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CR: legge tutela friulano, dibattito generale (6)

24.10.2007
16:45
(ACON) Trieste, 24 ott - MPB - Alessandra Battellino (IdV-SD) rilevando che una lingua è un mezzo per esprimere l'identità, che molti si sentono friulani ma non usano la lingua, o la usano in forma provocatoria o per sottolineare la loro appartenenza, si è richiamata a Pasolini per dire il rischio che una lingua viva, se ingabbiata, possa morire e affermare che non si debba obbligare nessuno a una lingua non sua. E ha invitato a non confondere i friulani con i friulanisti.

Luigi Ferone (Part.Pens.), dichiarandosi convinto da sempre che le lingue siano una ricchezza e che grande valore abbiano anche le parlate locali, ha affermato che il riconoscimento e la tutela della lingua friulana, usata sia quotidianamente per comunicare che nelle trasmissioni radiotelevisive di molte emittenti, è un modo di difenderla contro il globalismo. Riconoscere la lingua friulana è un diritto per tutti i cittadini che intendono parlarla, ma non è un'imposizione bensì un di più per chi lo vuole. La parola chiave infatti è libertà di scelta e di insegnamento. Inutile il confronto con l'inglese.

A 11 anni dalla legge regionale 15 per Paolo Menis (Margh-PD) giustificata la sua revisione, ma il dibattito ha infiammato più i non friulani. La tutela della minoranza non spetta solo ad essa che da sola non ce la può fare, ma a tutti: anzi, spetta alla maggioranza, ha sottolineato invitando a por fine alle riserve mentali, poiché una minoranza si riconosce in tutto, la lingua appartiene al suo popolo, non è solo materia di studio, ma strumento per divulgare pensieri e per mettersi in rapporto con gli altri. Sottolineando che il friulano non è mai in concorrenza, per Menis oggi, nella globalizzazione, spetta alle istituzioni essere lungimiranti; ha però evidenziato il duplice rischio di stemperare troppo la legge, cioè di non inserire punti qualificanti rispetto alla legge esistente, e di dilatare la discussione con interventi deliranti.

Dibattito straordinario quello intorno alla legge per Pietro Colussi (Citt), anche se a volte la discussione è uscita dalle righe e anche i richiami a Pasolini non sempre sono stati congrui. Il friulano nelle sue espressioni è il risultato di tante componenti e non bisogna avere paura di non poter contare su una lingua standardizzata. Apprezzata quindi la decisione di valorizzare le varianti, con una inversione di tendenza rispetto al precedente testo, mentre la necessaria manutenzione sarà affidata all'Arlef e ai due organismi universitari della regione, e anche questo è un segnale di apertura, oltre alla possibilità di rivedere i confini dell'applicazione della legge. Quanto alla scelta scolastica, l'auspicio è che ritrovi il necessario equilibrio, che rispetti il cittadino e l'autonomia scolastica. Il testo appassiona e mette a nudo nervi scoperti, per Sergio Lupieri (Margh-PD) che afferma che nessuno è contro il friulano e che la proposta ora all'esame è molto diversa da quella in Commissione che lui stesso aveva stigmatizzato; attenua le sue perplessità, lascia ampia autonomia al circolo scolastico, per quanto riguarda la posizione dei genitori e la lingua veicolare, e ai Comuni per toponomastica e cartellonistica.

(segue)