VI Comm: legge friulano, dibattito generale (3)
(ACON) Trieste, 04 set - ET - Ad avviare in VI Commissione il
dibattito generale sulla proposta di legge di tutela e
valorizzazione della lingua friulana è stato il consigliere di
Alleanza Nazionale Paolo Ciani. La legge è da fare, ma in base
alla perimetrazione stabilita in precedenza e senza dare la
possibilità ai singoli amministratori locali di chiamarsi fuori.
Ciani ha anche richiamato la legge 482, che prevede per i
genitori la possibilità di aderire all'insegnamento della lingua
minoritaria e non di dovervi invece rinunciare, come previsto
dalla legge in esame, chiedendo che si scelga la prima opzione.
Per Roberto Molinaro (UDC) bisogna ribadire che questa legge non
va a costituire un'etnia ex novo, sovrana e autonoma. Come
legislatori dobbiamo creare le condizioni perché il friulano
abbia una continuità, con equilibrio e realismo. Il pluralismo
culturale è un valore che va sostenuto con regole precise e
risorse. Molinaro si è poi detto d'accordo nel chiedere
l'assenso, piuttosto che la rinuncia, dei genitori
all'insegnamento del friulano e ha ribadito la necessità di
aggiornare la grafia ufficiale della lingua.
La legge deve garantire delle possibilità e non imporre obblighi.
È quanto afferma Massimo Blasoni (FI), salvando il principio di
libera scelta, dal singolo alle istituzioni. Il consigliere
forzista ha poi chiesto se è stato verificato in che misura la
norma sia applicabile per quanto riguarda le risorse a
disposizione e l'interesse a usufruirne nella comunicazione con
le istituzioni.
Annamaria Menosso (DS-PD)) ha voluto ribadire che la proposta di
legge è sentita dal territorio e condivisa nella sua forma che,
dopo vari passaggi, ha perso molte asperità. È una legge che
prevede opportunità e non obblighi e garantisce la massima
autonomia di tutti i soggetti coinvolti, che possono diluire la
propria azione negli anni, attraverso i piani di attuazione
linguistica, modulandola annualmente.
Diversa la posizione di Piero Camber (FI). La legge di tutela
della lingua friulana è in realtà una battaglia di retroguardia,
fatta per acquisire consensi. Se approvata, questa norma porterà
alla creazione di due zone regionali, una di serie A e una di
serie B. Il Friuli avrà così diritto all'insegnamento della
propria lingua e cultura, mentre la Venezia Giulia vedrà ignorate
le proprie parlate e la propria storia locale. Per Camber questa
legge discriminerà anche gli altri cittadini italiani che non
parlando il friulano non potranno svolgere funzioni pubbliche in
Friuli Venezia Giulia.
Secondo Claudio Violino (LN) nel dibattito sono entrati troppi
luoghi comuni. La legge non porta chiusura, ma valorizzazione.
Storicamente il Friuli non ha mai visto la propria lingua e
cultura avere lo stesso valore delle altre presenti sul
territorio. Omologare l'identità della popolazione del Friuli
Venezia Giulia in un'unica forma è una forzatura. Se dopo 150
anni di italiano imperante esiste ancora il friulano, va
tutelato, anche attraverso l'utilizzo dei mezzi di comunicazione.
Questa legge è un atto di civiltà, ha un suo costo, ma certifica
ancora una volta la specialità della regione Friuli Venezia
Giulia.
Giancarlo Tonutti (Margh-PD) ha affermato che salvaguardare la
cultura è un atto di civiltà e non un'azione di discriminazione.
Questa legge è un'elaborazione di tutela di una lingua che è un
fattore importante nella vita delle persone. La multiculturalità
è insita nella storia di questa regione, dove l'impatto negativo
della storia è stato grandissimo. La norma è un atto di
restituzione culturale e una ricerca di ricomposizione delle
culture.
Manca un vero bilancio della legge regionale 15 del 1996 e
secondo Piero Colussi (Citt) se si fosse fatto, si sarebbe capito
i molti nodi rimasti irrisolti hanno impedito alla legge di dare
i suoi frutti. Oggi siamo in grado di rimediare a questa
situazione e migliorare l'impostazione della legge ricercando un
maggiore equilibrio con la realtà del territorio.
Al termine del dibattito generale è intervenuto anche l'assessore
Roberto Antonaz. La legge 482 definisce il friulano come lingua,
a differenza di altre parlate di questa regione. Le lingue
minoritarie sono alla base della nostra specialità. Con la norma
in esame non si va a creare una nazione friulana, ma piuttosto
una legge che rivede in parte la 15 e introduce delle novità. La
grafia ufficiale viene mantenuta, ma si finanziano anche
produzioni non aderenti ad essa e si considera anche la koinè
diversificata. Per Antonaz, l'insegnamento è il cardine della
proposta e consente al friulano di continuare ad esistere, per
chi lo vuole. Non ci sono imposizioni. Si può aderire alla legge
gradualmente e i Comuni che vogliono rivedere la propria
posizione possono farlo.
I lavori della Commissione riprenderanno domattina alle 10, con
l'esame dell'articolato.
(fine)