News


Corecom: media e politica, gli interventi al convegno (2)

03.12.2007
16:11
(ACON) Trieste, 03 dic - MPB - In un tempo di "bulimia mediatica", secondo la definizione del presidente del Corecom Franco Del Campo, in cui si vorrebbe prolungare all'infinito la visibilità pubblica, parlare di comunicazione significa - ha affermato Giuseppe Battelli, preside della facoltà di Scienze della formazione - coniugare ricerca e didattica con le problematiche e le aspettative della società attuale e incidere nella formazione delle classi dirigenti del territorio. Perché c'è il rischio che l'informazione si trasformi in propaganda e che questa, più o meno velata, venga data per implicita e scontata: quindi occorre offrire ai giovani anche strumenti critici.

La riflessione ha visto susseguirsi gli interventi di Andrea Romano, editorialista de la Stampa e docente di storia contemporanea, che ha parlato del rapporto comunicazione e politica nel mondo anglosassone, di tre politici - il senatore forzista Roberto Antonione, il deputato di AN Roberto Menia e l'onorevole del Partito democratico Gianni Cuperlo - e del presidente di SWG Roberto Weber, moderati da Sergio Baraldi, direttore del quotidiano "Il Piccolo", per il quale esiste una crisi della politica, poiché essa si è indebolita, ma non per causa dei media. Negli ultimi dieci anni il sistema politico è crollato sotto i colpi della corruzione e questo non è imputabile ai media - ha detto Barlandi indicando che c'è una politica debole che cerca di recuperare potere influenzando giornali e tv.

Occorre una azione collettiva di responsabilità e i giornali hanno un ruolo importante nella crescita politica degli italiani, ha affermato Weber, mentre Menia, secondo il quale la politica non è secondaria rispetto a quello che dicono i media, ha sottolineato che se la stampa deve essere di garanzia rispetto ai poteri forti occorre chiedesi quanto di essi sia emanazione. La politica si indebolisce quando non sa dare risposte, quando si mescola alla comunicazione, ha concluso il deputato di Alleanza Nazionale considerando la televisione meno contaminante proprio per la velocità del passaggio dei messaggi, mentre i giornali possono far riflettere.

In sintonia con lui Cuperlo che, ricordando il caso del gruppo editoriale Caracciolo che con il quotidiano la Repubblica contribuì a sostenere nel 2001 Rutelli rispetto ad Amato alla guida del Governo, ha sottolineato come il rapporto media e politica non sempre sia filtrato attraverso l'ufficialità. Entrambe però devono essere finalizzate alla lettura del tempo e se la politica riversa sulla comunicazione le responsabilità imbocca una scorciatoia che non paga.

Per Antonione, infine, la politica oggi è tutto fuorché forte e vive una debolezza ormai strutturale e scaricare le responsabilità sulla comunicazione è la cosa più sbagliata che si possa fare. Non voglio assolvere il mondo dell'informazione, ma occorre aprire una riflessione generale perché nella nostra società prevalgono gli interessi particolari. Quanto alla situazione italiana, da tutti considerata anomala per la presenza nel sistema della comunicazione di una grande azienda privata, per Antonione il vero pericolo è quando non si sa veramente chi sta dietro all'informazione. Ciò che serve è la trasparenza.

(fine)