CR: legge sloveno, relatore minoranza Molinaro (2)
(ACON) Trieste, 27 set - RC/ET - La pluralità delle minoranze
linguistiche presenti in Friuli Venezia Giulia è uno dei
fondamenti ancora attuali dell'autonomia differenziata della
Regione e rappresenta una ricchezza nello scenario europeo, dove
quasi 50 milioni di persone parlano anche lingue diverse da
quella ufficiale.
A parlare in questi termini è il relatore di opposizione Roberto
Molinaro (UDC). La minoranza linguistica slovena, diversamente
dalle altre presenti in regione (la friulana e la germanofona),
trova già nelle norme statali interventi specifici. Il compito,
perciò, per il consigliere, richiede equilibrio, ponendo
attenzione a ciò che oggi la minoranza slovena è nelle province
di Trieste, Gorizia e Udine e non alla rappresentazione
interessata che di essa alcuni fanno e che agli altri fa parlare
di privilegi ingiusti.
L'obiettivo, ribadisce Molinaro, non è di abbassare la tutela, ma
di assicurare lo stesso con azioni davvero attuabili. Vanno
rimosse le misure di tutela che permettono di ottenere risorse
finanziarie aggiuntive da parte di quelle comunità locali: le
risorse statali, e quelle future regionali, devono essere
utilizzate in quei territori dove la minoranza è storicamente
radicata, e ciò a fini di tutela e non come compensazione di
mancati interventi per lo sviluppo socio-economico.
Ciò premesso - ha proseguito Molinaro - queste le principali
osservazioni critiche:
a) l'ambito territoriale di applicazione andrebbe attualizzato,
inserendo una procedura di ridelimitazione, insieme a un puntuale
riconoscimento della specificità delle comunità linguistiche
della provincia di Udine (per la comunità della Val Resia è
necessario un riconoscimento che salvaguardi l'espressione
linguistica e la cultura a essa correlata in quanto non basta un
semplicistico riferimento a "parlata locale e dialettale"
dell'articolo 2; per le comunità slavofone delle Valli del
Natisone e del Torre vanno individuate misure di tutela
appropriate, correlate alla valorizzazione della cultura locale);
b) l'assetto istituzionale crea una voluta confusione tra i ruoli
del governo regionale e delle associazioni di riferimento (si
istituisce un albo delle organizzazioni e degli enti della
minoranza inserendo soggetti non pertinenti e in automatico
organizzazioni sindacali e di categoria; le associazioni di
riferimento della minoranza linguistica slovena devono possedere
requisiti talmente stringenti che, di fatto, non consentiranno a
nessuna associazione di ottenere tale qualificazione, a parte le
due già operanti e riconosciute in via transitoria: l'Unione
culturale economica slovena-SKGZ e la Confederazione delle
organizzazioni slovene-SSO; sono previsti pareri che di fatto
vanno ben oltre la mera consulenza, ma diventeranno vere
indicazioni di governo visto che includono proposte di riparto
delle risorse);
c) l'uso delle risorse dovrebbe andare a sostegno delle attività
e non della rappresentanza (la norma definisce l'impiego delle
risorse in modo dettagliato, quasi a precostituire i loro
beneficiari; la totalità degli interventi previsti non assicura
il rispetto dell'unica priorità individuata dalla legislazione
statale, ovvero il funzionamento della stampa in lingua slovena,
mentre si obbliga tutta l'Amministrazione regionale a pubblicare
in lingua slovena, sulla stampa locale, le informazioni
istituzionali e promozionali da essa diffuse nel territorio
regionale; per un pari trattamento della lingua friulana, va
modificata la composizione del Corecom, dove non si giustifica un
rappresentante di una sola delle nostre minoranze linguistiche.
(segue)