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VI Comm: approvata legge friulano (3)

06.09.2007
19:13
(ACON) Trieste, 06 set - AB - La VI Commissione consiliare ha approvato la proposta di legge sull'insegnamento della lingua friulana con i voti favorevoli di DS-PD, Margh-PD, Citt, PRC-SE e Pens; contrari i consiglieri Ciani (AN), Camber e Marini (FI); astenuti Violino (LN), Molinaro (UDC) e Blasoni (FI).

Relatori per l'Aula saranno, di maggioranza Menosso (DS-PD) e di minoranza Blasoni, Camber, Ciani, Molinaro e Violino.

Ne corso delle dichiarazioni di voto, Ciani ha affermato che AN non è contraria al sostegno della lingua friulana, ma a questa legge datata e profondamente sbagliata, che impone obblighi ai Comuni, agli Enti locali, agli altri soggetti e prevede aggravi che nessuna finanziaria dei prossimi dieci anni sarà in grado di coprire. Una legge che crea le premesse per ritagliare una riserva indiana del friulano. Ci sono i presupposti perchè la volontà popolare possa cancellarla.

In un mondo di globalizzazione è invece necessario, a giudizio di Franzil (PRC-SE), tutelare le peculiarità delle lingue e delle culture locali. La legge dà la possibilità di aumentare l'offerta formativa ed è un modo per aprire a una cultura, non il contrario.

Non c'è bisogno, per Blasoni (FI), di politicizzare troppo questa norma, che si rivolge a un territorio delimitato e che non impone a nessuno lo studio di una lingua. La tutela del friulano è l'elemento cardine del provvedimento e prevede un impegno di spesa assolutamente sopportabile. I dubbi che determinano l'astensione di Blasoni riguardano il ruolo poco incisivo di Enti locali, Università, associazioni, una previsione troppo pesante del veicolare e dell'uso pubblico.

Legge positiva per Ferone (Pensionati). La lingua friulana è una ricchezza che va salvaguardata, aiutata a sopravvivere alla globalizzazione e al capitalismo sfrenato.

Quattro, per Molinaro (UDC), le questioni irrisolte e che hanno bisogno di una risposta diversa in Aula: la delimitazione territoriale, l'uso pubblico della lingua, l'istruzione e l'insegnamento, l'inadeguata dotazione finanziaria. Se si vuol portare a casa una buona legge, l'operazione va fatta con equilibrio e realismo.

Il tema della lingua friulana tocca nervi ancora scoperti e la legge evoca una serie di fantasmi che non sono stati ancora dimenticati. L'affermazione è di Tonutti (Margh-PD), che ha parlato di legge a bassa incidenza ma ad alto contenuto politico, che disegna una sintesi nobile ed equilibrata senza enfatizzazioni ideologiche e che, soprattutto, restituisce dignità a un territorio.

Nessuno è per principio contrario alla legge, ha puntualizzato Camber (FI), ma andrebbero tutelate tutte le lingue, tutti i dialetti, tutti gli idiomi, tutte le culture di un territorio, come ha fatto la Sardegna. Invece la legge rifiuta questa impostazione, chiude le porte a chi friulano non è. Inoltre, crea obblighi per le famiglie, per la Pubblica amministrazione, istituisce privilegi per gli insegnanti e nelle assunzioni, pone barriere. E' scorretta quando esclude l'Università di Trieste in spregio a quanto stabilito dalla 482. E' il primo passo per dividere la regione in due.

Il sostegno alla legge non è in discussione, ha detto Colussi (Citt), anche se è auspicabile che l'Aula possa migliorare un testo che comunque ha avuto finora un'evoluzione positiva. Gli elementi di criticità riguardano l'uso pubblico (obblighi eccessivi metteranno in difficoltà i Comuni), l'istruzione (non si rispecchia ancora lo spirito della 482), l'Università di Trieste, incomprensibilmente esclusa.

Il dibattito sulla legge ha permesso di affrontare questioni importanti e, pur non essendo la migliore possibile, è pur sempre una norma di salvaguardia e di valorizzazione della cultura e della lingua friulana. Così si è espresso Violino (LN), che avrebbe preferito che si puntasse esclusivamente sull'insegnamento del friulano nelle scuole e ha messo in guardia dal buttare via la grafia ufficiale, una conquista lunga e difficile che ha portato al superamento di diversi problemi.

Certe contrarietà, per la Menosso (DS-PD), sanno di terrorismo, come quando ad esempio si parla di legge razzista. E' stato invece fatto uno sforzo di non poco conto per capire le istanze del territorio e per dar loro risposte adeguate. Per come è strutturata, la legge è destinata a trovare piena applicazione.

Il dibattito ha catturato l'attenzione ma non ha scaldato i cuori della gente, ha registrato Menis (Margh-PD). E' importante che la legge si faccia per avere una revisione della normativa sulla lingua friulana ed è fondamentale avere un punto fermo che possa finalmente sgombrare il campo da certe riserve mentali. Il testo va in Aula con alcune cose da rivedere, ma è comunque un grande passo avanti rispetto a quanto si è fatto negli ultimi dieci anni.

Un dibattito sereno e senza strumentalizzazioni è stato alla base di un buon lavoro. Il giudizio è dell'assessore Antonaz, che si è detto convinto che se il Friuli lo vorrà, con questa legge riuscirà a parlare ancora la sua lingua e mantenerla viva. Ci stiamo impoverendo tutti, ha aggiunto, mangiando le stesse cose, vestendoci allo stesso modo, facendo scelte non originali: in questa situazione era quindi giusto portare avanti un'iniziativa come la legge in esame, quasi un atto dovuto. Una legge equilibrata, che non impone una nuova dimensione del friulano né tanto meno il bilinguismo, che non crea divisioni né gerarchie.

(fine)