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CR: legge sloveno, relatore minoranza Molinaro (2)

27.09.2007
11:57
(ACON) Trieste, 27 set - RC/ET - La pluralità delle minoranze linguistiche presenti in Friuli Venezia Giulia è uno dei fondamenti ancora attuali dell'autonomia differenziata della Regione e rappresenta una ricchezza nello scenario europeo, dove quasi 50 milioni di persone parlano anche lingue diverse da quella ufficiale.

A parlare in questi termini è il relatore di opposizione Roberto Molinaro (UDC). La minoranza linguistica slovena, diversamente dalle altre presenti in regione (la friulana e la germanofona), trova già nelle norme statali interventi specifici. Il compito, perciò, per il consigliere, richiede equilibrio, ponendo attenzione a ciò che oggi la minoranza slovena è nelle province di Trieste, Gorizia e Udine e non alla rappresentazione interessata che di essa alcuni fanno e che agli altri fa parlare di privilegi ingiusti.

L'obiettivo, ribadisce Molinaro, non è di abbassare la tutela, ma di assicurare lo stesso con azioni davvero attuabili. Vanno rimosse le misure di tutela che permettono di ottenere risorse finanziarie aggiuntive da parte di quelle comunità locali: le risorse statali, e quelle future regionali, devono essere utilizzate in quei territori dove la minoranza è storicamente radicata, e ciò a fini di tutela e non come compensazione di mancati interventi per lo sviluppo socio-economico.

Ciò premesso - ha proseguito Molinaro - queste le principali osservazioni critiche:

a) l'ambito territoriale di applicazione andrebbe attualizzato, inserendo una procedura di ridelimitazione, insieme a un puntuale riconoscimento della specificità delle comunità linguistiche della provincia di Udine (per la comunità della Val Resia è necessario un riconoscimento che salvaguardi l'espressione linguistica e la cultura a essa correlata in quanto non basta un semplicistico riferimento a "parlata locale e dialettale" dell'articolo 2; per le comunità slavofone delle Valli del Natisone e del Torre vanno individuate misure di tutela appropriate, correlate alla valorizzazione della cultura locale);

b) l'assetto istituzionale crea una voluta confusione tra i ruoli del governo regionale e delle associazioni di riferimento (si istituisce un albo delle organizzazioni e degli enti della minoranza inserendo soggetti non pertinenti e in automatico organizzazioni sindacali e di categoria; le associazioni di riferimento della minoranza linguistica slovena devono possedere requisiti talmente stringenti che, di fatto, non consentiranno a nessuna associazione di ottenere tale qualificazione, a parte le due già operanti e riconosciute in via transitoria: l'Unione culturale economica slovena-SKGZ e la Confederazione delle organizzazioni slovene-SSO; sono previsti pareri che di fatto vanno ben oltre la mera consulenza, ma diventeranno vere indicazioni di governo visto che includono proposte di riparto delle risorse); c) l'uso delle risorse dovrebbe andare a sostegno delle attività e non della rappresentanza (la norma definisce l'impiego delle risorse in modo dettagliato, quasi a precostituire i loro beneficiari; la totalità degli interventi previsti non assicura il rispetto dell'unica priorità individuata dalla legislazione statale, ovvero il funzionamento della stampa in lingua slovena, mentre si obbliga tutta l'Amministrazione regionale a pubblicare in lingua slovena, sulla stampa locale, le informazioni istituzionali e promozionali da essa diffuse nel territorio regionale; per un pari trattamento della lingua friulana, va modificata la composizione del Corecom, dove non si giustifica un rappresentante di una sola delle nostre minoranze linguistiche.

(segue)