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II Comm: situazioni di crisi aziendale in FVG (1)

07.11.2007
13:07
(ACON) Trieste, 07 nov - RC - "Le situazioni di crisi peggiori le abbiamo ereditate nel 2003 dalla passata legislatura". Ha esordito così, in II Commissione consiliare (presidente Mirio Bolzan, DS-PD), l'assessore alle Attività produttive, Enrico Bertossi, chiamato a relazionale, con il collega del Lavoro e della Formazione professionale, Roberto Cosolini, sulle principali situazioni di crisi aziendale in Friuli Venezia Giulia.

Per la Weissenfels di Fusine e per il cartificio Ermolli di Moggio Udinese - ha proseguito Bertossi entrando nei dettagli della situazione regionale - si dava per scontata la chiusura, invece sono state individuate soluzioni che hanno portato al quasi totale mantenimento dei posti di lavoro. Per Fusine, con il Comune di Tarvisio è stato finanziato l'acquisto dello stabile aziendale: in questo modo, chi è subentrato è stato sgravato da questo costo e ha potuto impegnare le risorse interamente per la ripresa dell'attività. Per la Ermolli la situazione era più complicata in quanto la sede è a Milano e c'è un altro stabilimento in Piemonte che faceva concorrenza a quello di Moggio, ma anche in questo caso l'emergenza è rientrata.

Lo stesso è accaduto con Seleco, dove si è trovata una sistemazione che si spera definitiva attraverso imprenditori locali che stanno rilanciando il marchio.

Con Finmek, invece, la situazione è complessa causa il crack dell'intero Gruppo che vede anche strascichi penali e il piano industriale predisposto dal commissario straordinario che prevedeva la dismissione del sito di Ronchi dei Legionari. Ma anche qui - ha rassicurato l'assessore - è stata individuata una soluzione che non garantisce ancora la riassunzione di tutti i lavoratori, ma la realtà produttiva che si sta creando sta mettendo radici così da poter pensare a una certa continuità.

Oggi non ci sono grandi crisi aziendali, ad eccezione della ex Roncadin di Meduno, e della Ineos Films di Monfalcone, perché legate alle decisioni dei loro gruppi di appartenenza.

Per la De Simon di Osoppo, il caso è seguito da anni in modo riservato perché ci sono questioni che non possono essere rese pubbliche in quanto si tratta di un settore - quello della produzione di autobus - che trova la concorrenza di colossi internazionali che possono mutare le regole del mercato a piacere. La De Simon dipende dalla fornitura di pezzi fatti all'esterno e se il prodotto finale non sta dentro i costi è difficile salvare l'azienda. Si sta prospettando l'ingresso, nel capitale sociale, di un partner macedone per la fornitura di pezzi a prezzi concorrenziali, ma se ciò non dovesse concretizzarsi, l'azienda è destinata a fallire ed è già, di fatto, in liquidità. Il commissario straordinario ha, infatti, disposto che ci sia la rinuncia di gran parte dei crediti da parte dei fornitori, un accordo con i sindacati per la riduzione dei posti di lavoro, la conferma di alcune commesse che garantiranno lavoro per un anno e mezzo. Ma la situazione - ha sottolineato Bertossi - non è drammatica come a Meduno soprattutto perché la zona permette il riassorbimento della manodopera. Resta, comunque, il fatto che l'azienda è storica e si cerca di salvarla, ma ci deve essere una garanzia di salvezza almeno del medio periodo.

La Ineos Films di Monfalcone è azienda di un gruppo internazionale che ha deciso di chiudere la produzione. La situazione è contrastata dalla Regione, ma non c'è molto margine di manovra. L'interesse è centrato sulla possibilità di mettere a disposizione il sito produttivo ad eventuali acquirenti (due o tre), in quanto è posto su una banchina che si affaccia sul mare, posizione strategica difficile da trovare.

Il Gruppo Malavolta ha due stabilimenti: la Girardi di Coseano, con circa 100 dipendenti, e l'ex Roncadin di Meduno, con circa 300 dipendenti. Lo stabile di Coseano è stato dichiarato fallito dal tribunale di Udine nei mesi scorsi, perciò si sono attivati un paio di imprenditori per rilevarlo. Qui si producevano pizze a basso valore aggiunto: ogni pizza pronta creava una perdita, perciò a giudizio dell'assessore non è il caso di riprendere quella produzione.

Si punta, invece, a salvare Meduno, luogo dove non è possibile trovare lavoro per 300 persone. L'azienda, in questo caso, si colloca in un settore di alta qualità della pizza ed è remunerativo, perciò il mercato è abbastanza recuperabile. La Regione, però, dopo incontri fatti slittare dalla proprietà varie volte, ha deciso di rompere il tavolo delle trattative e venerdì scorso ha stabilito di procedere con la richiesta dei lavoratori: avanzare istanza di fallimento della società che gestisce il sito di Meduno per dar vita a una nuova società, una new-co, insieme ad un imprenditore che oggi può assorbile il 60% dei lavoratori (in un paio di anni si confida in un ulteriore assorbimento) e riattivare il sito al di fuori del gruppo Malavolta, staccandosi così dalla crisi nazionale dove la Regione non potrebbe più intervenire. La complicazione viene, però, dall'immobile: la Regione dovrebbe finanziare l'acquisto di uno nuovo, ma questo allungherebbe i tempi di produzione di sei mesi, mentre si deve ripartire entro fine anno.

(immagini alle tv)

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