CR: legge friulano, concluso dibattito generale e fine lavori (9)
(ACON) Trieste, 24 ott - MPB - Non mi sento per nulla
minoranza, ha affermato Antonio Martini (Margh) ricordando
l'autorevole classe politica espressa dal Friuli e considerando
non positivo l'aver messo vicine la questione friulana e quella
slovena. Né si stupisce che sull'argomento ci si sia scontrati,
come è stato per altri temi come l'Università a Udine, la sede
regionale nel capoluogo friulano, il completamento del terremoto.
Questa regione a volte fa fatica a essere unita, ma la lingua va
difesa e la legge va nel senso personalistico generale, e vuol
dire che la regione è cresciuta: chi è di buon senso l'appoggia e
ragionando forse si riesce ancora a migliorarla.
Le lingue minoritarie costituiscono un patrimonio e quella
friulana è un valore per l'intera comunità, ma per Maurizio
Salvador (UDC) c'è il rischio che comuni che si sono riconosciuti
in questi valori non possano reggere i costi di aspetti come
grafia, toponomastica, cartellonistica, né permettersi l'suo
pubblico della lingua friulana e finiscano con l'uscire
dall'ambito. Così un valore condiviso si trasformerà in una
enclave. La provincia di Pordenone non seguirà la strada del
Friuli storico - ha aggiunto il consigliere sottolineando che il
consenso va trovato nell'Aula consiliare deputata alle mediazioni
e che il dibattito che si è prodotto su sloveno e friulano è uno
scatto di orgoglio del Consiglio regionale che è ritornato a far
politica.
Per Mauro Travanut (DS-PD) l'identità si costruisce attraverso lo
spazio, la memoria, gli usi e i costumi e il logos non inteso
solo come parola, ma come visione del mondo complessiva che sta
nella parola; la lingua dunque è punto cardine e il
plurilinguismo è la ricchezza massima di questa regione perché in
nessuna altra regione ne hanno altrettante. Con questa legge
abbiamo permesso di dare abitabilità a una lingua espulsa dalla
dimensione della società e legata a quella della comunità, senza
considerare aspetti utilitaristici, ma spalancando le porte per
un progetto culturale, in controtendenza con l'espulsione dei più
deboli.
Approvando ieri la legge sullo sloveno e apprestandosi ora ad
approvare quella sul friulano, per Franco Brussa (Margh) il
Consiglio regionale sta facendo un salto di qualità. Forse
arriviamo tardi rispetto alle aspirazioni delle due comunità, ma
sarebbe stato più colpevole non farlo. In una regione come la
nostra non si può pensare di crescere se non c'è la forza di
trovarci sulle cose concrete. Ben venga questa legge che potrà
essere migliorata con il contributo di tutti, se una volta il
"fasin di bessoi diventa fasin insieme" - ha concluso
sottolineando che in questa regione con più culture e più storia
nessuno può rivendicare una preminenza e indicando fuorvianti sia
le polemiche sullo spreco dei denari, perché è un discorso che
potrebbe valere per ogni legge, sia i confronti con l'inglese.
Cristiano Degano (Margh) ha confutato la definizione di legge
nazionalistica e iniqua per le famiglie e ha sottolineato quanto
diverso sia richiedere autonomia politica e tutelare una lingua.
Si premetterà di fare quello che si sta già facendo. Unica
perplessità per l'articolo sulla ridertinazione dell'ambito di
tutela, ma il dibattito di questi giorni ci consente un passo
avanti.
Infine l'assessore Antonaz, ha evidenziato un dibattito senza
eguali dal tempo del terremoto, utile per fare il punto su come
vogliamo rapportarci al passato e che passi fare in futuro.
Nessuna separazione - ha detto, dichiarandosi allibito
dall'approccio utilitaristico - vogliamo solo tutelare e
valorizzare le lingue di una regione multilinguistica, che ci
collocano nello scenario internazionale. A cosa serve parlare il
friulano? è un diritto da garantire indipendentemente dai
tornaconti. Quando questi diritti sono stati negati ci sono state
le divisioni, garantendoli la regione potrà essere più unita. Sul
friulano ho sentito di tutto, è lingua, è dialetto, non c'è un
friulano ma i friulani; come lingua ne parla Dante, e non capisco
perché sia stata retrocessa: di fronte all'impoverimento che
l'umanità conosce quando sparisce un lingua, facciamo un atto
dovuto che forse dovevamo fare prima e lo facciamo dopo una lunga
consultazione. Il multilinguismo è una ricchezza. Vogliamo che il
friulano nei prossimi anni si parli di più, e ci proviamo a farlo
senza imporre niente a nessuno.
(fine)