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VI Comm: insegnamento friulano, incontro con la scuola (1)

14.09.2007
14:37
(ACON) Udine, 14 set - MPB - Non un lavoro nel deserto, ma un impegno che ha alle spalle un lungo dibattito e il coinvolgimento dei diretti interessati e che grazie alla scuola e all'iniziativa di molti docenti e alla disponibilità delle famiglie vede già in atto interessanti esperimenti sia di insegnamento della storia, della cultura e della lingua friulana, anche in friulano.

Il presidente del Consiglio regionale Alessandro Tesini - all'incontro all'Auditorium dell'Istituto tecnico industriale Malignani di Udine con il mondo della scuola, organizzato dalla VI Commissione, presieduta da Kristian Franzil (PRC-SE), sul testo che l'organismo consiliare ha approvato in tema di tutela, valorizzazione e promozione della lingua friulana - ha sottolineato che la legge non inventa un bisogno, non lo crea artificialmente, ma si pone il problema di sostenere quella che in parte è già una realtà e in parte è un'opportunità pedagogica.

Il presidente ha ricordato le tappe della legge sulle lingue minoritarie 482, dalla sua approvazione nel 1999 da parte del Parlamento alla sua disciplina attuativa a seguito del decreto legislativo approvato dal Consiglio nel 2002 e che attribuisce le competenze alla Regione. Per Tesini non devono sorprendere le difficoltà: "Le cose spesso vanno avanti in forza di alcune avanguardie lungimiranti" - ha detto sottolineando che "l'occasione del confronto è utilissima non sul fatto di fare o non fare la legge, ma su come fare una legge che abbia successo, che sia sostenuta, percorribile, con il risultato che ogni anno più soggetti accedono a questa opportunità. Perché al Consiglio regionale non interessano leggi bandiera ma leggi che portano risultati".

"In ragione di ciò - ha assicurato Tesini - il Consiglio valuterà, anche sulla base delle osservazioni che saranno fornite da questo incontro, gli aspetti di legittimità, chiarezza, percorribilità e sostenibilità della legge con estremo rigore e con la convinzione che essa rappresenta un grande investimento verso la comunità regionale e le sue giovani generazioni". Importante, poiché il nodo centrale riguarda l'insegnamento, il confronto con la scuola, anche per il presidente della Commissione Franzil che a sua volta aveva sottolineato che molte perplessità e preoccupazioni forse dipendevano più dal dibattito sviluppatosi sui giornali che dai contenuti del testo, che comunque sta in un quadro normativo definito e tracciato che non può essere ignorato.

All'assessore Roberto Antonaz il compito di riassumere i contenuti del progetto di legge, definito "un provvedimento doveroso e di democrazia, perché salute, professione della religione e lingua sono un diritto: un testo per fare meglio quanto si è già fatto finora, con alcune esperienze modello" fra le oltre 100 scuole (105 nel 2006, dato confermato per il 2007) ove già l'ora di friulano è una realtà con oltre 32 mila allievi coinvolti, fra i quali anche molti stranieri.

"Spendiamo 400 mila euro per l'insegnamento della lingua e della cultura friulana, vorremmo che portassero a qualcosa" - ha insistito Antonaz ricordando che in 50 anni le lingue parlate nel mondo si sono dimezzate e che ogni volta che una lingua muore o si impoverisce è un patrimonio che si perde.

"Puntiamo a dare la possibilità a chi vuole di imparare e tramandare la lingua e cerchiamo di usare con maggiore rigore le risorse; non imponiamo niente, abbiamo scelto la strada delle opportunità - ha aggiunto auspicando che da parte dei docenti ci sia non solo la disponibilità a insegnare ma anche l'impegno a formarsi".

Quanto sulla questione del friulano come lingua veicolare per insegnare altre materie, l'assessore ha indicato le strade possibili (sdoppiamento della classe o classe omogenea) e ha sottolineato che non va a discapito dell'insegnamento di altre lingue, e che la Regione intende investire sulla realtà multietnica del suo territorio.

E dai dati forniti, l'uso della lingua nelle attività didattiche previsto dalla 482, questo avviene già per il 75% delle istituzioni scolastiche, dimostrando che l'uso veicolare è un dato di fatto. E pur diminuendo in rapporto al crescere del grado scolastico, è comunque in aumento.

(immagini alle tv)

(segue)