CR: legge tutela friulano, dibattito generale (6)
(ACON) Trieste, 24 ott - MPB - Alessandra Battellino (IdV-SD)
rilevando che una lingua è un mezzo per esprimere l'identità, che
molti si sentono friulani ma non usano la lingua, o la usano in
forma provocatoria o per sottolineare la loro appartenenza, si è
richiamata a Pasolini per dire il rischio che una lingua viva, se
ingabbiata, possa morire e affermare che non si debba obbligare
nessuno a una lingua non sua. E ha invitato a non confondere i
friulani con i friulanisti.
Luigi Ferone (Part.Pens.), dichiarandosi convinto da sempre che
le lingue siano una ricchezza e che grande valore abbiano anche
le parlate locali, ha affermato che il riconoscimento e la tutela
della lingua friulana, usata sia quotidianamente per comunicare
che nelle trasmissioni radiotelevisive di molte emittenti, è un
modo di difenderla contro il globalismo. Riconoscere la lingua
friulana è un diritto per tutti i cittadini che intendono
parlarla, ma non è un'imposizione bensì un di più per chi lo
vuole. La parola chiave infatti è libertà di scelta e di
insegnamento. Inutile il confronto con l'inglese.
A 11 anni dalla legge regionale 15 per Paolo Menis (Margh-PD)
giustificata la sua revisione, ma il dibattito ha infiammato più
i non friulani. La tutela della minoranza non spetta solo ad essa
che da sola non ce la può fare, ma a tutti: anzi, spetta alla
maggioranza, ha sottolineato invitando a por fine alle riserve
mentali, poiché una minoranza si riconosce in tutto, la lingua
appartiene al suo popolo, non è solo materia di studio, ma
strumento per divulgare pensieri e per mettersi in rapporto con
gli altri. Sottolineando che il friulano non è mai in
concorrenza, per Menis oggi, nella globalizzazione, spetta alle
istituzioni essere lungimiranti; ha però evidenziato il duplice
rischio di stemperare troppo la legge, cioè di non inserire punti
qualificanti rispetto alla legge esistente, e di dilatare la
discussione con interventi deliranti.
Dibattito straordinario quello intorno alla legge per Pietro
Colussi (Citt), anche se a volte la discussione è uscita dalle
righe e anche i richiami a Pasolini non sempre sono stati
congrui. Il friulano nelle sue espressioni è il risultato di
tante componenti e non bisogna avere paura di non poter contare
su una lingua standardizzata. Apprezzata quindi la decisione di
valorizzare le varianti, con una inversione di tendenza rispetto
al precedente testo, mentre la necessaria manutenzione sarà
affidata all'Arlef e ai due organismi universitari della regione,
e anche questo è un segnale di apertura, oltre alla possibilità
di rivedere i confini dell'applicazione della legge. Quanto alla
scelta scolastica, l'auspicio è che ritrovi il necessario
equilibrio, che rispetti il cittadino e l'autonomia scolastica.
Il testo appassiona e mette a nudo nervi scoperti, per Sergio
Lupieri (Margh-PD) che afferma che nessuno è contro il friulano e
che la proposta ora all'esame è molto diversa da quella in
Commissione che lui stesso aveva stigmatizzato; attenua le sue
perplessità, lascia ampia autonomia al circolo scolastico, per
quanto riguarda la posizione dei genitori e la lingua veicolare,
e ai Comuni per toponomastica e cartellonistica.
(segue)