VI Comm: approvata legge friulano (3)
(ACON) Trieste, 06 set - AB - La VI Commissione consiliare ha
approvato la proposta di legge sull'insegnamento della lingua
friulana con i voti favorevoli di DS-PD, Margh-PD, Citt, PRC-SE e
Pens; contrari i consiglieri Ciani (AN), Camber e Marini (FI);
astenuti Violino (LN), Molinaro (UDC) e Blasoni (FI).
Relatori per l'Aula saranno, di maggioranza Menosso (DS-PD) e di
minoranza Blasoni, Camber, Ciani, Molinaro e Violino.
Ne corso delle dichiarazioni di voto, Ciani ha affermato che AN
non è contraria al sostegno della lingua friulana, ma a questa
legge datata e profondamente sbagliata, che impone obblighi ai
Comuni, agli Enti locali, agli altri soggetti e prevede aggravi
che nessuna finanziaria dei prossimi dieci anni sarà in grado di
coprire. Una legge che crea le premesse per ritagliare una
riserva indiana del friulano. Ci sono i presupposti perchè la
volontà popolare possa cancellarla.
In un mondo di globalizzazione è invece necessario, a giudizio di
Franzil (PRC-SE), tutelare le peculiarità delle lingue e delle
culture locali. La legge dà la possibilità di aumentare l'offerta
formativa ed è un modo per aprire a una cultura, non il
contrario.
Non c'è bisogno, per Blasoni (FI), di politicizzare troppo questa
norma, che si rivolge a un territorio delimitato e che non impone
a nessuno lo studio di una lingua. La tutela del friulano è
l'elemento cardine del provvedimento e prevede un impegno di
spesa assolutamente sopportabile. I dubbi che determinano
l'astensione di Blasoni riguardano il ruolo poco incisivo di Enti
locali, Università, associazioni, una previsione troppo pesante
del veicolare e dell'uso pubblico.
Legge positiva per Ferone (Pensionati). La lingua friulana è una
ricchezza che va salvaguardata, aiutata a sopravvivere alla
globalizzazione e al capitalismo sfrenato.
Quattro, per Molinaro (UDC), le questioni irrisolte e che hanno
bisogno di una risposta diversa in Aula: la delimitazione
territoriale, l'uso pubblico della lingua, l'istruzione e
l'insegnamento, l'inadeguata dotazione finanziaria. Se si vuol
portare a casa una buona legge, l'operazione va fatta con
equilibrio e realismo.
Il tema della lingua friulana tocca nervi ancora scoperti e la
legge evoca una serie di fantasmi che non sono stati ancora
dimenticati. L'affermazione è di Tonutti (Margh-PD), che ha
parlato di legge a bassa incidenza ma ad alto contenuto politico,
che disegna una sintesi nobile ed equilibrata senza
enfatizzazioni ideologiche e che, soprattutto, restituisce
dignità a un territorio.
Nessuno è per principio contrario alla legge, ha puntualizzato
Camber (FI), ma andrebbero tutelate tutte le lingue, tutti i
dialetti, tutti gli idiomi, tutte le culture di un territorio,
come ha fatto la Sardegna. Invece la legge rifiuta questa
impostazione, chiude le porte a chi friulano non è. Inoltre, crea
obblighi per le famiglie, per la Pubblica amministrazione,
istituisce privilegi per gli insegnanti e nelle assunzioni, pone
barriere. E' scorretta quando esclude l'Università di Trieste in
spregio a quanto stabilito dalla 482. E' il primo passo per
dividere la regione in due.
Il sostegno alla legge non è in discussione, ha detto Colussi
(Citt), anche se è auspicabile che l'Aula possa migliorare un
testo che comunque ha avuto finora un'evoluzione positiva. Gli
elementi di criticità riguardano l'uso pubblico (obblighi
eccessivi metteranno in difficoltà i Comuni), l'istruzione (non
si rispecchia ancora lo spirito della 482), l'Università di
Trieste, incomprensibilmente esclusa.
Il dibattito sulla legge ha permesso di affrontare questioni
importanti e, pur non essendo la migliore possibile, è pur sempre
una norma di salvaguardia e di valorizzazione della cultura e
della lingua friulana. Così si è espresso Violino (LN), che
avrebbe preferito che si puntasse esclusivamente
sull'insegnamento del friulano nelle scuole e ha messo in guardia
dal buttare via la grafia ufficiale, una conquista lunga e
difficile che ha portato al superamento di diversi problemi.
Certe contrarietà, per la Menosso (DS-PD), sanno di terrorismo,
come quando ad esempio si parla di legge razzista. E' stato
invece fatto uno sforzo di non poco conto per capire le istanze
del territorio e per dar loro risposte adeguate. Per come è
strutturata, la legge è destinata a trovare piena applicazione.
Il dibattito ha catturato l'attenzione ma non ha scaldato i cuori
della gente, ha registrato Menis (Margh-PD). E' importante che la
legge si faccia per avere una revisione della normativa sulla
lingua friulana ed è fondamentale avere un punto fermo che possa
finalmente sgombrare il campo da certe riserve mentali. Il testo
va in Aula con alcune cose da rivedere, ma è comunque un grande
passo avanti rispetto a quanto si è fatto negli ultimi dieci
anni.
Un dibattito sereno e senza strumentalizzazioni è stato alla base
di un buon lavoro. Il giudizio è dell'assessore Antonaz, che si è
detto convinto che se il Friuli lo vorrà, con questa legge
riuscirà a parlare ancora la sua lingua e mantenerla viva. Ci
stiamo impoverendo tutti, ha aggiunto, mangiando le stesse cose,
vestendoci allo stesso modo, facendo scelte non originali: in
questa situazione era quindi giusto portare avanti un'iniziativa
come la legge in esame, quasi un atto dovuto. Una legge
equilibrata, che non impone una nuova dimensione del friulano né
tanto meno il bilinguismo, che non crea divisioni né gerarchie.
(fine)