Corecom: sintesi del convegno su media e politica
(ACON) Trieste, 04 dic - COM/AB - "Il rapporto tra media e
politica non è eliminabile, ma di sicuro, da una parte, dobbiamo
risolvere in modo adeguato il conflitto di interessi che
determina l'anomalia italiana, dall'altra bisogna creare un
diaframma tra il servizio pubblico televisivo e la politica
creando una apposita Fondazione, che permetta alla Rai di avere
una governance normale, con un amministratore delegato in grado
di prendere decisioni senza dover riunire ogni settimana il
consiglio di amministrazione".
Ad affermarlo, il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni,
intervenuto a Trieste al convegno organizzato dal Comitato
regionale per le comunicazioni del Friuli Venezia Giulia (Corecom
FVG) su Media e politica, tra controllo, complicità e conflitto.
"Il duopolio televisivo - ha aggiunto Gentiloni - rende l'Italia
un'anomalia perché raggruppa una forza economica di frequenze, di
pubblicità, di ascolti straordinaria. Certamente le tecnologie e
il digitale aiuteranno a ridurre il peso del duopolio, ma servono
anche provvedimenti di legge che limitino la forza delle
posizioni dominanti".
L'intervento del ministro ha messo il sigillo a un convegno che
ha affrontato argomenti resi roventi dalle intercettazioni
telefoniche tra dirigenti Rai e Mediaset.
E' stato Sebastiano Sortino, commissario dell'Autorità per le
garanzie nelle comunicazioni, a precisare le fonti normative
della par condicio, confrontandole con altri paesi europei, come
Francia ed Inghilterra. Il presidente del Consiglio regionale del
Friuli Venezia Giulia Alessandro Tesini ha richiamato i
giornalisti alla specialità della merce informazione e il preside
della facoltà di Scienze della formazione dell'università di
Trieste Giuseppe Battelli ha ricordato lo storico Marc Bloch, che
già nel 1921 aveva stigmatizzato la manipolazione delle notizie
da parte dei governi per la propaganda bellica.
"In Italia - ha detto in apertura il presidente del Corecom FVG
Franco Del Campo - sembra esserci una continua osmosi tra media e
politica. L'ansia di apparire, che pure è umanamente
comprensibile, per chi fa politica rischia di diventare una sorta
di bulimia mediatica, quasi una malattia professionale, vista la
spirale che lega il consenso alla notorietà e quindi ai voti. Per
quanto riguarda la vicenda delle intercettazioni - ha detto
ancora Del Campo - è del tutto evidente una continua osmosi tra
Rai e Mediaset di presentatori, soubrette, direttori di
telegiornali, quiz, pacchi della fortuna e reality: non deve
quindi meravigliare se c'è una sorta di entropia che rende tutto
piattamente uniforme".
Dopo l'intervento di Andrea Romano, editorialista della Stampa,
che ha analizzato la modernizzazione della comunicazione
politica, che fino a quel momento era preistorica, del partito
laburista in Inghilterra con Tony Blair, si è aperto un dibattito
a cui hanno partecipato il direttore del Piccolo Sergio Baraldi,
il senatore Roberto Antonione (FI), gli onorevoli Gianni Cuperlo
(PD) e Roberto Menia (AN), e Roberto Weber, presidente della
società di ricerca SWG.
Cuperlo ha ricordato l'influenza di importanti gruppi editoriali
nella determinazione del leader del centro sinistra che nel 2001
si è contrapposto a Berlusconi ("è stato scelto Rutelli, mettendo
da parte Amato, perché aveva avuto una buona esposizione
mediatica dopo il Giubileo"). Menia ha sottolineato che "la
debolezza della politica sta nell'incapacità di dare risposte
rapide alle esigenze delle persone", mentre Antonione ha
dichiarato che "esiste senza dubbio un conflitto d'interesse,
visto che abbiamo un imprenditore dell'informazione come leader
politico, ma almeno ciò avviene in piena trasparenza". Baraldi,
ha difeso il ruolo e l'autonomia della stampa nei confronti della
politica e Weber ha detto che troppo spesso i sondaggi, invece di
essere una fonte di previsione, vengo utilizzati come un effetto
annuncio con finalità strumentali a vantaggio della politica".