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Corecom: sintesi del convegno su media e politica

04.12.2007
16:00
(ACON) Trieste, 04 dic - COM/AB - "Il rapporto tra media e politica non è eliminabile, ma di sicuro, da una parte, dobbiamo risolvere in modo adeguato il conflitto di interessi che determina l'anomalia italiana, dall'altra bisogna creare un diaframma tra il servizio pubblico televisivo e la politica creando una apposita Fondazione, che permetta alla Rai di avere una governance normale, con un amministratore delegato in grado di prendere decisioni senza dover riunire ogni settimana il consiglio di amministrazione".

Ad affermarlo, il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, intervenuto a Trieste al convegno organizzato dal Comitato regionale per le comunicazioni del Friuli Venezia Giulia (Corecom FVG) su Media e politica, tra controllo, complicità e conflitto. "Il duopolio televisivo - ha aggiunto Gentiloni - rende l'Italia un'anomalia perché raggruppa una forza economica di frequenze, di pubblicità, di ascolti straordinaria. Certamente le tecnologie e il digitale aiuteranno a ridurre il peso del duopolio, ma servono anche provvedimenti di legge che limitino la forza delle posizioni dominanti".

L'intervento del ministro ha messo il sigillo a un convegno che ha affrontato argomenti resi roventi dalle intercettazioni telefoniche tra dirigenti Rai e Mediaset.

E' stato Sebastiano Sortino, commissario dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, a precisare le fonti normative della par condicio, confrontandole con altri paesi europei, come Francia ed Inghilterra. Il presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia Alessandro Tesini ha richiamato i giornalisti alla specialità della merce informazione e il preside della facoltà di Scienze della formazione dell'università di Trieste Giuseppe Battelli ha ricordato lo storico Marc Bloch, che già nel 1921 aveva stigmatizzato la manipolazione delle notizie da parte dei governi per la propaganda bellica.

"In Italia - ha detto in apertura il presidente del Corecom FVG Franco Del Campo - sembra esserci una continua osmosi tra media e politica. L'ansia di apparire, che pure è umanamente comprensibile, per chi fa politica rischia di diventare una sorta di bulimia mediatica, quasi una malattia professionale, vista la spirale che lega il consenso alla notorietà e quindi ai voti. Per quanto riguarda la vicenda delle intercettazioni - ha detto ancora Del Campo - è del tutto evidente una continua osmosi tra Rai e Mediaset di presentatori, soubrette, direttori di telegiornali, quiz, pacchi della fortuna e reality: non deve quindi meravigliare se c'è una sorta di entropia che rende tutto piattamente uniforme".

Dopo l'intervento di Andrea Romano, editorialista della Stampa, che ha analizzato la modernizzazione della comunicazione politica, che fino a quel momento era preistorica, del partito laburista in Inghilterra con Tony Blair, si è aperto un dibattito a cui hanno partecipato il direttore del Piccolo Sergio Baraldi, il senatore Roberto Antonione (FI), gli onorevoli Gianni Cuperlo (PD) e Roberto Menia (AN), e Roberto Weber, presidente della società di ricerca SWG.

Cuperlo ha ricordato l'influenza di importanti gruppi editoriali nella determinazione del leader del centro sinistra che nel 2001 si è contrapposto a Berlusconi ("è stato scelto Rutelli, mettendo da parte Amato, perché aveva avuto una buona esposizione mediatica dopo il Giubileo"). Menia ha sottolineato che "la debolezza della politica sta nell'incapacità di dare risposte rapide alle esigenze delle persone", mentre Antonione ha dichiarato che "esiste senza dubbio un conflitto d'interesse, visto che abbiamo un imprenditore dell'informazione come leader politico, ma almeno ciò avviene in piena trasparenza". Baraldi, ha difeso il ruolo e l'autonomia della stampa nei confronti della politica e Weber ha detto che troppo spesso i sondaggi, invece di essere una fonte di previsione, vengo utilizzati come un effetto annuncio con finalità strumentali a vantaggio della politica".