CR: legge friulano, relatrice Menosso (7)
(ACON) Trieste, 23 ott - RC - Ben tre sono state le proposte di
legge depositate sulla lingua friulana (primi firmatari
Violino-LN, Baiutti-Margherita-PD e Blasoni-FI) più un disegno
di legge della Giunta. Molte le differenze, soprattutto guardando
agli obiettivi (chi voleva solo l'insegnamento nelle scuole,
altri la promozione della lingua), ma il presupposto
irrinunciabile del riconoscimento del friulano come un valore e
come un diritto è stato comune.
Ad affermarlo all'Aula, la consigliera dei DS-PD Annamaria
Menosso in veste di relatrice di maggioranza sulla proposta di
legge sulla tutela della lingua friulana.
A fianco dell'italiano, lingua ufficiale, ben undici idiomi
beneficeranno in Italia della tutela prevista dalla Carta europea
delle lingue regionali, tra cui il friulano accanto a sloveno e
tedesco - ha fatto presente la Menosso. L'obiettivo di fondo è
riconoscere queste lingue come espressione di ricchezza
culturale. Gli Stati firmatari sono tenuti ad adeguare i propri
interventi legislativi sulla base del principio del rispetto
dell'area geografica di ciascuna lingua minoritaria, a
incoraggiarne l'uso orale e scritto nella vita privata e
pubblica, a incentivare forme e mezzi per l'insegnamento e lo
studio di queste lingue e la diffusione di programmi televisivi
in lingua.
La legge nazionale 482 del 1999 introduce, poi, un criterio
fortemente innovatore secondo il quale, fermo restando che la
lingua ufficiale dello stato è l'italiano, hanno pari diritti
pure altri idiomi, a condizione che siano storicamente presenti
nel territorio e abbiamo un preciso ambito di riferimento. Ed è
in forza di questa legge che nessuna autorità può permettersi di
ignorare o di proibire l'uso di queste lingue nelle scuole o
negli uffici pubblici (ma anzi deve essere garantita l'immediata
traduzione in lingua italiana qualora qualcuno dichiari di non
conoscere la lingua ammessa a tutela), al pari dell'uso, sia
orale sia scritto, sempre della lingua minoritaria, negli uffici
delle pubbliche amministrazioni.
Facendo riferimento al territorio regionale in cui la lingua
friulana risulta tradizionalmente parlata, come individuato dal
decreto di Giunta n. 412 del 1996 - ha aggiunto la relatrice di
maggioranza -, si è data l'opportunità ai Comuni di chiedere che
la delimitazione territoriale sia modificata mediante una
delibera motivata (ovvero affermando la non esistenza, sul
proprio territorio, di una comunità parlante storicamente il
friulano), approvata da più dei 2/3 dei consiglieri comunali
(quindi maggioranza non politica - ha sottolineato la Menosso).
Per quanto riguarda l'uso pubblico della lingua, la
toponomastica, la traduzione degli interventi nei Consigli
comunali, provinciali, etc, tutte incombenze di competenza della
Regione, degli enti Locali, degli enti strumentali, dei
concessionari, è stato specificato che tutto sarà realizzato
sulla base di un Piano di politica linguistica locale che sarà
redatto da ogni ente nel pieno rispetto della propria autonomia
gestionale e amministrativa, sia nei tempi sia nei modi, dando
così risposta anche a un discorso prettamente di carattere
economico.
Fuor di dubbio, comunque, che l'argomento che più ha acceso gli
animi e continua a far discutere - ha evidenziato la consigliera
- è quello relativo all'insegnamento in/del friulano: si
stabilisce che le scuole sono obbligate a predisporre percorsi
educativi per l'insegnamento e l'apprendimento del friulano e la
famiglia è lasciata libera di decidere. E' quindi la famiglia che
decide, perchè la scelta è opzionale, e va effettuata al momento
dell'iscrizione, valida per l'intero ciclo ma con la possibilità
di modifica ogni inizio anno scolastico, con le modalità che ogni
Istituto riterrà più opportune.
Lungi dal legislatore, poi - così ancora la Menosso -, l'idea
che le scuole di Trieste, piuttosto che quelle collocate al di
fuori della delimitazione territoriale prevista dalla presente
legge, siano obbligate a ottemperare ai dettati di questa norma.
L'intenzione è solo quella di regolamentare ciò che già si attua
in molte delle nostre scuole.
(segue)