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VI Comm: legge friulano, dibattito generale (3)

04.09.2007
19:25
(ACON) Trieste, 04 set - ET - Ad avviare in VI Commissione il dibattito generale sulla proposta di legge di tutela e valorizzazione della lingua friulana è stato il consigliere di Alleanza Nazionale Paolo Ciani. La legge è da fare, ma in base alla perimetrazione stabilita in precedenza e senza dare la possibilità ai singoli amministratori locali di chiamarsi fuori. Ciani ha anche richiamato la legge 482, che prevede per i genitori la possibilità di aderire all'insegnamento della lingua minoritaria e non di dovervi invece rinunciare, come previsto dalla legge in esame, chiedendo che si scelga la prima opzione.

Per Roberto Molinaro (UDC) bisogna ribadire che questa legge non va a costituire un'etnia ex novo, sovrana e autonoma. Come legislatori dobbiamo creare le condizioni perché il friulano abbia una continuità, con equilibrio e realismo. Il pluralismo culturale è un valore che va sostenuto con regole precise e risorse. Molinaro si è poi detto d'accordo nel chiedere l'assenso, piuttosto che la rinuncia, dei genitori all'insegnamento del friulano e ha ribadito la necessità di aggiornare la grafia ufficiale della lingua.

La legge deve garantire delle possibilità e non imporre obblighi. È quanto afferma Massimo Blasoni (FI), salvando il principio di libera scelta, dal singolo alle istituzioni. Il consigliere forzista ha poi chiesto se è stato verificato in che misura la norma sia applicabile per quanto riguarda le risorse a disposizione e l'interesse a usufruirne nella comunicazione con le istituzioni.

Annamaria Menosso (DS-PD)) ha voluto ribadire che la proposta di legge è sentita dal territorio e condivisa nella sua forma che, dopo vari passaggi, ha perso molte asperità. È una legge che prevede opportunità e non obblighi e garantisce la massima autonomia di tutti i soggetti coinvolti, che possono diluire la propria azione negli anni, attraverso i piani di attuazione linguistica, modulandola annualmente.

Diversa la posizione di Piero Camber (FI). La legge di tutela della lingua friulana è in realtà una battaglia di retroguardia, fatta per acquisire consensi. Se approvata, questa norma porterà alla creazione di due zone regionali, una di serie A e una di serie B. Il Friuli avrà così diritto all'insegnamento della propria lingua e cultura, mentre la Venezia Giulia vedrà ignorate le proprie parlate e la propria storia locale. Per Camber questa legge discriminerà anche gli altri cittadini italiani che non parlando il friulano non potranno svolgere funzioni pubbliche in Friuli Venezia Giulia.

Secondo Claudio Violino (LN) nel dibattito sono entrati troppi luoghi comuni. La legge non porta chiusura, ma valorizzazione. Storicamente il Friuli non ha mai visto la propria lingua e cultura avere lo stesso valore delle altre presenti sul territorio. Omologare l'identità della popolazione del Friuli Venezia Giulia in un'unica forma è una forzatura. Se dopo 150 anni di italiano imperante esiste ancora il friulano, va tutelato, anche attraverso l'utilizzo dei mezzi di comunicazione. Questa legge è un atto di civiltà, ha un suo costo, ma certifica ancora una volta la specialità della regione Friuli Venezia Giulia.

Giancarlo Tonutti (Margh-PD) ha affermato che salvaguardare la cultura è un atto di civiltà e non un'azione di discriminazione. Questa legge è un'elaborazione di tutela di una lingua che è un fattore importante nella vita delle persone. La multiculturalità è insita nella storia di questa regione, dove l'impatto negativo della storia è stato grandissimo. La norma è un atto di restituzione culturale e una ricerca di ricomposizione delle culture.

Manca un vero bilancio della legge regionale 15 del 1996 e secondo Piero Colussi (Citt) se si fosse fatto, si sarebbe capito i molti nodi rimasti irrisolti hanno impedito alla legge di dare i suoi frutti. Oggi siamo in grado di rimediare a questa situazione e migliorare l'impostazione della legge ricercando un maggiore equilibrio con la realtà del territorio.

Al termine del dibattito generale è intervenuto anche l'assessore Roberto Antonaz. La legge 482 definisce il friulano come lingua, a differenza di altre parlate di questa regione. Le lingue minoritarie sono alla base della nostra specialità. Con la norma in esame non si va a creare una nazione friulana, ma piuttosto una legge che rivede in parte la 15 e introduce delle novità. La grafia ufficiale viene mantenuta, ma si finanziano anche produzioni non aderenti ad essa e si considera anche la koinè diversificata. Per Antonaz, l'insegnamento è il cardine della proposta e consente al friulano di continuare ad esistere, per chi lo vuole. Non ci sono imposizioni. Si può aderire alla legge gradualmente e i Comuni che vogliono rivedere la propria posizione possono farlo.

I lavori della Commissione riprenderanno domattina alle 10, con l'esame dell'articolato.

(fine)