II Comm: situazioni di crisi aziendale in FVG (1)
(ACON) Trieste, 07 nov - RC - "Le situazioni di crisi peggiori
le abbiamo ereditate nel 2003 dalla passata legislatura". Ha
esordito così, in II Commissione consiliare (presidente Mirio
Bolzan, DS-PD), l'assessore alle Attività produttive, Enrico
Bertossi, chiamato a relazionale, con il collega del Lavoro e
della Formazione professionale, Roberto Cosolini, sulle
principali situazioni di crisi aziendale in Friuli Venezia
Giulia.
Per la Weissenfels di Fusine e per il cartificio Ermolli di
Moggio Udinese - ha proseguito Bertossi entrando nei dettagli
della situazione regionale - si dava per scontata la chiusura,
invece sono state individuate soluzioni che hanno portato al
quasi totale mantenimento dei posti di lavoro. Per Fusine, con il
Comune di Tarvisio è stato finanziato l'acquisto dello stabile
aziendale: in questo modo, chi è subentrato è stato sgravato da
questo costo e ha potuto impegnare le risorse interamente per la
ripresa dell'attività. Per la Ermolli la situazione era più
complicata in quanto la sede è a Milano e c'è un altro
stabilimento in Piemonte che faceva concorrenza a quello di
Moggio, ma anche in questo caso l'emergenza è rientrata.
Lo stesso è accaduto con Seleco, dove si è trovata una
sistemazione che si spera definitiva attraverso imprenditori
locali che stanno rilanciando il marchio.
Con Finmek, invece, la situazione è complessa causa il crack
dell'intero Gruppo che vede anche strascichi penali e il piano
industriale predisposto dal commissario straordinario che
prevedeva la dismissione del sito di Ronchi dei Legionari. Ma
anche qui - ha rassicurato l'assessore - è stata individuata una
soluzione che non garantisce ancora la riassunzione di tutti i
lavoratori, ma la realtà produttiva che si sta creando sta
mettendo radici così da poter pensare a una certa continuità.
Oggi non ci sono grandi crisi aziendali, ad eccezione della ex
Roncadin di Meduno, e della Ineos Films di Monfalcone, perché
legate alle decisioni dei loro gruppi di appartenenza.
Per la De Simon di Osoppo, il caso è seguito da anni in modo
riservato perché ci sono questioni che non possono essere rese
pubbliche in quanto si tratta di un settore - quello della
produzione di autobus - che trova la concorrenza di colossi
internazionali che possono mutare le regole del mercato a
piacere. La De Simon dipende dalla fornitura di pezzi fatti
all'esterno e se il prodotto finale non sta dentro i costi è
difficile salvare l'azienda. Si sta prospettando l'ingresso, nel
capitale sociale, di un partner macedone per la fornitura di
pezzi a prezzi concorrenziali, ma se ciò non dovesse
concretizzarsi, l'azienda è destinata a fallire ed è già, di
fatto, in liquidità. Il commissario straordinario ha, infatti,
disposto che ci sia la rinuncia di gran parte dei crediti da
parte dei fornitori, un accordo con i sindacati per la riduzione
dei posti di lavoro, la conferma di alcune commesse che
garantiranno lavoro per un anno e mezzo. Ma la situazione - ha
sottolineato Bertossi - non è drammatica come a Meduno
soprattutto perché la zona permette il riassorbimento della
manodopera. Resta, comunque, il fatto che l'azienda è storica e
si cerca di salvarla, ma ci deve essere una garanzia di salvezza
almeno del medio periodo.
La Ineos Films di Monfalcone è azienda di un gruppo
internazionale che ha deciso di chiudere la produzione. La
situazione è contrastata dalla Regione, ma non c'è molto margine
di manovra. L'interesse è centrato sulla possibilità di mettere a
disposizione il sito produttivo ad eventuali acquirenti (due o
tre), in quanto è posto su una banchina che si affaccia sul mare,
posizione strategica difficile da trovare.
Il Gruppo Malavolta ha due stabilimenti: la Girardi di Coseano,
con circa 100 dipendenti, e l'ex Roncadin di Meduno, con circa
300 dipendenti. Lo stabile di Coseano è stato dichiarato fallito
dal tribunale di Udine nei mesi scorsi, perciò si sono attivati
un paio di imprenditori per rilevarlo. Qui si producevano pizze a
basso valore aggiunto: ogni pizza pronta creava una perdita,
perciò a giudizio dell'assessore non è il caso di riprendere
quella produzione.
Si punta, invece, a salvare Meduno, luogo dove non è possibile
trovare lavoro per 300 persone. L'azienda, in questo caso, si
colloca in un settore di alta qualità della pizza ed è
remunerativo, perciò il mercato è abbastanza recuperabile. La
Regione, però, dopo incontri fatti slittare dalla proprietà varie
volte, ha deciso di rompere il tavolo delle trattative e venerdì
scorso ha stabilito di procedere con la richiesta dei lavoratori:
avanzare istanza di fallimento della società che gestisce il sito
di Meduno per dar vita a una nuova società, una new-co, insieme
ad un imprenditore che oggi può assorbile il 60% dei lavoratori
(in un paio di anni si confida in un ulteriore assorbimento) e
riattivare il sito al di fuori del gruppo Malavolta, staccandosi
così dalla crisi nazionale dove la Regione non potrebbe più
intervenire. La complicazione viene, però, dall'immobile: la
Regione dovrebbe finanziare l'acquisto di uno nuovo, ma questo
allungherebbe i tempi di produzione di sei mesi, mentre si deve
ripartire entro fine anno.
(immagini alle tv)
(segue)