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CR: legge sloveno, dibattito (6)

27.09.2007
14:16
(ACON) Trieste, 27 set - DT - Per Cristiano Degano (Margh-DS) il provvedimento è figlio della legge 38, una legge attesa da tantissimi anni e votata dal Parlamento nel febbraio del 2001 e che riguarda l'intera popolazione del Friuli Venezia Giulia, sia i cittadini di lingua italiana che quelli della comunità slovena. Ed è interesse di tutti favorire - e il provvedimento oggi in Aula lo fa - una serena convivenza chiudendo una questione aperta da anni. Ed è un passo, inoltre, verso quella auspicata normalizzazione dei rapporti che smentisce, anche, il pericolo - assolutamente infondato - di bilinguismo sul modello Alto Adige. La legge è equilibrata, garantisce diritti e non privilegi, tutela gli sloveni senza prevaricazioni. Dispiace che ci sia ancora chi evoca strumentalmente questa legge agitando scenari antistorici: se lo fa è solo per mantenere rendite di posizioni politiche.

Igor Dolenc (DS-PD) ha ricordato alcuni dati (del 1996) relativi alla presenza della comunità slovena nella provincia di Udine, ramificata in 32 Comuni, che contava 24 mila persone, pari al 12,19% della popolazione. Poi Dolenc ha esortato ad andare oltre all'appartenenza etnica, che ha marcato drammaticamente la vita politica di questa regione, che ha segnato una memoria divisa persino nella sensibilità dei dolori e dei soprusi degli uni verso gli altri. La tutela, ha poi dichiarato, è l'aspettativa di un diritto che non può e non deve essere oggetto di trattative e scambi politici. E' un diritto e basta. Questa legge trae frutto da un saggio uso della memoria, delle tradizioni, delle culture, da una legislazione che prende spunto dai diritti di cittadinanza e dal diritto alla diversità, anche linguistica. Il tema della convivenza e della tolleranza è il tema dell'Europa unita.

Questo ddl è come se andasse a coprire un vuoto normativo, è stato il commento di Piero Camber (FI). Invece gli sloveni, grazie alle leggi nazionali del '99 e del 2001, sono perfettamente inseriti nella comunità regionale. Basti pensare all'uso della lingua, che è già riconosciuta tanto a Trieste che a Gorizia, dove i rispettivi Comuni hanno attivato uno sportello linguistico. Nomi e cognomi, poi, possono ritornare alle loro origini con estrema facilità. Nulla di originale, tutto già previsto e in vigore dalle leggi nazionali. E allora la novità di questa legge sta nella possibilità di accedere a ulteriori finanziamenti, che andranno, ha affermato Camber, alle organizzazioni slovene di riferimento: vale a dire due appena. Rispetto al rappresentante sloveno nel Corecom non risulta che ci sia nessuno per la minoranza friulana o per quella germanofona.

Alessandra Guerra (LN) ha esordito ricordando il viaggio della Commissione competente in Catalogna. Se è vero che la lingua serve a comunicare un mondo, che è elemento di scambio, di tolleranza e di integrazione, da quel viaggio abbiamo scoperto che governi regionali e nazionali hanno fatto diventare la politica linguistica anche un'opportunità economica. Abbiamo una grande occasione davanti a noi, dobbiamo afferrarla tutti insieme per diventare "Il" laboratorio europeo, linguistico ed economico. Coniugare globalizzazione e identità estrema si può fare. Perciò siamo soddisfatti che l'Aula si stia occupando tanto della legge sullo sloveno che di quella sul friulano, vorremmo però che alcuni emendamenti specifici sulla Val Resia venissero accettati: solo così voteremo a favore della legge.

Fa piacere questo bipolarismo selettivo, ha aggiunto nel suo intervento Carlo Monai (Citt): fa piacere, ha ripetuto, che vi sia convergenza tra centrosinistra e Lega su questioni che riguardano i diritti dei cittadini. Ben venga una legge che valorizzi lo sloveno, ma al suo fianco è altrettanto giusto considerare anche particolarità che animano il territorio del confine. Apprezzo quindi la soluzione, un buon compromesso, della Giunta in cui si fa riferimento alle particolari parlate e che prevede negli emendamenti finanziamenti ai Comuni che meglio possono valorizzare questi stessi territori.

(segue)