della concessione, da parte dell'Amministrazione regionale, del congedo matrimoniale a un proprio dipendente distaccato in una sede estera, che ha contratto matrimonio celebrandolo in una forma non prevista dalla legislazione italiana e che, quindi, sulla base del nostro ordinamento giuridico non produce effetti.

Molinaro, Fasan, Salvador e Venier Romano affermano di avere pieno rispetto per le scelte individuali di qualsiasi cittadino, comprese quelle effettuate dal dipendente regionale, in piena sintonia con quanto previsto dall'articolo 3 della Costituzione e non è quindi loro intenzione commentare o censurare alcun comportamento

Rilevano però che la concessione dei benefici di legge ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni, in virtù della separazione dei poteri tra potere politico e apparato burocratico, spetta al responsabile della struttura competente in materia di personale, senza che altri soggetti abbiano la possibilità di avocare a sé tale competenza, all'infuori del direttore generale che può agire in caso di inerzia o ritardo. Nel caso specifico poi - proseguono gli esponenti centristi - risulta che i pareri della direzione competente e dell'Avvocatura regionale siano stati discordanti rispetto alla possibilità di concessione del beneficio, in quanto senza la presentazione di un regolare certificato di matrimonio contratto nelle forme di legge previste nel nostro Paese non è possibile concedere il beneficio di legge (per mancanza del presupposto essenziale).

I consiglieri UDC ritengono la decisione della Giunta esorbitante rispetto alle proprie competenze e impropriamente sostitutiva rispetto a quella spettante ai dirigenti della struttura competente in materia di personale regionale, nonché fuorviante rispetto alla corretta interpretazione delle norme nazionali riguardanti lo stato civile dei lavoratori. La Giunta, annotano, ha dunque invocato in modo inesatto il diritto comunitario in materia di lavoro pur in presenza della cittadinanza italiana del dipendente in questione e del suo rapporto di lavoro con una pubblica amministrazione italiana, che richiede invece il puntuale rispetto della normativa vigente al riguardo nel nostro Paese, normativa che non prevede matrimoni tra persone dello stesso sesso.

I consiglieri chiedono di conoscere in base a quale presupposto giuridico la Giunta sia intervenuta su un fatto la cui competenza è in capo alla dirigenza prima e al direttore generale poi. E chiedono di sapere anche quale sia il parere della direzione competente, se c'è un pronunciamento dell'Avvocatura della Regione, i motivi del differimento nel tempo della decisione, essendo trascorso più di un anno.

Tale ritardo - sottolineano gli esponenti dell'UDC - significa che al riguardo vi erano forti dubbi e non può essere diversamente poiché senza un'adeguata documentazione che trovi riscontro con l'anagrafe italiana mancano le condizioni per ottenere il beneficio. E ciò non è irrilevante.